Genova, ASPI: cedimento stralli non è stata causa crollo del ponte

Genova, ASPI: cedimento stralli non è stata causa crollo del ponte

18/12/2018 0 Di Redazione

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Lo confermerebbero anche le prime evidenze delle analisi del laboratorio di Zurigo sui reperti del Morandi

In rela­zio­ne alle diver­se inter­pre­ta­zio­ni pub­bli­ca­te dal­la stam­pa sui pri­mi esi­ti del­le ana­li­si effet­tua­te — e non anco­ra com­ple­ta­te — dal labo­ra­to­rio Empa di Zuri­go su reper­ti del Pon­te Moran­di, il prof Giu­sep­pe Man­ci­ni, coor­di­na­to­re dei peri­ti di Auto­stra­de per l’I­ta­lia e pro­fes­so­re ordi­na­rio di Tec­ni­ca del­le Costru­zio­ni pres­so il Poli­tec­ni­co di Tori­no, dichia­ra:
“E’ sta­to scrit­to che dal­le ana­li­si di Zuri­go emer­ge­reb­be una cor­ro­sio­ne media del 50% dei fili che for­ma­va­no gli stral­li e di guai­ne metal­li­che man­can­ti in mol­ti pun­ti dei cavi. Basan­do­mi su alcu­ni ele­men­ti ogget­ti­vi e di natu­ra docu­men­ta­le, vor­rei pro­va­re a fare chia­rez­za su entram­bi que­sti temi. Innan­zi­tut­to va sot­to­li­nea­to che gli esi­ti di Zuri­go, ancor­ché prov­vi­so­ri e a uno sta­dio inter­me­dio (su un tota­le di 3248 fili sono sta­ti osser­va­ti e clas­si­fi­ca­ti per clas­si di resi­sten­za solo 2383 fili) evi­den­zia­no la pie­na tenu­ta sta­ti­ca del Pon­te: infat­ti, inter­pre­tan­do quan o ripor­ta­to nel­la nota del labo­ra­to­rio di Zuri­go, con una cor­ro­sio­ne media del 50% del­la tota­li­tà del­la sezio­ne resi­sten­te dei fili ci sareb­be anco­ra un ampio mar­gi­ne di capa­ci­tà resi­sten­te, tale da non poter­ne cau­sa­re la rot­tu­ra. Sareb­be­ro inol­tre sta­ti pre­sen­ti feno­me­ni defor­ma­ti­vi pro­gres­si­vi, visi­bi­li nel tem­po da qual­sia­si uten­te auto­stra­da­le. Que­sto dato di fat­to è sta­to con­fer­ma­to anche da rico­stru­zio­ni indi­pen­den­ti di auto­re­vo­li esper­ti, che si sono espres­si negli scor­si gior­ni in sede acca­de­mi­ca.
Per quan­to riguar­da inve­ce la man­can­za di guai­ne sui cavi, un rap­por­to di moni­to­rag­gio di Spea del 2016, effet­tua­to median­te caro­tag­gi sugli stral­li del­le Pile 9 e 10, ha evi­den­zia­to la pre­sen­za del­le guai­ne in tut­te le pro­ve dia­gno­sti­che effet­tua­te. I reper­ti di Pila 9 sezio­na­ti dopo il crol­lo han­no dimo­stra­to che la guai­na era pre­sen­te anche nei cavi pri­ma­ri (tran­ne che, come da pro­get­to di costru­zio­ne, nel­la zona in cor­ri­spon­den­za dell’antenna). E’ com­pro­va­to dun­que che le guai­ne ci fos­se­ro e svol­ges­se­ro rego­lar­men­te la fun­zio­ne di con­te­ni­men­to del­la matri­ce cemen­ti­zia di avvol­gi­men­to dei sin­go­li tre­fo­li.
In atte­sa del com­ple­ta­men­to del­le pro­ve, vor­rei sot­to­li­nea­re che quan­to fino­ra emer­so dal­le ana­li­si di Zuri­go sem­bre­reb­be con­fer­ma­re che il cedi­men­to degli stral­li non sia la cau­sa pri­ma­ria del crol­lo del Pon­te, come ho dichia­ra­to più vol­te”

 

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