Tumore ai polmoni, il 10% è attribuibile al gas radon con 3200 casi ogni anno

Tumore ai polmoni, il 10% è attribuibile al gas radon con 3200 casi ogni anno

29/10/2018 0 Di puntoacapo

Questo arti­co­lo è sta­to let­to 2803 volte!

Tumore ai polmoni, il 10% è attribuibile al gas radon con 3200 casi ogni anno

Il 26 otto­bre il Con­siglio Nazionale dei Geolo­gi ha orga­niz­za­to il Con­veg­no “Radon ris­chio geo­logi­co dal­la ter­ra un peri­co­lo invis­i­bile per la salute: quan­ti lo conoscono?” al CNR di Roma

Si è svolto ven­erdì 26 otto­bre 2018 il Con­veg­no Nazionale “Radon ris­chio geo­logi­co dal­la ter­ra un peri­co­lo invis­i­bile per la salute: quan­ti lo conoscono?”, orga­niz­za­to dal Con­siglio Nazionale dei Geolo­gi, pres­so la sede del CNR di Roma. Il radon è un gas nobile radioat­ti­vo nat­u­rale, incol­ore, insapore e inodore ed è con­sid­er­a­to la sec­on­da causa di tumore ai pol­moni dopo il fumo da sigaret­ta.

Del­la relazione tra “Radon e can­cro al pol­mone” ha dibat­tuto Nico­la Roto­lo, chirur­go del Dipar­ti­men­to di Med­i­c­i­na e Chirur­gia dell’Università degli Stu­di dell’Insubria che ha dichiara­to: “Il can­cro del pol­mone è la pri­ma causa di morte per neo­pla­sia nell’uomo: le stime reg­is­tra­no un’incidenza di tale malat­tia in Italia di cir­ca 40.000 nuovi casi ogni anno (11% di tutte le diag­nosi di tumore nel­la popo­lazione). Negli ulti­mi anni – con­tin­ua il medico — si è reg­is­tra­to un aumen­to di casi anche nelle donne fuma­tri­ci. Da questi numeri, si deduce come nel cor­so del­la vita, un uomo su dieci rischia di ammalar­si di can­cro del pol­mone. La mor­tal­ità dovu­ta al can­cro del pol­mone è molto alta: si reg­is­tra­no in Italia cir­ca 35.000 deces­si ogni anno, la soprav­viven­za a 5 anni dei por­ta­tori di ques­ta malat­tia è del 13%. Il più impor­tante fat­tore di ris­chio – spie­ga Roto­lo — è il fumo di sigaret­ta e il sec­on­do, ormai accer­ta­to da numerosi stu­di sci­en­tifi­ci ese­gui­ti su larga scala, è l’esposizione al radon (fat­tore indoor) che incide nel 10% dei casi di tumore del pol­mone. Stu­di epi­demi­o­logi­ci con­fer­mano che il radon nelle abitazioni aumen­ta il ris­chio di can­cro del pol­mone, incre­men­to sti­ma­to in un range tra il 3% e il 14% (in relazione alla con­cen­trazione media del radon nel luo­go di espo­sizione). Inoltre si è osser­va­to che il ris­chio di can­cro di pol­mone nei sogget­ti esposti al radon aumen­ta espo­nen­zial­mente nei fuma­tori. La mor­tal­ità per can­cro del pol­mone attribuito al radon in Italia è sti­ma­ta essere intorno ai 5000 casi cir­ca (3500 – 5000) su 35.000 mor­ti per can­cro del pol­mone. Un’arma impor­tante, al momen­to, in mano agli oper­a­tori san­i­tari (chirurghi e oncolo­gi) è la diag­nosi pre­coce che ha lo scopo di diag­nos­ti­care la neo­pla­sia in una fase asin­tomat­i­ca e le cure, chirur­giche ai pri­mi sta­di, per­me­t­tono di ottenere una soprav­viven­za a 5 anni al di sopra dell’80%”.

Quali sono i rischi per la salute causati dal radon? Alessan­dro Miani, Pres­i­dente del­la Soci­età Ital­iana di Med­i­c­i­na Ambi­en­tale affer­ma: “Il radon è un gas radioat­ti­vo che si lega al par­ti­co­la­to pre­sente negli ambi­en­ti indoor e gra­zie a questo si deposi­ta a liv­el­lo dei bronchi, bron­chi­oli e alve­oli pol­monari. Se inala­to, aven­do una sua emivi­ta, inizia a decadere rilas­cian­do radi­azioni, le più note quelle alfa, che pos­sono inter­a­gire con il DNA cel­lu­lare delle cel­lule cir­costan­ti e mod­i­fi­car­lo, dan­do il via al tumore. Nel caso di espo­sizione al gas radon, il tumore al pol­mone ha un’incidenza, in Italia, del 10 per cen­to di tut­ti i tumori pol­monari, con cir­ca 3200 casi all’anno”.

“Il prob­le­ma radon è da ascri­vere al cam­po dei rischi geo­logi­ci poiché la geolo­gia locale, l’interazione tra edi­fi­cio e sito e l’uso di par­ti­co­lari mate­ri­ali da costruzione nat­u­rali sono gli ele­men­ti più ril­e­van­ti ai fini del­la val­u­tazione dell’influenza del radon sul­la qual­ità dell’aria inter­na alle abitazioni e agli edi­fi­ci”. È quan­to si legge nel doc­u­men­to prodot­to dal­la Com­mis­sione Ambi­ente del CNG dove si sot­to­lin­ea come “sino­ra, il prob­le­ma dell’inquinamento indoor da radon nel nos­tro Paese è sta­to gesti­to da due fig­ure pro­fes­sion­ali: i medici per l’aspetto san­i­tario, epi­demi­o­logi­co e i fisi­ci per l’aspetto tec­ni­co lega­to alle oper­azioni di misura”.

Ai fini del­la pre­ven­zione per ridurre o elim­inare l’esposizione del­la popo­lazione al radon, i geolo­gi rive­stono un ruo­lo fon­da­men­tale per pro­cedere alla map­patu­ra delle con­cen­trazioni del gas e per far dotare tutte le regioni d’Italia di un piano di mon­i­tor­ag­gio cap­il­lare sulle radi­azioni da radon. L’importanza del­la figu­ra del geol­o­go è data, a dif­feren­za dell’Italia, dai pae­si esteri nei quali le mappe di ris­chio sono redat­te dai com­pe­ten­ti servizi geo­logi­ci. Vin­cen­zo Giovine, Vice Pres­i­dente e Coor­di­na­tore del­la Com­mis­sione Ambi­ente del Con­siglio Nazionale dei Geolo­gi: “La geolo­gia, scien­za che stu­dia la natu­ra del sot­to­suo­lo, può con­tribuire in maniera fon­da­men­tale nel­la riduzione dei rischi causati da tale gas. Uno stu­dio geo­logi­co, con­dot­to a liv­el­lo ter­ri­to­ri­ale basato sul­la dis­tribuzione lito­log­i­ca e strati­grafi­ca dei ter­reni, per­me­tte di definire le aree a mag­giore con­cen­trazione di radon. Dal­la conoscen­za del­la dis­tribuzione areale e delle con­cen­trazioni – chiarisce il Vice Pres­i­dente CNG — è pos­si­bile pro­cedere a una pro­gram­mazione degli inter­ven­ti utili a mit­i­gare gli effet­ti dan­nosi di questo gas. A liv­el­lo macro­scop­i­co, si può ind­i­riz­zare l’espansione urban­is­ti­ca ver­so aree a minor con­cen­trazione e, quin­di, a minor ris­chio, men­tre a liv­el­lo pun­tuale di sin­gole abitazioni o fab­bri­cati, dopo oppor­tune mis­urazioni, si pos­sono fornire infor­mazioni che per­me­t­tano di uti­liz­zare i sis­te­mi più idonei a ridurre e min­i­miz­zare la peri­colosità del radon. In Italia, con­sid­er­a­ta la car­ente situ­azione a liv­el­lo di esten­sione degli stu­di ter­ri­to­ri­ali, occorre pro­cedere a una map­patu­ra com­ple­ta del ter­ri­to­rio nazionale al fine di com­pletare il quadro delle conoscen­ze per poi oper­are, in modo mira­to, a porre rime­dio al prob­le­ma”.

Related Images: