Frosinone, Ottaviani impugna il trasferimento dell’Asi a Roma

Frosinone, Ottaviani impugna il trasferimento dell’Asi a Roma

07/02/2019 0 Di puntoacapo

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Nell’ultima sedu­ta set­ti­manale di giun­ta è  sta­ta approva­ta la propo­sizione del ricor­so innanzi al Tar del Lazio per l’annullamento del Decre­to del pres­i­dente del­la Regione Lazio del 3/12/2018.

La legge regionale 7/2018, infat­ti, all’art.40 ha dis­pos­to la cos­ti­tuzione del Con­sorzio uni­co per lo svilup­po indus­tri­ale dell’intero ter­ri­to­rio regionale, con con­seguente estinzione dei con­sorzi esisten­ti (tra i quali il Con­sorzio per l’area di svilup­po indus­tri­ale del­la provin­cia di Frosi­none); con suc­ces­si­vo Decre­to del Pres­i­dente del­la Regione, è sta­ta quin­di dis­pos­ta la nom­i­na di un Com­mis­sario uni­co.

La cos­ti­tuzione di un Con­sorzio Uni­co, sec­on­do l’indirizzo del­la giun­ta comu­nale, mette infat­ti a ris­chio gli inter­es­si del ter­ri­to­rio, in quan­to ver­rebbe meno la pro­mozione delle attiv­ità pro­dut­tive, indus­tri­ali e arti­gianali stret­ta­mente con­nesse all’ambito di com­pe­ten­za comu­nale e provin­ciale.

Con la isti­tuzione del Con­sorzio Uni­co, infat­ti, un solo organ­is­mo è dep­u­ta­to alla ges­tione del­lo svilup­po nell’intera area regionale, com­pren­si­va anche del­la zona indus­tri­ale di Roma Cap­i­tale e delle altre province del Lazio, cias­cu­na con un tes­su­to indus­tri­ale ed eco­nom­i­co pro­prio, a sé stante, con con­seguen­ti bisog­ni ed esi­gen­ze dif­fer­en­ti.

La giun­ta ha quin­di delib­er­a­to di pro­porre ricor­so avver­so il Decre­to pres­i­den­ziale al fine di tute­lare gli inter­es­si e le ragioni di tut­to il tes­su­to pro­dut­ti­vo, eco­nom­i­co, arti­gianale e indus­tri­ale del ter­ri­to­rio.

“In un momen­to in cui il prin­ci­pio gen­erale è quel­lo del fed­er­al­is­mo a favore delle province, in tut­ta Italia — ha dichiara­to il sin­da­co di Frosi­none, Nico­la Otta­viani — strana­mente sul­la Regione Lazio ven­gono adot­tate scelte incom­pren­si­bili che van­no nel­la direzione oppos­ta , costrin­gen­do gli impren­di­tori, soprat­tut­to quel­li pic­coli, che non sono in con­dizione di per­me­t­ter­si gran­di strut­ture man­age­ri­ali, di ricom­in­cia­re con la tran­suman­za ver­so la Cap­i­tale, mag­a­ri con il cap­pel­lo in mano, come avveni­va negli anni 60.

È inam­mis­si­bile chi­ud­ere i con­sorzi indus­tri­ali nelle province, mag­a­ri per costru­ire muovi poltron­ifi­ci cen­tral­iz­za­ti, sen­za avere il quadro chiaro di quel­lo che dovrebbe accadere cinque minu­ti dopo la can­cel­lazione degli uffi­ci ter­ri­to­ri­ali, dotati di capac­ità e potere deci­sion­ale. Se i per­cor­si non sono chiari e, soprat­tut­to, se non sono dis­eg­nati a favore delle esi­gen­ze del­l’e­cono­mia reale dei ter­ri­tori, van­no bloc­cati per evitare che i dis­as­tri del pas­sato si ripetano anche in quel­la che dovrebbe essere la sec­on­da Repub­bli­ca”.

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