Intervista a Ode: “Metà è un inno all’amare noi stessi”

Intervista a Ode: “Metà è un inno all’amare noi stessi”

05/09/2022 0 Di Carola Piluso

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Ode tor­na con il nuo­vo sin­go­lo “Metà” che invi­ta ad amare noi stes­si e a seguire il nos­tro cuore com­pi­en­do scelte anche dif­fi­cili.  Un bra­no di rinasci­ta che esprime tut­ta la caparbi­età del­l’artista. Noi lo abbi­amo incon­tra­to, ecco cosa ci ha rac­con­ta­to Ode nel­la nos­tra inter­vista.

Il 26 agos­to è usci­to “Metà”  il tuo nuo­vo sin­go­lo che trat­ta il tema del­la rinasci­ta. Come è nato questo bra­no e cosa sig­nifi­ca per te rinascere?

“Metà” è nato appe­na dopo il mio licen­zi­a­men­to, in un peri­o­do di soli­tu­dine molto inten­sa. Mi sono ritrova­to a fare una scelta molto cor­ag­giosa che però non è sta­ta con­di­visa da tante per­sone che ave­vo intorno, a par­tire da ami­ci ai miei famigliari. Ho sen­ti­to molto la pres­sione ester­na che mi por­ta­va a pen­tir­mi del­la scelta, ma per la pri­ma vol­ta nel­la mia vita ho deciso sola­mente di seguire il mio cuore e ho pros­e­gui­to per la mia stra­da. “Metà” è un inno all’amare noi stes­si per come siamo e ad abban­donare tutte quelle cose/persone che non ci per­me­t­tono di esprimer­ci o crescere al 100%.
La rinasci­ta per me è sta­ta trovare per­sone che sup­por­t­assero i miei sog­ni ma soprat­tut­to iniziare a met­tere me stes­so davan­ti al parere degli altri.
A Milano hai orga­niz­za­to un un release par­ty, rac­con­taci tut­to….
È sta­to bel­lis­si­mo! Vor­rei ringraziare lo Spank Milano per l’ospitalità e per aver suona­to “Metà” a mez­zan­otte. Era il mio pri­mo release par­ty, quin­di era­no sola­mente pre­sen­ti ami­ci e conoscen­ti ma è sta­to emozio­nante ritrovare tutte le per­sone che amo di più a sup­port­are la mia musi­ca. A breve ne annuncer­e­mo altri aper­ti a più per­sone!
Sei tra i 6 final­isti del con­test Musi­ca da Bere, come stai viven­do ques­ta espe­rien­za? Ti aspet­tavi di arrivare tra i pri­mi sei?

Arrivare tra i final­isti è sta­to total­mente inaspet­ta­to, infat­ti mi ero anche dimen­ti­ca­to del­la mia parte­ci­pazione. Sono super felice per la fidu­cia da parte del­la giuria ma soprat­tut­to non vedo l’ora di suonare! Final­mente avre­mo la band al com­ple­to, quin­di dare­mo il meglio di noi. Comunque vada, sarà un’opportunità incred­i­bile per suonare davan­ti ad un nuo­vo pub­bli­co e di conoscere nuovi artisti.

Nel 2021 dopo un peri­o­do pas­sato tra Sta­ti Uni­ti e Reg­no Uni­to sei tor­na­to in Italia, cosa ti ha spin­to a tornare qui?

In realtà sono tor­na­to prin­ci­pal­mente per­chè mi era scadu­to il vis­to statu­nitense. È molto dif­fi­cile vivere negli USA da Ital­iano, soprat­tut­to da gio­vani. Poi ave­vo l’intenzione di tornare a New York ma la pan­demia mi ha fat­to ren­dere con­to che la vita che sta­vo viven­do non era l’ideale per me. Ci sono tante cose che non van­no qui in Italia ma dopo aver vis­su­to molto all’estero, mi sono anche reso dei tan­tis­si­mi pre­gi che ha. Non sare­mo i più for­ti a liv­el­lo di busi­ness e inno­vazione ma l’amore, l’ospitalità e la pas­sione per le pic­cole cose sono imbat­tibili rispet­to al resto del mon­do.
A liv­el­lo musi­cale quan­to ha influito l’es­pe­rien­za all’es­tero sul­la tua pro­duzione? 

Vivere all’estero e ascoltare musi­ca inter­nazionale sono state due cose fon­da­men­tali nel­la creazione del prog­et­to. Rara­mente ci ispiri­amo a prog­et­ti ital­iani per le nos­tre pro­duzioni e pen­so che sia un po’ la parte inno­v­a­ti­va del prog­et­to. Pen­so che a liv­el­lo musi­cale, le realtà estere siano molto avvan­tag­giate dal­la lin­gua inglese che viene com­pre­sa ormai da tut­to il mon­do, quin­di un “pic­co­lo” artista statu­nitense può avere numeri più gran­di dei nos­tri big ital­iani e comunque essere sconosci­u­to. A liv­el­lo di scrit­tura di testi e di immag­i­nario, la lin­gua ital­iana è la più effi­cace e roman­ti­ca, a mio parere.

Hai affer­ma­to di essere un artista diver­so che par­la a chi si sente sem­pre a dis­a­gio. In cosa ti dif­feren­zi rispet­to agli altri artisti? Cosa ha ODE che gli altri non han­no?
La cosa prin­ci­pale su cui mi con­cen­tro è rimanere il più pos­si­bile vici­no alla mia per­sona reale, quel­la di tut­ti i giorni. Non amo gli artisti che cre­ano dei per­son­ag­gi fin­ti, ad-hoc per apparire in un cer­to modo. Mi sono sem­pre ispi­ra­to ad artisti che sono schi­et­ti e veri, anche se con il fil­tro dei social, ma che non si estra­ni­ano dal­la vita reale.
Pen­so che sia piut­tosto facile immedes­i­mar­si in me e nei miei testi se si è un po’ come me, estro­ver­si e intro­ver­si allo stes­so tem­po, pieni di pen­sieri, cose da dire e con tan­ta voglia di cam­biare il mon­do nel pro­prio pic­co­lo.
So che ci sono in pro­gram­ma dei live, cosa deve aspet­tar­si lo spet­ta­tore sul pal­co?
Ci saran­no live di diver­si tipi: alcu­ni in acus­ti­co nei quali si potran­no ascoltare i miei brani in una chi­ave diver­sa dal soli­to men­tre altri con la band al com­ple­to con arran­gia­men­ti più diver­ten­ti e bal­la­bili. Sicu­ra­mente l’obiettivo è di suonare il più pos­si­bile, evi­tan­do sequen­ze e sam­ple dove pos­si­bile e tornare alla musi­ca fat­ta in sala prove, da tan­ti ele­men­ti che dan­zano tra loro.

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