OBESITA’. PREVENZIONE, INFORMAZIONE E CONTROLLO. I CONSIGLI DELLA DOTTORESSA MACARIO

OBESITA’. PREVENZIONE, INFORMAZIONE E CONTROLLO. I CONSIGLI DELLA DOTTORESSA MACARIO

10/10/2018 0 Di Marco Montini

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Obe­si­tà, una pato­lo­gia che coin­vol­ge sem­pre più cit­ta­di­ni ita­lia­ni. Un tema scot­tan­te, attua­le e pre­oc­cu­pan­te. Ne abbia­mo par­la­to con la dot­to­res­sa Maria Ange­la Maca­rio, bio­lo­ga nutri­zio­ni­sta di fama nazio­na­le. Clas­se ’87, roma­na, tra le pri­me nutri­zio­ni­ste spor­ti­ve nel­la Capi­ta­le d’Italia, Maria Ange­la Maca­rio da anni si occu­pa di nutri­zio­ne e di die­te­ti­ca, in due noti stu­di di Roma e Fia­no Roma­no, è ricer­ca­tri­ce e autri­ce di stu­di e ricer­che in bio­lo­gia e bio­lo­gia del­la nutri­zio­ne.

Dot­to­res­sa Maca­rio, dati uffi­cia­li del 2017 affer­ma­no che un ita­lia­no su tre é obe­so. Come mai l’obesitá é una pato­lo­gia che non sem­bra dimi­nui­re?

“L’obesitá è una pato­lo­gia com­ples­sa, mul­ti­fat­to­ria­le, che vie­ne for­te­men­te influen­za­ta anche da fat­to­ri socia­li, ambien­ta­li, gene­ti­ci e psi­co­lo­gi­ci. Risol­ver­la resta una del­le più gran­di sfi­de del ‘900: i dati testi­mo­nia­no che un miglio­ra­men­to c’é ( lo dimo­stra l’a­na­li­si sull’obesitá infan­ti­le che scen­de del 13% rispet­to ai 10 anni fa, ndr) ma è anco­ra poco, va fat­to anco­ra mol­to per sen­si­bi­liz­za­re e cura­re tut­ti sui gran­di rischi e tut­te le con­se­guen­ze che por­ta il sovrap­pe­so”.

Lei affer­ma che l’obesita è una pato­lo­gia, influen­za­ta anche da fat­to­ri psi­co­lo­gi­ci. Cosa inten­de?

“Sem­pre più pazien­ti dichia­ra­no che a segui­to di un even­to del­la loro vita (ad esem­pio, un lut­to) cer­ca­no una “con­so­la­zio­ne” nel cibo, e ovvia­men­te quan­do que­sta situa­zio­ne sfug­ge al loro con­trol­lo, diven­ta pato­lo­gi­ca. Que­sto é la pro­va del for­tis­si­mo lega­me che c’è tra il siste­ma ner­vo­so e il cibo, e come que­sto influen­za il nostro com­por­ta­men­to di fron­te al cibo. A livel­lo neu­ro­na­le, infat­ti, la rego­la­zio­ne dei com­por­ta­men­ti nutri­zio­na­li è deman­da­ta a due tipi di cel­lu­le dell’impotalamo: neu­ro­ni, che pro­muo­vo­no l’assunzione di cibo, e (l’incremento di peso) e i neu­ro­ni ipo­ta­la­mi­ci, che inne­sca­no la sop­pres­sio­ne dell’appetito (e la per­di­ta di peso). E’ sta­to sco­per­to che il digiu­no crea un aumen­to del­le spi­ne den­dri­ti­che (i rice­vi­to­ri dei segna­li) del pri­mo tipo di neu­ro­ni indu­cen­do l‘assunzione di cibo. Se, inve­ce, la die­ta é iper­ca­lo­ri­ca, ric­ca di gras­si e dol­ci, nasco­no addi­rit­tu­ra den­tro l’ipotalamo nuo­vi neu­ro­ni, deter­mi­nan­do così un cir­co­lo vizio­so: più si man­gia e più sen­tia­mo di ave­re fame. A tut­to que­sto si aggiun­go­no com­po­nen­ti fon­da­men­ta­li a livel­lo neu­ro­na­le come ormo­ni e neu­ro­m­dia­to­ri, che influen­za­no que­sti siste­mi. Mec­ca­ni­smi com­ples­si, quin­di, che sono alla base del­la neu­ro­bio­lo­gia e del­le neu­ro­scien­ze che attual­men­te stu­dia­mo per capi­re qua­li sono i mec­ca­ni­smi del siste­ma ner­vo­so cen­tra­le che influi­sco­no sul sen­so di fame e sull’obesita”.

Lei par­la anche di una for­te com­po­nen­te gene­ti­ca dell’obesità. Ci può spie­ga­re che influen­za ha la gene­ti­ca sull’obesità?

“La com­po­nen­te gene­ti­ca sul­la pato­lo­gia dell’obesità é ormai cer­ta. Una del­le cau­se deter­mi­nan­ti per la pre­di­spo­si­zio­ne all’o­be­si­tà è dovu­ta al gene “OB”, al qua­le si deve la sin­te­si del­la lep­ti­na, un ormo­ne pro­tei­co che rego­la il sen­so di sazie­tà a livel­lo cere­bra­le. L’obesità ha un fat­to­re anche ere­di­ta­rio, que­sto spie­ga il ruo­lo impor­tan­te dei geni nel­la deter­mi­na­zio­ne del peso cor­po­reo nei bam­bi­ni. A que­sto pro­po­si­to, mi sem­bra fon­da­men­ta­le ricor­da­re anco­ra una vol­ta che la lot­ta al sovrap­pe­so deve comin­cia­re da bam­bi­ni, ovvia­men­te con l’aiuto di tut­ta la fami­glia, sen­za mai sot­to­va­lu­ta­re l’eccesso pon­de­ra­le di peso. Cosa che avvie­ne trop­po spes­so oggi”.

Da bio­lo­ga e ricer­ca­tri­ce ci può spie­ga­re come si sta lavo­ran­do? Qua­li sono le pro­spet­ti­ve futu­re per la lot­ta alla obe­si­tà? Esi­sto­no stu­di gene­ti­ci in que­sta dire­zio­ne?

“Cer­ta­men­te sì. Nel cor­so del 2015 é sta­to sco­per­to il ruo­lo di un gene chia­ma­to 14–3‑3zeta nell’obesità. Modu­lan­do l’espressione di que­sto gene nel topo si é osser­va­ta una dimi­nu­zio­ne o un aumen­to nell’accumulo di tes­su­to adi­po­so bian­co, asso­cia­to a obe­si­tà, malat­tie car­dio­va­sco­la­ri e dia­be­te. Secon­do la nuo­va ricer­ca, il gene con­trol­la la pro­li­fe­ra­zio­ne degli adi­po­ci­ti (cel­lu­le del tes­su­to adi­po­so) e la dimen­sio­ne di que­ste cel­lu­le, cioè l’accumulo di gras­si al loro inter­no. Que­sta sco­per­ta apre la stra­da a pos­si­bi­li tera­pie basa­te sul silen­zia­men­to del gene o sul bloc­co del­la pro­tei­na. Inol­tre, pro­prio que­st’an­no tra­mi­te tec­ni­ca di silen­zia­men­to geni­co é sta­to disa­bi­li­ta­to l’enzima MMP‑2 che ha reso pos­si­bi­le la ridu­zio­ne dell’aumento di peso in topi obe­si. Gli stu­di e le tec­ni­che di gene­ti­ca ed epi­ge­ne­ti­ca per la lot­ta sull’obesità sono mol­ti, e mol­to avan­ti: biso­gna con­ti­nua­re a fare come si é fat­to fino­ra, cioè pre­ven­zio­ne, infor­ma­zio­ne, ricer­ca e sem­pre da par­te del pazien­te rivol­ger­si al bio­lo­go nutri­zio­ni­sta sen­za mai sot­to­va­lu­ta­re il pro­ble­ma del sovrap­pe­so, già da bam­bi­ni”.

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