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Marino/Europa. Giorgi: Storia, cultura, politica — e soprattutto economia — , ecco le ragioni dell’ultradestra vittoriosa in Turingia (Germania Est)
02/09/2024Questo articolo è stato letto 1786 volte!
Pochi anni fa a Marino, a cura del PCI fu svolta una assemblea/Conferenza con molta partecipazione. Di cittadini, di forze politiche e sociali, di eletti. Ospite relatore è stato il prof. Vladimiro Giacchè, che presentava il suo lavoro “Anschluss, presente Ugo Moro della segreteria nazionale comunista. L’annessione” dedicato alla annessione della Germania dell’Est alla repubblica della Germania Occidentale. Passaggio evidentemente, pensato dai grandi della geopolitica e geocapitalismo internazionale in chiave di Occidente/Nato/Usa perno del mondo (chi vuole si accoda, chi non vuole viene “obbligato”). Questo concetto, torna in un ragionamento, approfondito, che ci viene proposto dal dott. Coriolano Giorgi, non appena lo abbiamo sollecitato ad una analisi storico/politica circa una materia che padroneggia con sicurezza a seguito dei risultati elettorali in Turingia, nella Germania orientale. Quello che segue è una originale, plastica, rappresentazione di azioni e reazioni, nella storia, nella cultura e nelle conseguenze politiche di oggi.
TURINGIA 1524 ‑TURINGIA 2024
Il Ritorno della Storia. Un’altra lettura delle elezioni nei Land della Germania Orientale.
Articolo primo : […] Avanziamo umilmente la richiesta che d’ora in poi l’intera comunità possa esercitare il diritto di scegliere e di nominare direttamente il suo parroco[..]
Articolo secondo : [..] .È nostra volontà che d’ora in poi la decima sul grano venga raccolta dai membri del presbitero scelto dalla comunità e lasciata al parroco quanto basta per un adeguato sostentamento suo e dei suoi. Ciò che rimane deve essere diviso tra i poveri del paese a seconda dei loro bisogni [..]
Articolo terzo: [ ..] Finora è stata consuetudine quella di considerarci proprietà personale del signore, cosa riprovevole, se si pensa che Cristo col suo sangue prezioso ci ha riscaldato e redendo tutti, senza eccezione [..] Non dubitiamo allora che voi, in quanto veri cristiani, ci liberete dalla servitù della gleba [..]
….
Articolo dodicesimo : [..] È nostra decisione e convinzione definitiva che, se uno o più articoli di quelli elencati non dovessero essere conformi alla parola di Dio, allora è nostra opinione che essi non debbano valere più .[..] Vogliamo pregare Dio, perché solo Lui e nessun altro ci può dare tutto questo. La pace di Cristo sia con tutti noi.
Quasi 500 anni dopo l’ anniversario della battaglia di Frankenhausen, combattuta il 15 maggio 1525, durante la quale si scontrarono i contadini guidati da Thomas Müntzer e le truppe di Filippo d’Assia e di Giorgio di Sassonia. L’evento pose fine alla guerra dei contadini in Germania, ma, come vedremo, la sua eco sarebbe giunta fino ai giorni nostri. Non sarà inutile, quindi, ripercorrere brevemente la parabola di Müntzer, ispiratore e figura centrale della rivolta. La cornice degli eventi era quella della Riforma iniziata nel 1517 da Martin Lutero. La rottura con la Chiesa cattolica avvenuta in seguito alla sua opera portò alla proliferazione di nuovi predicatori. Uno di questi era proprio Thomas Müntzer il quale, dopo alterne vicende e peregrinazioni, giunse nella città di Allstedt, in Turingia. Qua, rifacendosi alle posizioni iniziali di Lutero, iniziò a predicare una Riforma assai più radicale e violenta di quella che, nel frattempo, si stava realizzando in seguito alla “svolta moderata” del riformatore di Wittenberg. Per meglio comprendere questo aspetto bisogna tenere a mente due considerazioni: la condizione in cui Müntzer si trovava ad operare e la natura della sua predicazione. Proprio ad Allstedt avvenne una svolta fondamentale: i principi, infatti, non risposero agli appelli lanciati da Müntzer, mentre, al contrario, aumentava il fermento tra i contadini. Il predicatore, quindi, iniziò a scagliarsi anche contro la nobiltà tedesca, denunciandone l’oppressione e l’opposizione all’instaurazione sulla Terra del Regno di Dio, ossia di quella comunità in cui non ci sarebbero più state differenze sociali e alla cui base sarebbe stata la Chiesa rigenerata.
Presso Frankenhausen. Qua, tra il 14 ed il 15 maggio 1525, 8000 contadini insorti si trovarono a fronteggiare le già vittoriose armate d’Assia e Sassonia. Il langravio ed il duca lanciarono una sorta di ultimatum ai rivoltosi: essi avrebbero garantito l’amnistia a tutti in cambio della consegna di Müntzer. I contadini rifiutarono la proposta (anche se, è bene ricordarlo, due persone si espressero per la capitolazione e, per questo, vennero fatte decapitare da Müntzer) e lo scontro vide vittoriosi Filippo d’Assia e Giorgio di Sassonia. Migliaia di contadini persero la vita quel giorno, mentre Thomas Müntzer, dopo una breve fuga, venne catturato, torturato e giustiziato il 27 maggio 1525.
La sconfitta di Frankenhausen pose praticamente fine a tutta quella serie di insurrezioni che passarono alla Storia sotto il nome di “guerra dei contadini”, di cui Müntzer fu una delle principali figure di riferimento Il vero e proprio punto di svolta fu la pubblicazione, avvenuta nel 1870, del libro “La guerra dei contadini in Germania” scritto da Friedrich Engels. L’opera, uno studio importantissimo su questi avvenimenti, pose al centro la contrapposizione tra Martin Lutero, fautore, secondo Engels, di una “riforma borghese moderata” che tradì l’iniziale radicalismo, e Thomas Müntzer, predicatore, al contrario, di una riforma radicale e dalla tendenza comunistica derivante da certi movimenti ereticali-rivoluzionari medievali. Müntzer, insomma, come profeta della rivoluzione, come anticipatore del comunismo, da lui teorizzato in termini religiosi. L’impressione che resta dalla lettura dell’opera di Engels è quella di un Thomas Müntzer eroico, figura centrale nella teorizzata lotta di classe che vedeva contrapposti principi, borghesi e contadini, ma la cui fine, causata dall’immaturità dei tempi, lascia con l’amaro in bocca. L’analisi di Engels, spiega la centralità di Müntzer nel movimento comunista del XIX-XX secolo, soprattutto all’interno della Repubblica Democratica Tedesca, la quale dedicò a questa importantissima figura una folta iconografia. Il ritratto del riformatore, infatti, troneggiava sulla banconota da 5 marchi. Alla figura del predicatore, inoltre, vennero dedicate diverse monete commemorative e una serie di francobolli in occasione del 500 anniversario della nascita.
Secoli dopo il Professore Vladimiro Giacchè , con il suo «Anschluss, L’annessione: ecco come la Germania Ovest si approfittò dell’Est con la riunificazione» . L’annessione” recentemente ripubblicato e aggiornato (la prima edizione risale al 2013). «Nel gennaio del 1990, Hans Modrow, allora presidente del consiglio della Germania Est, propose un avvicinamento graduale tra le due Germanie evitando quella “terapia shock” poi adottata. Era una proposta ragionevole, ma con due difetti: non faceva gli interessi delle imprese e delle banche della Germania Ovest, alle quali non pareva vero di potersi vedere spalancato da un giorno all’altro un mercato di 16 milioni di abitanti sbaragliando la concorrenza locale, come poi avvenne con l’unione monetaria, e che prevedeva una Germania neutrale, fuori sia della Nato che del Patto di Varsavia. In ogni caso, a questa proposta mancò anche l’appoggio di Gorbaciov. Fu quindi abbandonata praticamente subito in favore di un’unificazione a tappe forzate». Anschluss. L’annessione, le premesse di una storia squilibrata di cui già si aveva consapevolezza all’epoca «Circa 10 anni fa Matthias Platzeck, allora presidente del Land del Brandeburgo, per parlare della riunificazione in un’intervista allo Spiegel usò la parola Anschluss. Scatenò un putiferio. Questo libro però nasce da un numero, anzi da un rapporto: 1 a 4,44. Si tratta del cambio tra il marco ovest e marco della Germania Est al quale venivano regolate le transazioni commerciali tra le 2 Germanie nel 1988/9. Ho trovato questo rapporto nel libro di Edgar Most, un banchiere della Germania Est – era vicepresidente della Staatsbank der DDR – che è stato anche il protagonista della vendita a Deutsche Bank della rete di filiali della banca di Stato della Germania Est dopo la caduta del Muro. Sapendo che l’unione monetaria tra Germania Est e Germania Ovest nel luglio 1990 è stata realizzata al cambio di 1 a 1, ho pensato che quel rapporto citato da Most fosse falso. Chiunque mastichi un po’ di economia sa infatti che se tra due paesi vige un rapporto di cambio di – semplifichiamo – 1 a 4,5 – cioè: 4,5 marchi est equivalgono a 1 marco ovest., e di colpo si passa a 1 a 1, quel passaggio equivale a un rincaro del 350% del prezzo dei prodotti fabbricati nel paese che aveva la valuta più debole. Un’enormità. Ho approfondito la ricerca e ho dovuto constatare che quanto detto da Most era vero. Questo ha cambiato il mio modo di leggere l’unificazione tedesca. L’unione monetaria sarebbe stata comunque un azzardo pericoloso in termini economici. Di recente, preparando la seconda edizione del mio libro, ho scoperto che un report del ministero federale per i rapporti intertedeschi aveva messo nero su bianco questo giudizio nel gennaio 1990, pochi giorni che la proposta dell’unione monetaria fosse lanciata da Kohl. Ma a quel tasso di conversione era chiaro che essa avrebbe significato la distruzione dell’intero patrimonio industriale della ex Germania Est. Ciò che in effetti accadde. Di norma si ritiene che la catastrofe economica del 1990/1 in Germania Est sia stata causata dal fatto che le imprese tedesco-orientali fossero non competitive. Ora, la competitività è il prodotto di diversi fattori: ma è chiaro che un apprezzamento del cambio del 350% non è precisamente il modo migliore per accrescerla. Se una Fiat costa 20mila euro e ha problemi di mercato, venderla a 70mila euro verosimilmente non accrescerà le sue quote di mercato». I vantaggi di un’unione monetaria tedesca per l’allora Germania Ovest «Ovviamente, questo modo di vedere le cose è molto distante dall’opinione corrente, secondo cui la Germania Ovest avrebbe soccorso una Germania Est agonizzante economicamente. Il quadro diventa molto diverso: al centro c’è un’unione monetaria ed economica fatta in fretta e furia per accelerare il percorso verso l’unione politica, trascurando completamente le conseguenze economiche, o pensando di poterle superare agevolmente. Purtroppo, però, l’economia ha le sue leggi e non guarda in faccia nessuno. Questa situazione è molto più sorprendente e difficile da spiegare se si segue la narrazione ufficiale, quella di un paese distrutto economicamente che viene soccorso e avviato su un percorso di rapida crescita grazie agli ingentissimi capitali regalati dall’Ovest. Ma anche in questo caso i numeri purtroppo ci dicono una cosa diversa: i tassi di crescita in quella parte della Germania dalla riunificazione in poi sono inferiori a quelli di tutti i paesi dell’Est europeo negli ultimi 30 anni». Come le decisioni dell’epoca condizionano il presente degli ex territori della Germania Est «I risultati a cui mi hanno condotto le mie ricerche sul modo in cui è stata condotta l’unificazione tedesca, l’unione monetaria, che dal mio punto di vista è il peccato originale, ma anche la privatizzazione – di fatto svendita – delle imprese tedesco orientali da parte della Treuhandanstalt e altri aspetti giuridici dell’unificazione di cui parlo nel libro, rendono la situazione attuale dei Länder dell’Est della Germania niente affatto sorprendente. La loro situazione economicamente difficile – povertà e disoccupazione più elevate che all’Ovest, stipendi più bassi di un quarto nel settore privato, popolazione in costante calo, prezzo degli immobili molto più basso che all’Ovest, poche grandi imprese, ecc. – si spiega perfettamente con le conseguenze di lungo periodo di un’unificazione che ha comportato la deindustrializzazione del paese».
Si è votato oggi 1 settembre 2024 nei territori dell’ex Germania Orientale. Questi al momento i risultati con l’estrema destra di AFD vicini al 33 %, e l’altra Sinistra che i liberali chiamano Rosso-Bruno della compagna Sahra Wagenknecht appena nato solo qualche mese fa da una costola della Linke.
Intanto il Commissario europeo Paolo Gentiloni, commenta così:
Per questo il commento finale del dott. Coriolano Giorgi — riattualizzando la questione Ucraina — è il seguente:
La narrativa del mainstream sull’Est Europa generalmente è ideologica, ma se la Destra che sta avanti è più il risultato della delusione delle varie nazionalità annesse dall’ordine neo capitalistico emerso dopo l’89 del secolo scorso, piuttosto della narrativa imperante come reazione all’esperienza fallimentare del socialismo realizzato? In Germania orientale non vengono più pubblicati i sondaggi sul grado di soddisfazione dell’unificazione, l’ultimo fu pubblicato nel 2016 dal popolare quotidiano Bild, il 70 per cento era insoddisfatto, da allora non vengono più pubblicati sondaggi. Oggi si è votato, In Turingia a breve si avranno i risultati in Sassonia, tra due settimane in Brandeburgo, i risultati sono più o meno questi, sullo sfondo del tradimento del governo semaforo tedesco, al suo popolo e dei suoi imbarazzanti alleati, presso la UE, contro i nostri di popoli, che sapevano dell’attentato alla più importante struttura civile europea , il Nord Stream , che avrebbe liberato la Germania e l’Europa del Sud dalle tangenti da pagare per il transito ai paesi baltici ed Ucraina, ed essere più forti economicamente. La sintesi della guerra dei gasdotti l’ha appena fatta, pochi giorni fa il presidente di Nomisma Davide Tabarelli: l’Italia e l’Europa pagano il gas 40 euro a megawattora, gli Usa solo 7.
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Un operatore dell’informazione. Un attivista culturale impegnato a diffondere le buone pratiche che aumentano ed estendono la fruizione del miglior bene immateriale di cui l’umanità dispone: il sapere, la conoscenza, la cultura. Questo il mio intimo a cui mi ispiro e la mia veste “giornalistica”. Professionalmente provengo da esperienze “strutturate” come sono gli Uffici Stampa pesanti: La Lega delle Cooperative, Botteghe Oscure. Ma anche esperienze di primo impatto: Italia Radio; e il mondo delle Rassegne Stampa cooperativa DIRE, Diretel, Rastel, Telpress. Per la carta stampata oltre una esperienza “in proprio” come direttore scientifico della rivista “Vini del Lazio”, ho collaborato con Paese Sera, con L’Unità, con Oggi Castelli.
Grazie Gian Marco e Maurizio, era mio intento partendo da due episodi storici specifici riguardanti i territori della Germania Orientale tra cui la guerra dei contadini e successivamente anche quella degli anabattisti, ispirato dalla lettura di Q del collettivo Wu Ming e la lettura del libro di Giacchè, ripercorrere brevemente la storia di quelle parti dell’Europa a dimostrazione di come nonostante l’ossessione dei Neo Con sulla fine della storia poi questa sempre torna. Il termine sovranismo e sovranità è un termine indigesto per la sinistra neo liberale, vedi Il libro della Sara, con prefazione di Giacchè, ad ogni modo per ricostruire un rapporto con il proprio popolo la Sinistra dovrà recuperare il concetto di sovranità e di comunità.
Dal dott. Gian Marco Onorati:
Ho letto l’articolo, a parte l’analisi poco lineare e rigorosa (ovviamente non è possibile qui spiegare adeguatamente la critica), è stato bello ricordare un evento politico che allora fu quasi totalmente organizzato dal sottoscritto (di intesa con Maurizio certamente), ovvero il dialogo di Vladimiro Giacché con Stefano D’Andrea, allora Presidente di ARS (associazione Riconquistare la sovranità), persona che in Italia coniò il termine sovranismo, prima che diventasse appannaggio della destra italiana, nonché facile escamotage dialettico di qualche piddino (presente anche in questo gruppo) per una “reductio ad Salvinium” di ogni critica radicale all’attuale integrazione politica ed economica europea.
Dubito che a sinistra, ancora oggi dopo quasi dieci anni, si riesca a parlare di questi temi. Non a caso nell’articolo si citano a malapena euro e UE, facendo sparire il parallelismo dell’annessione della DDR con la deindustrializzazione dell’Europa meridionale.
Ringrazio Maurizio per l’operazione di memoria, alla quale mi unisco postando le registrazioni di quel convegno, ancora presenti su YouTube.
https://youtu.be/sAKoh-7p5EU?si=Vg4Cl0r_rMHQf7FI
https://youtu.be/fEFh2JKpOLA?si=BqbStMzaRIE0FWyo
https://youtu.be/IInrEHGhWcY?si=8KbPzp-bs7da5IwE
Grazie Gian Marco per aver colmato la lacuna ricostruttiva — affidata in questo caso solo alla mia labile memoria utilizzata ai fini introduttivo dello zoom di Giorgi. Un ringraziamento rinnovato, con la stima, al prof Stefano D’Andrea.