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Ok Regione Lazio su Legge Consulta Femminile, ma si apre agli uomini
03/07/2024Questo articolo è stato letto 908 volte!
CONSIGLIO LAZIO, OK A LEGGE ISTITUTIVA CONSULTA REGIONALE FEMMINILE
In apertura di seduta, approvato anche il rendiconto 2023 del Consiglio
Ok oggi in Consiglio regionale del Lazio, presieduto da Antonio Aurigemma, con 23 voti a favore e 11 contro, alla proposta di legge regionale n. 117 del 29 novembre 2023, prima firmataria la consigliera Eleonora Berni, concernente: “Istituzione della Consulta femminile regionale per le Pari opportunità. Abrogazione della legge regionale 25 novembre 1976, n. 58 (Istituzione della Consulta femminile regionale per le Pari opportunità) e successive modifiche”. Si ripristina in tal modo, con durata in carica di cinque anni e sede presso il Consiglio regionale, un organismo che, come si evince fin dal titolo della legge approvata oggi, esisteva già, ma dal 2015, come ha ricordato nella sua relazione introduttiva la consigliera Berni, aveva cessato di essere operativo.
Con questo provvedimento si vuole ridare forza ad esso attraverso una dotazione economica consistente per consentirgli di svolgere funzioni che non sono mai state così importanti come in questo periodo, ha proseguito la consigliera di Fratelli d’Italia. Un quarto dei casi di molestie sul lavoro riguarda giovani donne; doveroso che questa iniziativa provenga dal Consiglio regionale in cui le donne sono maggiormente rappresentate nonché da un partito che ha portato per la prima volta una donna alla presidenza del Consiglio dei ministri, ha aggiunto Berni, che poi ha ringraziato per il contributo Eleonora Mattia del Pd e ha rivolto un pensiero a Valentina Paterna, la consigliera recentemente scomparsa.
Contrario è stato però il voto delle opposizioni, con Marta Bonafoni del Partito democratico molto critica sulla direzione intrapresa dai lavori a partire dalla bocciatura di alcuni emendamenti all’articolo 2, quello sulla composizione della Consulta, che tendevano a evitare che i membri della Consulta nominati dal Presidente della Regione (5, in aggiunta ai dieci eletti dal Consiglio regionale tra un elenco di candidate stilato dalle associazioni) potessero essere di sesso maschile. Anche Adriano Zuccalà del Movimento 5 stelle si è detto sorpreso dall’ evoluzione dei lavori e ha annunciato che il Movimento non poteva votare a favore di questa legge; Emanuela Droghei del Pd ha annunciato anch’essa il voto contrario alla proposta di legge, che le appare come l’ennesimo capitolo di una scarsa sensibilità di questa maggioranza per la tematica dei diritti delle donne.
Su una diversa lunghezza d’onda gli esponenti della maggioranza Marco Colarossi di Forza Italia, che ha detto di non comprendere le critiche e ha parlato di “demonizzazione dell’uomo” da parte delle opposizioni, e Maria Chiara Iannarelli di Fratelli d’Italia, che ha invitato alla collaborazione su questi temi, da cui solo possono scaturire passi avanti, perché anche il contributo maschile alla lotta per i diritti delle donne è decisivo.
Dieci gli articoli della legge, tra cui il primo ha subito tre modifiche e il secondo ben 8; quattro le proposte emendative approvate per l’articolo 4, quello sulle funzioni della Consulta, una ciascuno per gli articoli 6 e 9: quest’ultimo riguarda la dotazione finanziaria, che l’emendamento presentato dall’assessore al Bilancio Giancarlo Righini ha portato a una somma minima di euro 100 mila annui da prelevare da altre dotazioni finanziarie per normative diverse. Approvati senza emendamenti gli altri articoli e il titolo.
In precedenza, il Consiglio regionale del Lazio aveva approvato anche il suo Rendiconto generale per l’esercizio finanziario 2023 (proposta di deliberazione consiliare n. 27 del 13 giugno 2024, di iniziativa del presidente del Consiglio, in attuazione della deliberazione dell’Ufficio di presidenza 6 giugno 2024, n. U00093), che ha fatto registrare un avanzo disponibile di euro 9.141.798,22.
LAZIO: CONSIGLIO; MAROTTA (AVS), MAGGIORANZA APPROVA LEGGE SU CONSULTA FEMMINILE GRAZIE A VOTI MINORANZA
“Dopo quanto accaduto nel marzo scorso con la legge regionale sul fattore famiglia, anche oggi la maggioranza tanto cara al presidente Rocca approva un’altra legge, quella che modifica la Consulta Femminile regionale per le Pari Opportunità, con soli 23 voti favorevoli, senza garantire così il numero legale e grazie ai voti della minoranza.
Unico assente giustificato il presidente Rocca, a testimonianza dello stato comatoso in cui versa il Consiglio ormai fermo da troppo tempo e con tanti provvedimenti ancora da discutere.
Peraltro, la legge approvata stamattina con la presenza di uomini all’interno della Consulta femminile mi sembra vada assolutamente nella direzione sbagliata, umilia le donne e stravolge il senso della costituzione di una istituzione chiamata a pronunciarsi e lavorare sulle pari opportunità.
Ancora una volta dopo il tema dell’aborto, anche in Consiglio regionale non si rispetta in pieno alla figura della donna”. Lo comunica in una nota il Capogruppo di Alleanza Verdi e Sinistra, Claudio Marotta.
CONSULTA FEMMINILE — M5S LAZIO: “DESTRA TRADISCE ASSOCIAZIONI FEMMINILI E FEMMINISTE E APRE LA CONSULTA A UOMINI”
“Abbiamo votato contro la proposta di Legge della maggioranza che modifica la Consulta Femminile regionale per le Pari Opportunità stravolgendone la sua stessa natura: abbiamo appreso infatti durante la discussione in aula che la Consulta sarà aperta anche agli uomini. Un atto grave che tradisce le associazioni e i gruppi di donne convocate durante le audizioni, in cui non si è mai fatto accenno alla possibilità della partecipazione maschile alla Consulta.
La Consulta Femminile è stata istituita per rappresentare e tutelare i diritti delle donne, un luogo dove le donne possono esprimersi e lavorare per promuovere le pari opportunità in un ambiente che comprenda a fondo le loro esigenze e le loro battaglie. Aprire questo organismo agli uomini non rispetta il senso originario e fondamentale della Consulta, mortificando il suo significato, la sua missione, nonché il titolo stesso della Legge.
La maggioranza alla Regione Lazio dimostra ancora una volta di non comprendere le reali esigenze delle donne. Questo è l’ennesimo atto di oscurantismo di una destra che guarda al passato ed è inaccettabile che nel 2024 si debba ancora lottare contro politiche retrograde che negano alle donne spazi e diritti guadagnati con fatica”.
Lo dichiara in una nota il Gruppo M5S alla Regione Lazio.
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