Viterbo: il capretto Sgarbi adottato e salvato da un aviatore in pensione

Viterbo: il capretto Sgarbi adottato e salvato da un aviatore in pensione

30/03/2016 0 Di Redazione

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capretto1LA STORIA DEL CAPRETTO SGARBI ADOTTATO DA UN AVIATORE IN PENSIONE. “STAVA MORENDO, L’HO PORTATO A CASA MIA, GLI DO’ IL LATTE CON IL BIBERON. ORMAI E’ DI FAMIGLIA, MORIRA’ DI VECCHIAIA”, DICE IL SUO “PAPA’ ” SU RADIO CUSANO CAMPUS- FOTO 
A Viter­bo, nel Lazio, c’è una nuo­va star. Un capret­to di due set­ti­ma­ne che è sta­to adot­ta­to dal signor Gio­van­ni Ros­si, un avia­to­re in pen­sio­ne, che lo ha sal­va­to da mor­te cer­ta e che gli ha dato un nome che sicu­ra­men­te non pas­se­rà inos­ser­va­to: Sgar­bi.
Rober­to Ardui­ni e Andrea Di Cian­cio con­dut­to­ri di ECG Regio­ne, su Radio Cusa­no Cam­pus, l’e­mit­ten­te del­l’U­ni­ver­si­tà degli Stu­di Nic­co­lò Cusa­no, han­no con­tat­to il signor Gio­van­ni Ros­si e gli han­no chie­sto come è nata que­sta ami­ci­zia: “Sgar­bi due set­ti­ma­ne fa è sta­to par­to­ri­to dal­la madre, ma la sua mam­ma lo ha abban­do­na­to. Non si capi­sce per­ché, la madre ha par­to­ri­to due capret­ti. Uno lo ha accet­ta­to, l’al­tro, Sgar­bi, lo cac­cia­va via, lo pren­de­va per le orec­chie e lo but­ta­va via. Abbia­mo pro­va­to anche ad attac­car­glie­lo al seno ma nien­te, non ne vole­va sape­re.  Ho tro­va­to Sgar­bi che non si reg­ge­va nean­che in pie­di, mez­zo mor­to, per­ché ho por­ta­to la pota­tu­ra del­le oli­ve ad un ami­co che ha le capre. Sta­va moren­do, pia­no pia­no con la sirin­ga per le pun­tu­re ho ini­zia­to a dar­gli il lat­te, all’i­ni­zio ogni due ore, poi un po’ meno, ora lo pren­de con il bibe­ron cin­que vol­te al gior­no. Per­ché l’ho chia­ma­to Sgar­bi? Beh, lui dice capre a tut­ti, ora che que­sto capret­to lo trat­to pra­ti­ca­men­te come un uma­no mi è venu­to spon­ta­neo chia­mar­lo così”.
Il capret­to si è mol­to affe­zio­na­to al signor Gio­van­ni: “Mi ha pre­so pra­ti­ca­men­te come un padre, è per me ormai è qua­si come un figlio, gira sem­pre attor­no a me. Di gior­no lo por­to a pas­seg­gio con me in cam­pa­gna, di not­te dor­me nel­l’in­ter­ca­pe­di­ne di casa mia. Ormai dor­me dal­la sera alle nove alla mat­ti­na alle sei, un po’ come un uma­no. Le pri­me not­ti, inve­ce, scen­de­vo ogni due ore a dar­gli da man­gia­re. Sgar­bi a casa mia l’han­no accol­to benis­si­mo. Anche il mio cane, Tur­bo, un tro­va­tel­lo di set­te anni, ci ha già fat­to ami­ci­zia”.
Sgar­bi non rischia di fini­re male: “Asso­lu­ta­men­te no, per cari­tà, è di fami­glia ades­so, ormai mi sono trop­po affe­zio­na­to. Il mio capret­to Sgar­bi mori­rà di vec­chia­ia”. 

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