Una Sagra fulminata sulla Via di Damasco

Una Sagra fulminata sulla Via di Damasco

10/10/2018 4 Di Francesca Marrucci

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Una Sagra fulminata sulla Via di Damasco

Edi­to­ria­le di Fran­ce­sca Mar­ruc­ci

La Sagra è fini­ta e, come è ormai d’obbligo, ha por­ta­to con sé pole­mi­che, dub­bi, entu­sia­smi come sem­pre suc­ce­de. Del resto, per i mari­ne­si, è anche que­sto par­te del fasci­no del­la festa ed è, a parer mio anche giu­sto, per­ché signi­fi­ca che anco­ra sen­to­no for­te­men­te la Sagra come patri­mo­nio col­let­ti­vo. Per lo meno al Cen­tro Sto­ri­co.

Fini­ta la Sagra, quin­di, è ora di bilan­ci, anche se come in mol­ti avran­no nota­to, i pro­ces­si già sono in atto da pri­ma dell’inizio del pro­gram­ma uffi­cia­le, su Face­book, ormai piaz­za vir­tua­le dove i mari­ne­si tut­ti, del cen­tro e del­le fra­zio­ni, si ritro­va­no a discu­te­re e spes­so ad insul­tar­si sen­za un vero moti­vo.

In tan­ti han­no già espres­so opi­nio­ni a favo­re o con­tro, in que­sto edi­to­ria­le dirò quel­lo che pen­so io di que­sta edi­zio­ne, sapen­do già che alcu­ni saran­no d’accordo con me e altri gri­de­ran­no al com­plot­to. Poco impor­ta. 

Divi­dia­mo que­sto gran­de con­te­ni­to­re in pro e con­tro.

Sono sta­ta una del­le soste­ni­tri­ci, in tem­pi non sospet­ti, dell’introduzione del tic­ket alla Sagra. 

Ben 5 anni fa ne par­la­va­mo con l’allora Asses­so­ra Arian­na Espo­si­to. 

All’insediamento del­la nuo­va giun­ta a 5 stel­le, 3 anni fa, anzi 3 edi­zio­ni fa, la ripro­po­si. E qui c’è da far nota­re il pri­mo di tut­ta una serie di più o meno for­tu­na­te ‘fol­go­ra­zio­ni sul­la stra­da di Dama­sco’ che han­no carat­te­riz­za­to la Giun­ta Coliz­za in con­co­mi­tan­za di que­sta Sagra. 

Sì, per­ché la pri­ma rispo­sta che die­de la giun­ta Coliz­za riguar­do al tic­ket fu total­men­te nega­ti­va. Non era pos­si­bi­le far paga­re l’entrata, non si pote­va chiu­de­re il Cen­tro Sto­ri­co (lo ave­va­no con­fer­ma­to ‘gli esper­ti’), non era un deter­ren­te vali­do, ecc. Davan­ti ad un’assise di qua­si 30 asso­cia­zio­ni del ter­ri­to­rio, spie­gai (e non solo io) che inten­de­vo il paga­men­to solo per la degu­sta­zio­ne del vino e dei pro­dot­ti tipi­ci, non per l’entrata al pae­se, ma no, non era pro­prio pos­si­bi­le, anche se in altri Comu­ni si face­va. 

Imma­gi­na­te, quin­di, la mia sod­di­sfa­zio­ne nel sape­re che dopo 3 anni l’idea è sta­ta mes­sa in pra­ti­ca, anche se con impor­tan­ti aggiu­sta­men­ti da fare, in spe­cie a tute­la di quan­ti han­no lavo­ra­to, anche in con­di­zio­ni di rischio, agli stand del­le degu­sta­zio­ni e alle visi­te in grot­ta. 

In effet­ti, la sto­ria del bigliet­to è sta­ta tut­ta un gran pastic­cio. Par­to­ri­ta male, dicia­mo­ci la veri­tà, orga­niz­za­ta anche peg­gio, comu­ni­ca­ta in modo sba­glia­to. Il paga­men­to per l’entrata al Cen­tro Sto­ri­co, con rela­ti­va recin­zio­ne nel ser­ra­glio di quan­ti vi vivo­no, è sta­ta un’idea del tut­to infe­li­ce e non pochi nutro­no dub­bi sul­la legit­ti­mi­tà del­la stes­sa. 

Non essen­do fer­ra­ta in mate­ria, non mi pro­nun­cio per la legit­ti­mi­tà, ma sicu­ra­men­te per l’assurdità con cui il tut­to è sta­to rea­liz­za­to, due paro­le le spen­do volen­tie­ri.

Chiu­de­re, ser­ra­re addi­rit­tu­ra, inte­re vie del Cen­tro Sto­ri­co, come il famo­so Capo­cro­ce a metà Cor­so Trie­ste o il sot­to­pas­so su Cor­so Vit­to­ria Colon­na, è sta­ta una pen­sa­ta su cui sten­de­re un pie­to­so velo. 

Dubi­to for­te­men­te che in caso di peri­co­lo e fuga (tipo Tori­no), bar­ri­ca­re così la prin­ci­pa­le arte­ria di sfo­go del Cor­so prin­ci­pa­le, dove tran­si­ta­no tut­ti i visi­ta­to­ri e le attra­zio­ni, sia sino­ni­mo di sicu­rez­za. Tut­ta l’organizzazione del dover esi­bi­re i docu­men­ti, del dover regi­stra­re le tar­ghe in Pre­tu­ra, era chia­ro che avreb­be crea­to scon­ten­to e pro­te­ste, in par­ti­co­la­re dai cit­ta­di­ni più anzia­ni, poco avvez­zi a far­si con­trol­la­re i docu­men­ti d’identità (che spes­so lascia­no in un cas­set­to) da sco­no­sciu­ti nem­me­no rico­no­sci­bi­li come For­ze dell’Ordine.

È il caso del­le signo­re che dove­va­no anda­re in pro­ces­sio­ne che si sono tra­sfor­ma­te in ‘bar­ri­ca­de­re al con­tra­rio’, nel sen­so che, indi­spet­ti­te dal­la indi­spo­ni­bi­li­tà ad apri­re il sud­det­to var­co di Capo­cro­ce, in ritar­do per la Pro­ces­sio­ne, con gen­te sco­no­sciu­ta che met­te­va in dub­bio la loro vera­ce mari­ne­si­tà, han­no pra­ti­ca­men­te but­ta­to giù tran­sen­ne e guar­dia­no, sca­val­can­do anche i Vigi­li Urba­ni che però le han­no ripre­se in un video ‘incri­mi­na­to­rio’.

Qua­si una bar­zel­let­ta, rac­con­ta­ta ora, ma ben poco c’era da ride­re nel­le espres­sio­ni dei ragaz­zi del­la Pro­te­zio­ne Civi­le quan­do, men­tre arri­va­va la Pro­ces­sio­ne, dal­lo stes­so var­co non sono riu­sci­ti a far pas­sa­re l’ambulanza a cau­sa del­lo zelo ecces­si­vo con cui era­no sta­te ripri­sti­na­te le ‘bar­ri­ca­te’ dopo la sor­ti­ta del­le signo­re, doven­do­si arran­gia­re in una sor­ta di tra­slo­co volan­te per far pas­sa­re alme­no la barel­la e i para­me­di­ci.

Epi­so­di simi­li sono sta­ti pub­bli­ca­ti con vari video su Fb. L’impressione è che chi ha ela­bo­ra­to que­sto pia­no sicu­rez­za, a Mari­no ci sia sta­to for­se solo di pas­sag­gio, così come chi lo ha appro­va­to in Pre­fet­tu­ra.

Cer­to è che la ven­di­ta dei bigliet­ti ha frut­ta­to alle cas­se comu­na­li un gros­so introi­to se le indi­scre­zio­ni dico­no (ma i nume­ri sono da con­fer­ma­re) che su qua­si 16 mila tic­ket ven­du­ti, più di 8.000 ven­du­ti onli­ne nem­me­no si sono pre­sen­ta­ti. 

Ed ecco un altro impor­tan­te aspet­to posi­ti­vo: gra­zie al tem­po incle­men­te, di gen­te ce n’è sta­ta di meno. Ma di meno non è un dato nega­ti­vo, bada­te, per­ché la gen­te era sem­pre tan­ta, ma era giu­sta. 

Il nume­ro giu­sto per non dover fare a bot­te per attra­ver­sa­re Piaz­za San Bar­na­ba, il nume­ro giu­sto per per­met­te­re a tut­ti di assi­ste­re agli even­ti in pro­gram­ma e goder­si la festa. 

Fos­se­ro venu­ti gli altri 8.000 for­se non sareb­be sta­to così. In que­sto modo la Sagra è sta­ta frui­bi­le anche a fami­glie e per­so­ne stan­che di res­se e vie impra­ti­ca­bi­li. 

Resta però il fat­to che ven­de­re deci­ne di miglia­ia di bigliet­ti sen­za curar­si del fat­to che ognu­no di essi matu­ra­va con l’ac­qui­sto il dirit­to di visi­ta­re musei e grot­te, è da paz­zi. Come si può pre­ve­de­re che i volon­ta­ri pos­sa­no riu­sci­re a gesti­re flus­si di que­sta enti­tà se le visi­te dura­no una mez­zo­ra e pos­so­no vede­re la par­te­ci­pa­zio­ne al mas­si­mo di 20 visi­ta­to­ri? O peg­gio, ven­de­re miglia­ia di acces­si alla degu­sta­zio­ne, sen­za che in effet­ti il luo­go desi­gna­to o la strut­tu­ra crea­ta per­met­ta­no di rice­ve­re tan­ti ospi­ti? Se la sono vista brut­ta i volon­ta­ri che gesti­va­no que­sti spa­zi che, ad un cer­to pun­to, han­no dovu­to chiu­de­re tut­to per impos­si­bi­li­tà di con­te­ne­re la fol­la. Que­sto sul­la ‘Gabriel­li’ non cre­do fos­se con­tem­pla­to.

Non è sta­to cer­to il bigliet­to d’in­gres­so, inol­tre, che ha rego­la­to il flus­so dei visi­ta­to­ri, quan­to le pre­vi­sio­ni atmo­sfe­ri­che. Chi lo affer­ma, lo fa in mala fede. Se fos­se­ro venu­ti anche gli altri pagan­ti e se il tem­po aves­se pro­mes­so la clas­si­ca dome­ni­ca da ottom­bra­ta roma­na, ai famo­si 30.000 ingres­si ci sarem­mo arri­va­ti e sareb­be sta­to un disa­stro in uno spa­zio così ristret­to e chiu­so da gab­bie. For­se ripen­sa­re il limi­te mas­si­mo a 10.000 per­so­ne sareb­be più oppor­tu­no e ren­de­reb­be la festa più frui­bi­le nei pros­si­mi anni.

Così come il bigliet­to non ha fer­ma­to lo scem­pio annua­le dei ragaz­zi ubria­chi che, di buon gra­do, han­no anche paga­to di più gli improv­vi­sa­ti tour ope­ra­tor che pro­met­te­va­no loro dai 5 litri al mez­zo litro di vino duran­te il viag­gio per arri­va­re qui già sbron­zi. Poco han­no fat­to i con­trol­li, per­ché a fron­te di qua­si 800 ragaz­zi arri­va­ti, 150 bot­ti­glie seque­stra­te sono una bar­zel­let­ta. A nien­te sono val­se le ordi­nan­ze se, come testi­mo­nia­no le nostre imma­gi­ni, i ragaz­zi han­no potu­to acqui­sta­re liquo­ri, supe­ral­co­li­ci e vino in bot­ti­glia tran­quil­la­men­te e con­su­mar­lo duran­te la festa in bel­la vista. In mol­ti mari­ne­si, però, han­no lamen­ta­to di non aver potu­to acqui­sta­re il vino per la pro­pria fami­glia il vener­dì del­la festa al super­mer­ca­to.  Avreb­be­ro dovu­to aspet­ta­re la dome­ni­ca e rivol­ger­si ad un bar, pro­ba­bil­men­te.

E quin­di il soli­to caro­sel­lo di vomi­to, feci e malo­ri. 

Il pro­ble­ma è che anche al peg­gio ci si abi­tua ed ormai sem­bra che que­sta cosa sia data qua­si per scon­ta­ta, quin­di guai a lamen­tar­se­ne, per­ché subi­to i più rea­li­sti del re invei­sco­no e lan­cia­no insul­ti di alto tra­di­men­to a chi osa far nota­re che i vico­li del Cen­tro Sto­ri­co diven­ta­no ogni anno vespa­sia­ni, per­ché i bagni pub­bli­ci sono posi­zio­na­ti male (ecla­tan­te il caso dei bagni davan­ti all’ingresso del­la Scuo­la Pao­lo Mer­cu­ri) e non segna­la­ti ade­gua­ta­men­te.

Baste­reb­be ave­re l’umiltà di capi­re ed ammet­te­re che non tut­to è anda­to bene e che quel­lo che ha fun­zio­na­to male si può miglio­ra­re, ma ai tem­pi del tifo da esal­ta­ti è dif­fi­ci­le pre­ten­de­re un ragio­na­men­to civi­le.

Il tic­ket è un’ottima idea, lo riba­di­sco, ma non ser­ve cer­to ad evi­ta­re l’entrata del­le orde Era­smus e non può esse­re appli­ca­to per entra­re in pae­se a vede­re il com­ples­so del­la festa. Dovreb­be esse­re a nume­ro chiu­so e solo per le degu­sta­zio­ni, visto che si trat­ta di un even­to coe­ren­te e qua­li­fi­can­te per il ter­ri­to­rio e l’unico che richia­ma la voca­zio­ne ori­gi­na­ria del­la Sagra così come era sta­ta pen­sa­ta da Ciprel­li, altro gran­de dimen­ti­ca­to da que­sta edi­zio­ne.

La chiu­su­ra del Cen­tro Sto­ri­co fat­ta in que­sto modo non va bene e soprat­tut­to biso­gna dare più infor­ma­zio­ni e pass garan­ti­ti a resi­den­ti e domi­ci­lia­ti, onde evi­ta­re disa­gi ad una popo­la­zio­ne che ogni anno di più vive la Sagra come una del­le pia­ghe d’Egitto.

Per quan­to riguar­da l’allestimento, chie­den­do in giro, la gen­te si ricor­da solo una cosa: le lumi­na­rie. Sfar­zo­se senz’altro, ma sono d’accordo con il mio ex-Diret­to­re, Fabio Pol­li, quan­do le defi­ni­sce ‘pac­chia­ne’. Senz’altro col­pi­sco­no la mag­gio­ran­za che così maga­ri non vede il resto, è una stra­te­gia, per cari­tà, ma sareb­be for­se sta­to meglio opta­re per qual­co­sa di meno appa­ri­scen­te e anche meno caro, a mio per­so­na­le pare­re.

Gli addob­bi disgra­zia­ti del­la sca­li­na­ta di Palaz­zo Colon­na, per­ché come pre­ve­di­bi­le pre­da dei van­da­li (den­tro il recin­to non si è pen­sa­to alla guar­dia­nia), era­no la copia del­lo scor­so anno, ripro­po­sti per­ché bel­li anche in quel fran­gen­te. Nien­te di nuo­vo, quin­di.

In un pro­gram­ma che ha visto poche eccel­len­ze e tan­ta medio­cri­tà, con una sostan­zia­le pro­po­sta di cose che era­no sta­te boc­cia­te ine­so­ra­bil­men­te in pas­sa­to dal­la stes­sa giun­ta, sem­pre gra­zie a quel­le famo­se ‘fol­go­ra­zio­ni sul­la Via di Dama­sco’ che ci lascia­no un po’ per­ples­si (per­si­no all’interno del­lo stes­so Cor­teo, quest’anno Mar­can­to­nio a caval­lo non era più un peri­co­lo pub­bli­co), sono rima­sti nasco­sti anche even­ti di pre­gio qua­li il Con­cer­to del Mae­stro Negro­ni o la Mostra dedi­ca­ta alle ope­re del Mae­stro Mastro­ian­ni. Da nota­re anche che, allo stes­so tem­po, le ope­re monu­men­ta­li rega­la­te dal­lo scul­to­re a Mari­no, si erge­va­no tra cumu­li di immon­di­zia e scrit­te van­da­li­che.

Mor­ti­fi­ca­ta l’esibizione di Solea­dor Andreuz­zi ed i Farias Pata­go­nia, rele­ga­ta al Sagra­to del­la Chie­sa con un pes­si­mo audio, qua­si fos­se­ro arti­sti capi­ta­ti lì per caso, inve­ce dei musi­ci­sti di gran­de valo­re arti­sti­co inter­na­zio­na­le che sono.

Poi, in sostan­za, even­ti da festa di rio­ne o poco più, spes­so sovrap­po­sti. Nien­te degno di nota. Anche i car­ri paga­ti dal­l’U­nio­ne Com­mer­cian­ti*, sem­bra­va­no più la scim­miot­ta­tu­ra di un car­ne­va­le in tem­pi sba­glia­ti, sen­za un aci­no d’uva sopra, sen­za emo­zio­ne alcu­na. Bel­le rea­liz­za­zio­ni, cer­to, ma pri­ve di fasci­no. Ma tan­to fa, per il visi­ta­to­re ha comun­que fat­to colo­re.

La Sagra, del resto, lavo­ra da sola.

Una nota di meri­to è da rico­no­sce­re all’attore Ste­fa­no Tri­ca­ri­co, mari­ne­se d’adozione, che ha incar­na­to per­fet­ta­men­te e con uno spi­ri­to dav­ve­ro esem­pla­re Mar­can­to­nio Colon­na per entram­be le sfi­la­te, tan­to più se è vero che l’ha fat­to, come sem­bra, a tito­lo gra­tui­to. È riu­sci­to a con­vin­ce­re anche i più scet­ti­ci con la sim­pa­tia e il suo coin­vol­gi­men­to, meglio cer­to del­le com­par­sa­te di nomi più noti che atti­ra­no visi­ta­to­ri, ma poco dan­no alla rap­pre­sen­ta­zio­ne stes­sa. Mi è capi­ta­to di sen­ti­re più d’uno dichia­ra­re che ‘Stu Mar­can­to­nio è pro­prio azzec­ca­to, ma per­ché nun ce lasci­no sem­pre quis­su?’ e cer­to non è faci­le con­qui­sta­re i mari­ne­si, quin­di meri­to dop­pio al nostro con­cit­ta­di­no.

La man­can­za più gran­de di que­sta Sagra, non mi stan­che­rò mai di dir­lo, è sta­ta quel­la del­le asso­cia­zio­ni del ter­ri­to­rio. Se si esclu­do­no, infat­ti, quel­le lega­te al Cor­teo e alla gestio­ne dei loca­li comu­na­li lega­ti alla festa ed il Comi­ta­to Bor­go Gari­bal­di, che fa sem­pre una sua gra­di­ta ‘festa nel­la festa’, quest’anno dav­ve­ro ric­ca ed invi­tan­te, per il secon­do anno con­se­cu­ti­vo non tro­va­no posto le assi­si più impor­tan­ti di volon­ta­ria­to cit­ta­di­no. 

Non è d’obbligo la loro pre­sen­za, ovvio, l’ho già det­to, la Sagra va avan­ti anche da sola, ma si deno­ta uno scol­la­men­to dal­la socie­tà civi­le e dai mem­bri più atti­vi del ter­ri­to­rio che alla fine sem­bra pre­mia­re solo chi dal­le asso­cia­zio­ni si è distac­ca­to.

Scel­ta o casua­li­tà? Per­met­te­te­mi di dire che in poli­ti­ca, per mia espe­rien­za per­so­na­le, la casua­li­tà non è con­tem­pla­ta.

La Sagra è lun­gi dall’essere anco­ra patri­mo­nio popo­la­re quan­do si esclu­de una par­te di quel­li che per anni l’hanno orga­niz­za­ta e resa viva, ma soprat­tut­to la par­te­ci­pa­zio­ne il più vasta pos­si­bi­le ren­de­reb­be meno inci­si­vi anche atti van­da­li­ci e fur­ti che deno­ta­no una man­can­za cro­ni­ca di rispet­to del bene pub­bli­co.

Il patri­mo­nio dei Musei e dei per­cor­si in grot­ta, gli alle­sti­men­ti a Palaz­zo Colon­na, il Cor­teo Sto­ri­co, la Pro­ces­sio­ne, le Fon­ta­ne che dan­no vino, sono tut­ti pos­si­bi­li gra­zie ai volon­ta­ri del­le Asso­cia­zio­ni e dei Comi­ta­ti e que­sto non andreb­be mai dimen­ti­ca­to, per­ché la Sagra i mari­ne­si la sen­to­no e come. È par­te del loro DNA, è coin­vol­gi­men­to, sen­so di aggre­ga­zio­ne, è par­te­ci­pa­zio­ne. 

Ho visto ami­ci tra­sfe­ri­ti­si qui da altri pae­si distri­bui­re l’uva ed emo­zio­nar­si a can­ta­re Nan­nì. 

È un mec­ca­ni­smo che supe­ra qual­sia­si ammi­ni­stra­zio­ne, qual­sia­si tifo poli­ti­co.

È lo stes­so mec­ca­ni­smo che fa discu­te­re la gen­te da pri­ma che la festa ini­zi, duran­te e dopo. È lo stes­so moti­vo per cui si scri­vo­no edi­to­ria­li come que­sto, posi­ti­vi, nega­ti­vi, non impor­ta, ma sem­pre tesi a cer­ca­re di miglio­ra­re l’edizione suc­ces­si­va. 

Ed è per que­sto che alla fine il mari­ne­se vede e nota tut­to. 

Il visi­ta­to­re è pri­vi­le­gia­to. Guar­da da fuo­ri le lumi­na­rie, resta a boc­ca aper­ta ammi­ran­do gli abi­ti del Cor­teo e poi la stes­sa boc­ca la chiu­de per bere il vino distri­bui­to dal­le Fon­ta­ne e se ne va sod­di­sfat­to e così dev’essere, ma il mari­ne­se osser­va anche altro.

Il mari­ne­se vede un pae­se asse­dia­to e si chie­de come mai non si rie­sce a tor­na­re a situa­zio­ni di più civil­tà e con­trol­lo. 

Il mari­ne­se è un po’ come l’anziano che osser­va i can­tie­ri o come i signo­ri che vener­dì per 3 ore han­no dato il cosid­det­to ‘cor­do­glio’ ai tec­ni­ci del­le lumi­na­rie per­ché sape­va­no loro cosa fare: ha sem­pre un’idea miglio­re, un pro­get­to più fun­zio­na­le, una spe­ran­za appe­sa. Ma non sem­pre que­ste aspi­ra­zio­ni sono mal ripo­ste. 

Per­so­nal­men­te, dome­ni­ca nell’assistere al con­to alla rove­scia per la distri­bu­zio­ne del vino dal­le Fon­ta­ne, mi sono emo­zio­na­ta a sen­ti­re quel­la miria­de di per­so­ne into­na­re ‘Lo vedi ecco Mari­no, la Sagra c’è dell’Uva’; uno dei pochi casi in cui tor­na l’orgoglio di esse­re mari­ne­se. 

Ali­men­ta­re que­sto orgo­glio e que­sto sen­so di appar­te­nen­za coin­vol­gen­do i mari­ne­si dal bas­so, soprat­tut­to ascol­tan­do­li, quan­do si lamen­ta­no per cose impor­tan­ti e anche quan­do le lamen­te­le sono assur­de, rispet­tan­do chi la Sagra la cono­sce e l’ha fat­ta negli anni, signi­fi­ca resti­tui­re loro una Festa che non può ave­re colo­ri o par­ti poli­ti­che. Signi­fi­ca par­la­re di inclu­sio­ne, non di esclu­sio­ne.

Signi­fi­ca resti­tui­re alla Sagra con­te­nu­to. 

Il con­te­ni­to­re già ce l’abbiamo, dob­bia­mo solo illu­mi­nar­lo anche negli altri gior­ni dell’anno.

*Su richie­sta dei Com­mer­cian­ti ret­ti­fi­co volen­tie­ri: i car­ri non sono sta­ti pre­si in pre­sti­to, ma paga­ti dal­l’U­nio­ne Com­mer­cian­ti. Mi scu­so, ma mi era sta­ta data (e pur­trop­po non solo a me) una noti­zia incom­ple­ta.

Foto di Fran­ce­sca Mar­ruc­ci, Gian­ni Alfon­si e vari uten­ti Fb dal grup­po Mari­no — Osser­va­to­rio sul­la poli­ti­ca

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