I lettori ci scrivono. Lo sgombero della Divina Provvidenza a Nettuno

I lettori ci scrivono. Lo sgombero della Divina Provvidenza a Nettuno

27/12/2018 0 Di Redazione

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Si par­la tan­to di appi­at­ti­men­to cul­tur­ale, di man­canze di sti­moli per i gio­vani, di degra­do delle per­iferie… Si sen­ti­va quin­di vera­mente il bisog­no di sfrattare, ergo chi­ud­ere le asso­ci­azioni cul­tur­ali allo­cate nel­la Div­ina Provvi­den­za? Le poche, se non le ultime, rimaste sul nos­tro ter­ri­to­rio a fare attiv­ità cul­tur­ale sen­za scopo di lucro?

Da trent’anni asso­ci­azioni come L’Ibis con i loro cor­si di pit­tura, scul­tura, orefi­ce­ria ed eban­is­te­ria han­no fat­to sì che l’arte potesse divenire un lin­guag­gio alla por­ta­ta di tut­ti. Con il loro lab­o­ra­to­rio la sig­no­ra Gat­ti ed il pro­fes­sore Sil­vestri han­no cre­ato ceramiche che sono state apprez­zate tan­to a Net­tuno quan­to alla Casa Bian­ca men­tre il teatro di Anto­nio Rez­za e Flavia Mas­trel­la, il cui val­ore artis­ti­co è sta­to pre­mi­a­to con Il leone d’oro, ha por­ta­to al comune pres­ti­gio e noto­ri­età.

Tutte queste realtà pro­muovono cul­tura in un ter­ri­to­rio per­iferi­co come il nos­tro, lon­tano dalle gal­lerie, dalle gran­di mostre e dai gran­di teatri del cen­tro di Roma, dif­fonden­do l’arte per amore del­la sua conoscen­za e soprat­tut­to ren­den­dola acces­si­bile a tut­ti.

Lo sgombero ordi­na­to dal com­mis­sario prefet­tizio del comune di Net­tuno diviene così un atto cieco che non tiene con­to del­la sto­ria di ques­ta cit­tad­i­na né del val­ore aggiun­to che queste attiv­ità appor­tano al nos­tro ter­ri­to­rio.

Vogliamo sper­are che non si trat­ti di ben altro val­ore quel­lo che muove ora lo sfrat­to delle asso­ci­azioni del­la Div­ina Provvi­den­za, ovvero non si trat­ti di quel tipo di val­ore molto più’ mate­ri­ale che si cela spes­so dietro gli inter­es­si di qualche quin­ta impren­di­to­ri­ale o spec­u­la­ti­va. Cer­to è che la moti­vazione di non idoneità in ter­mi­ni di sicurez­za dei locali, usa­ta per gius­ti­fi­care lo sfrat­to, si con­no­ta come un atto pretes­tu­oso se non vile, tan­to più che sem­bra esclud­ere altre entità pre­sen­ti nel­lo stes­so sta­bile quali quelle eccle­si­as­tiche che con le asso­ci­azioni con­di­vi­dono le stesse mura e lo stes­so tet­to.

Ad oggi l’ultima per­izia tec­ni­ca non ril­e­va peri­colosità dovute alle con­dizioni delle strut­ture interne, negli ulti­mi anni le asso­ci­azioni pre­sen­ti si sono fat­te cari­co a pro­prie spese del­la cura, del­la pulizia e del­la mes­sa in sicurez­za dei locali che era­no sta­ti las­ciati in sta­to di abban­dono e spor­cizia, riva­l­u­tan­do una strut­tura in dis­u­so e fatis­cente per aprirvi un polo di cul­tura acces­si­bile ed aper­ta a tut­ti.

Dob­bi­amo sper­are che il com­mis­sario nel suo pas­sag­gio nel­la nos­tra cit­tad­i­na abbia un occhio luci­do nell’esaminare le realtà cul­tur­ali pre­sen­ti oggi nel­la Div­ina Provvi­den­za e pri­vo di pres­sioni esterne, capis­ca che lo sfrat­to ordi­na­to a chiusura del­la stes­sa, por­ta ad una chiusura ben più’ grande di quel­la di alcu­ni sem­pli­ci locali: una chiusura cul­tur­ale a dan­no di tut­ta la cit­tad­i­nan­za.

Fir­ma­to:

Fed­eri­co Fornaro, Vale­ria Schin­zari, Elisa Maz­zoleni, Ines Mag­gio, Umber­to Spal­lot­ta, Luis Mag­gio, Sara Giusti, Car­lo Fornaro, Mas­si­mo Gar­di­ni, Dalia Valdez, Mat­teo La Roc­ca, Lau­ra Fer­nan­do.

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