MARINO. LIBERAZIONE, PCI: NOVITA’ POSITIVA E GRAVE OMISSIONE SINDACO COLIZZA (M5S)

MARINO. LIBERAZIONE, PCI: NOVITA’ POSITIVA E GRAVE OMISSIONE SINDACO COLIZZA (M5S)

27/04/2017 0 Di Maurizio Aversa

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Parziale del­la man­i­fes­tazione uffi­ciale 25 aprile Mari­no

Let­tera aper­ta al Sin­da­co di Mari­no
Il 25 aprile, Fes­ta del­la Lib­er­azione. Per la pri­ma vol­ta, dopo parec­chi anni, il Comune ha svolto una man­i­fes­tazione che ha uni­to nel per­cor­so, l’usuale depo­sizione di coro­na ai cadu­ti e l’omaggio alla Par­ti­giana Enriquez Agno­let­ti. E’ una novità pos­i­ti­va. Grave­mente mac­chi­a­ta però, da un incom­pren­si­bile vuo­to di denun­cia e di memo­ria nel dis­cor­so uffi­ciale del Sin­da­co, avv. Car­lo Col­iz­za, che, non essendo igno­rante del­la mate­ria, è cer­ta­mente in tal modo, colpev­ole di omis­sione! Per questo la nos­tra let­tera aper­ta.
Egre­gio Sin­da­co, dob­bi­amo far­Le i nos­tri com­pli­men­ti per come è rius­ci­to, nel suo pri­mo dis­cor­so in occa­sione del 25 Aprile, ad evitare accu­rata­mente il ter­mine “naz­i­fas­cis­mo”: e lo ha espun­to in una maniera tal­mente abile che sem­bra­va di stare a sen­tire le avven­ture de ‘I ragazzi del­la Via Pal’. Con una dif­feren­za, trag­i­ca: i ragazzi, le donne, gli uomi­ni che in Italia si ribel­larono agli occu­pan­ti nazisti e ai loro sgher­ri fascisti non se la cavarono con un innocuo bag­no, come rac­con­ta­to nel bel roman­zo di Mòl­nar. Furono impic­cati, fucilati, vio­len­tati, bru­ciati vivi. Tor­tu­rati con i meto­di più raf­fi­nati. Bes­tiali, direm­mo. Seviziati a Via Tas­so, alla Pen­sione Iac­cari­no, nelle tante ‘Vil­la Triste’ dis­sem­i­nate un po’ ovunque nel nos­tro Paese. Neanche alle bestie si ris­er­va un trat­ta­men­to sim­i­le, se non, forse, a quelle che van­no al mat­ta­toio. Ecco, Sign­or Sin­da­co: nazisti e fascisti, in poco più di dieci anni rius­cirono a far diventare l’Europa un enorme mat­ta­toio a cielo aper­to. Lei, nei dieci minu­ti del suo dis­cor­so, non è rius­ci­to a indi­care, nem­meno per sbaglio, i respon­s­abili di quel­la mat­tan­za. Allo­ra glieli indichi­amo noi, anco­ra una vol­ta. Chi mise a fer­ro e a fuo­co le nos­tre cit­tà e l’intero Con­ti­nente, chi mosse guerre di con­quista, nel folle ten­ta­ti­vo di rin­verdire la memo­ria di Imperi pas­sati e sepolti, ha un nome: “naz­i­fas­cis­mo”. E un volto. Anzi, i volti, livi­di, ran­corosi, nevras­teni­ci che solo i fascisti (e i nazisti) pote­vano e pos­sono avere. Il volto di chi bas­tona a tradi­men­to, di chi spara a bru­ci­a­pe­lo, di chi spia e origlia i dis­cor­si sul tram, in casa, in uffi­cio. Sen­za nes­suna polem­i­ca da parte nos­tra, ma per Sua cul­tura, sfogli le immag­i­ni dei ‘ragazzi di Salò’ e quelle dei par­ti­giani. Ce ne sono tan­ti di lib­ri sull’argomento. Le met­ta a con­fron­to. Si sof­fer­mi a guardare i volti cerei e incar­og­ni­ti degli ader­en­ti alle Brigate Nere che salu­tano con il pug­nale alza­to i loro capo­r­i­oni, sapen­do che per loro ormai è fini­ta. E guar­di i volti sor­ri­den­ti dei par­ti­giani che sfi­lano nelle cit­tà lib­er­ate, col mitra a tra­col­la, e la certez­za di una nuo­va vita dinanzi a loro. Se li osserverà atten­ta­mente noterà subito che non sono uguali. I pri­mi non han­no istanze da fare, non chiedono nul­la; forse (forse) pre­sagis­cono qual­cosa: che le loro pul­sioni di morte e tut­ta quel­la ridi­co­la pac­cot­tiglia fat­ta di gagliardet­ti e mostrine, teschi e tibie incro­ci­ate, tra poco fini­ran­no nell’immondezzaio del­la Sto­ria. I par­ti­giani, le donne e gli uomi­ni che han­no com­bat­tuto con­tro l’occupante nazista e i loro ascari fascisti, vicev­er­sa, san­no di avere il futuro nelle loro mani. Per­ché han­no lot­ta­to. Per­ché han­no vin­to. Per­ché sono usci­ti dalle loro case e, con i loro cor­pi, han­no occu­pa­to le vie, le piazze, i mar­ci­apie­di. Ecco, Sign­or Sin­da­co: quei par­ti­giani, quelle donne e quegli uomi­ni non si sareb­bero accon­tentati, come voi del Movi­men­to, di un casuale e qualun­quis­ti­co ‘Vaf­fa day’ o di un ‘mi piace’ invi­a­to elet­tron­i­ca­mente. Per­ché, al con­trario del vostro Movi­men­to, sape­vano che solo i cor­pi cre­ano desideri, aspi­razioni, con­flit­ti (sociali, intel­let­tuali) e solo questo può cam­biare, in meglio, la sto­ria di un Paese. Lei, Sign­or Sin­da­co, e il suo Movi­men­to, vor­reste espun­gere, oltre alla memo­ria, il con­flit­to. Siete il Movi­men­to del ‘tut­ti a casa’. Del ‘ghe pen­si mì’. Qualche stu­dioso ha già defini­to il vostro Movi­men­to ‘un con­teni­tore di dis­a­gio’. Per la sin­is­tra e il Pci siete l’ennesimo ‘bloc­co sociale’ che, sen­za offe­sa, si can­di­da a servire gli inter­es­si delle cat­e­gorie da voi rap­p­re­sen­tate: avvo­cati, notai, den­tisti e liberi pro­fes­sion­isti. E gli ‘inter­es­si’ sono, egre­gio Sin­da­co, a ben vedere ‘ide­olo­gie’. Quelle stesse ide­olo­gie che Lei, Sign­or Sin­da­co, nel suo furbesca­mente innocuo dis­cor­so del ‘vole­mose bbene’ del 25 Aprile, sem­bra dis­prez­zare. Ma che poi usa, in maniera sur­ret­tizia, per dimostrare l’indimostrabile: che carn­efi­ci e vit­time sono sul­lo stes­so piano. Che destra e sin­is­tra sono uguali. Che “né destra né sin­is­tra…”. Non potrà mai esser­lo. Non lo sarà mai. Il PCI di Mari­no

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