SPECIALE MENOPAUSA: DA OGGI UNA NUOVA TERAPIA SENZA PROGESTINICO

SPECIALE MENOPAUSA: DA OGGI UNA NUOVA TERAPIA SENZA PROGESTINICO

08/03/2016 0 Di Redazione

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menopausaSPECIALE MENOPAUSA

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  RICERCA: LE DONNE E LA MENOPAUSA
» 5,9 MiB  — 08/03/2016
A CURA DI ISABELLA CECCHINI, STEFANIA FREGOSI, EMANUELA DE SANTIS DIPARTIMENTO SALUTE — GFK ITALIA 2 mar­zo 2016

Meno­pau­sa, ogni don­na la vive in modo diver­so. Da oggi per tut­te una nuo­va Tera­pia Ormo­na­le sen­za pro­ge­sti­ni­co

 Tan­te don­ne, altret­tan­ti modi di vive­re la meno­pau­sa:  l’impatto varia a secon­da del­la sto­ria per­so­na­le e del gra­do di accet­ta­zio­ne.

Per tut­te, comu­ne è l’esigenza di con­tra­sta­re i sin­to­mi vaso­mo­to­ri  come le vam­pa­te di calo­re, che com­pro­met­to­no la vita di rela­zio­ne,  e pre­ve­ni­re l’insorgenza di gra­vi malat­tie come l’osteoporosi e le malat­tie car­dio­va­sco­la­ri. Lo rive­la un’indagine con­dot­ta da GfK Ita­lia per MSD Ita­lia.

Dopo anni di assen­za di novi­tà tera­peu­ti­che rile­van­ti, gra­zie ad un accor­do com­mer­cia­le  tra Pfi­zer e MSD, arri­va in Ita­lia il pri­mo di una clas­se di far­ma­ci, defi­ni­to TSEC,  Tis­sue Selec­ti­ve Estro­gen Com­plex o Com­ples­so Estro­ge­ni­co Tes­su­to-Selet­ti­vo,  Tera­pia Ormo­na­le Sosti­tu­ti­va sen­za pro­ge­sti­ni­ci, una com­bi­na­zio­ne  di estro­ge­ni coniu­ga­ti e baze­do­xi­fe­ne che ridu­ce i sin­to­mi del­la meno­pau­sa.

Le “ras­se­gna­te” la tol­le­ra­no, le “sere­ne” la vivo­no con tran­quil­li­tà, ma le “eter­ne ragaz­ze” e le “per­for­man­ti” si atti­va­no per tro­va­re solu­zio­ni. Tan­te sono le don­ne quan­ti i modi di vive­re la meno­pau­sa. Il per­cor­so è comu­ne a tut­te: quel­lo che cam­bia sono i vis­su­ti, la velo­ci­tà con cui si arri­va al trat­ta­men­to, le atte­se ver­so la tera­pia ed il gra­do di sod­di­sfa­zio­ne. Così come cam­bia la gra­vi­tà dei sin­to­mi, che con­di­zio­na l’assunzione o meno di una tera­pia. Tut­te le over 50 sono infat­ti acco­mu­na­te dal timo­re per i sin­to­mi del­la meno­pau­sa, che pos­so­no com­pro­met­te­re la qua­li­tà del­la vita a bre­ve, medio e lun­go ter­mi­ne. A dir­lo è la ricer­ca “Le don­ne e la meno­pau­sa” con­dot­ta da GfK Ita­lia per con­to di MSD Ita­lia i cui risul­ta­ti ven­go­no pre­sen­ta­ti oggi in occa­sio­ne del 17° World Con­gress del­la Socie­tà Inter­na­zio­na­le di Gine­co­lo­gia Endo­cri­no­lo­gi­ca — ISGE.

Uno dei mag­gio­ri fat­to­ri che ridu­co­no la com­plian­ce all’utilizzo del­la Tera­pia Ormo­na­le Sosti­tu­ti­va è rap­pre­sen­ta­to dall’intolleranza al pro­ge­sti­ni­co1. Ades­so, per le don­ne per le qua­li la tera­pia con­te­nen­te pro­ge­sti­ni­co non è appro­pria­ta, gra­zie ad un accor­do tra Pfi­zer e MSD, arri­va in Ita­lia Dua­vi­ve®, il pri­mo di una clas­se di far­ma­ci, la TSEC, Tis­sue Selec­ti­ve Estro­gen Com­plex o Com­ples­so Estro­ge­ni­co Tes­su­to-Selet­ti­vo, in gra­do di con­tra­sta­re in modo effi­ca­ce i più fasti­dio­si sin­to­mi meno­pau­sa­li: vam­pa­te di calo­re, sudo­ra­zio­ni not­tur­ne e qua­li­tà del son­no. Pro­ble­mi che, secon­do l’indagine, com­pro­met­to­no il benes­se­re fisi­co ma anche la sfe­ra ses­sua­le e la vita di rela­zio­ne.

Il far­ma­co è un’associazione tra un modu­la­to­re selet­ti­vo del recet­to­re degli estro­ge­ni (SERM), il baze­do­xi­fe­ne, ed estro­ge­ni natu­ra­li. Il van­tag­gio è dupli­ce: con gli estro­ge­ni il far­ma­co man­tie­ne i bene­fi­ci del­la tera­pia ormo­na­le e con baze­do­xi­fe­ne ridu­ce il rischio di iper­pla­sia endo­me­tria­le.

«Si trat­ta di un’importante inno­va­zio­ne tera­peu­ti­ca effi­ca­ce nel con­tra­sta­re i sin­to­mi cor­re­la­ti alla caren­za di estro­ge­ni, indi­ca­ta per le don­ne con ute­ro per le qua­li la tera­pia pro­ge­sti­ni­ca non è appro­pria­ta» affer­ma Andrea Ric­car­do Genaz­za­ni, Pro­fes­so­re ordi­na­rio di Gine­co­lo­gia e Oste­tri­cia dell’Università degli Stu­di di Pisa e Pre­si­den­te ISGE — Inter­na­tio­nal Socie­ty of Gyne­co­lo­gi­cal Endo­cri­no­lo­gy. «Si trat­ta di una com­bi­na­zio­ne di estro­ge­ni coniu­ga­ti e baze­do­xi­fe­ne. Quin­di una tera­pia ormo­na­le sen­za pro­ge­sti­ni­co. Gli estro­ge­ni coniu­ga­ti rim­piaz­za­no la man­ca­ta pro­du­zio­ne estro­ge­ni­ca nel­le don­ne in meno­pau­sa ed alle­via­no i sin­to­mi meno­pau­sa­li. Poi­ché gli estro­ge­ni pro­muo­vo­no la cre­sci­ta dell’endometrio, i loro effet­ti, se non con­tra­sta­ti, aumen­ta­no il rischio di iper­pla­sia e can­cro del­l’en­do­me­trio. Da qui la neces­si­tà dell’aggiunta di baze­do­xi­fe­ne, che agi­sce come anta­go­ni­sta del recet­to­re degli estro­ge­ni nell’utero, ridu­cen­do note­vol­men­te il rischio indot­to dagli estro­ge­ni di iper­pla­sia endo­me­tria­le in don­ne non iste­rec­to­miz­za­te. Infat­ti, il baze­do­xi­fe­ne è un modu­la­to­re selet­ti­vo del recet­to­re degli estro­ge­ni che, a secon­da dei tes­su­ti nei qua­li tali recet­to­ri sono espres­si, può o agi­re da anta­go­ni­sta dei recet­to­ri (effet­ti ini­ben­ti), come nel tes­su­to mam­ma­rio ed endo­me­tria­le, o agi­re da ago­ni­sta su altri tes­su­ti, con un effet­to sti­mo­lan­te sui recet­to­ri)».

Da tem­po vie­ne uti­liz­za­ta la Tera­pia Ormo­na­le Sosti­tu­ti­va (TOS) a base di estro­ge­ni e pro­ge­sti­ni­ci per tene­re sot­to con­trol­lo e miti­ga­re gli effet­ti meno­pau­sa­li. Tut­ta­via il suo pro­fi­lo di sicu­rez­za e la tol­le­ra­bi­li­tà sono anco­ra in discus­sio­ne e secon­do quan­to emer­ge dal­la ricer­ca, i moti­vi per cui non vie­ne usa­ta sono prin­ci­pal­men­te due: alcu­ne don­ne non voglio­no assu­me­re ormo­ni e sono con­tra­rie all’utilizzo di far­ma­ci per i sin­to­mi del­la meno­pau­sa, con­si­de­ra­ta un even­to natu­ra­le che deve esse­re accet­ta­to.

Sull’altro piat­to del­la bilan­cia, le ragio­ni che spin­go­no inve­ce le don­ne che han­no ini­zia­to una TOS a non abban­do­na­re la tera­pia sono la ridu­zio­ne dei sin­to­mi, la dimi­nu­zio­ne del rischio di osteo­po­ro­si e pro­ble­mi car­dio­va­sco­la­ri.

«La TOS è indi­ca­ta per le don­ne che pre­sen­ta­no sin­to­mi mode­ra­to-seve­ri asso­cia­ti alla meno­pau­sa – com­men­ta Chia­ra Bene­det­to, Pro­fes­so­re ordi­na­rio di Gine­co­lo­gia e Oste­tri­cia dell’Università degli Stu­di di Tori­no – i bene­fi­ci del­la Tera­pia Ormo­na­le Sosti­tu­ti­va si mani­fe­sta­no rapi­da­men­te in ter­mi­ni di miglio­ra­men­to del­la qua­li­tà di vita del­la don­na e a medio-lun­go ter­mi­ne come pre­ven­zio­ne nei con­fron­ti di alcu­ne malat­tie che aumen­ta­no nel ses­so fem­mi­ni­le dopo la meno­pau­sa, in par­ti­co­la­re osteo­po­ro­si, malat­tie car­dio­va­sco­la­ri e dege­ne­ra­ti­ve. Però la TOS deve esse­re ini­zia­ta subi­to dopo la meno­pau­sa affin­ché gli estro­ge­ni assun­ti pos­sa­no eser­ci­ta­re il loro effet­to pro­tet­ti­vo su tut­ti gli orga­ni coin­vol­ti (vasi san­gui­gni, cute, cer­vel­lo, pel­le, muco­se, vie uri­na­rie etc.) e impe­di­re la com­par­sa di una serie di alte­ra­zio­ni che negli anni por­ta­no all’insorgenza di gra­vi malat­tie».

Nono­stan­te l’aspettativa di vita sia aumen­ta­ta, l’età in cui soprag­giun­ge la meno­pau­sa natu­ra­le non è cam­bia­ta signi­fi­ca­ti­va­men­te negli ulti­mi anni. Oggi una don­na tra­scor­re cir­ca 30 anni, ovve­ro qua­si un ter­zo del­la sua vita, in post-meno­pau­sa. Mol­te don­ne con­si­de­ra­no que­sta tap­pa come la mani­fe­sta­zio­ne con­cre­ta dell’invecchiamento, altre come l’inizio di una nuo­va epo­ca del­la loro esi­sten­za: in ogni caso le don­ne in meno­pau­sa rap­pre­sen­ta­no oggi il grup­po socia­le più nume­ro­so anche in con­si­de­ra­zio­ne del­la mag­gio­re lon­ge­vi­tà fem­mi­ni­le.

«Il modo in cui la don­na per­ce­pi­sce e vive l’arrivo del­la meno­pau­sa dipen­de in lar­ga par­te da ciò che ha semi­na­to e da quel­lo che ha rice­vu­to negli anni. Tut­to dipen­de dal vis­su­to di cia­scu­na don­na – sot­to­li­nea Ros­sel­la Nap­pi, Pro­fes­so­re asso­cia­to di Cli­ni­ca Oste­tri­ca e Gine­co­lo­gi­ca, Dipar­ti­men­to di Scien­ze cli­ni­che-chi­rur­gi­che, dia­gno­sti­che e pedia­tri­che dell’Università degli Stu­di di Pavia – un dato, que­sto, che si rile­va chia­ra­men­te nell’indagine rea­liz­za­ta da MSD, dal­la qua­le emer­ge il con­cet­to di meno­pau­sa qua­le feno­me­no decli­na­to tra natu­ra e cul­tu­ra. Per­ché, a fron­te di un even­to scrit­to nel­la bio­lo­gia natu­ra­le fem­mi­ni­le, gli aspet­ti di ordi­ne socia­le, cogni­ti­vo ed emo­zio­na­le lega­ti al vis­su­to e all’esperienza del­la don­na, fan­no sì che essa affron­ti e si con­fron­ti con que­sta fase del­la vita in modo dif­fe­ren­te per tro­va­re solu­zio­ni. Il vero pro­ble­ma sta pro­prio nel­la dif­fi­col­tà dell’approccio, con­si­de­ra­te le diver­se mani­fe­sta­zio­ni dei sin­to­mi del­la meno­pau­sa nel­le don­ne o i diver­si vis­su­ti da par­te di cia­scu­na di loro e, a vol­te, il medi­co può non esse­re pre­pa­ra­to ad affron­ta­re e trat­ta­re la meno­pau­sa con le sue mol­te­pli­ci sfac­cet­ta­tu­re, men­tre la don­na vuo­le un medi­co che sap­pia anche ascol­tar­la».

La com­bi­na­zio­ne di estro­ge­ni coniu­ga­ti e baze­do­xi­fe­ne per­met­te­rà a mol­te don­ne in post meno­pau­sa, per le qua­li i pro­ge­sti­ni­ci non sono appro­pria­ti, l’accesso alla tera­pia.

INTERVISTE:

Andrea Ric­car­do Genaz­za­ni

Pro­fes­so­re ordi­na­rio di Gine­co­lo­gia e Oste­tri­cia, Uni­ver­si­tà degli Stu­di di Pisa

Pre­si­den­te ISGE — Inter­na­tio­nal Socie­ty of Gyne­co­lo­gi­cal Endo­cri­no­lo­gy

Estro­ge­ni coniu­ga­ti e baze­do­xi­fe­ne, dop­pio effet­to nel trat­ta­men­to del­la meno­pau­sa: ridu­zio­ne dei sin­to­mi e pro­te­zio­ne dal rischio tumo­re

 La sin­to­ma­to­lo­gia carat­te­ri­sti­ca del­la meno­pau­sa è varia e sog­get­ti­va, ma uno dei sin­to­mi più fre­quen­ti e più cono­sciu­ti sono le cosid­det­te vam­pa­te di calo­re. Di cosa si trat­ta? Che impat­to han­no sul­la vita quo­ti­dia­na del­le don­ne che ne sono col­pi­te?

Le vam­pa­te di calo­re sono sicu­ra­men­te uno dei sin­to­mi più fre­quen­ti tra la popo­la­zio­ne fem­mi­ni­le in meno­pau­sa. Il distur­bo, che rien­tra tra quel­li che col­pi­sco­no il siste­ma neu­ro-endo­cri­no, si mani­fe­sta nel­la mag­gior par­te del­le don­ne (50%-90%) come tipi­co effet­to acu­to peri­fe­ri­co. La fre­quen­za e l’intensità del feno­me­no sono assai varia­bi­li da don­na a don­na. La vam­pa­ta di calo­re è una sen­sa­zio­ne tran­si­to­ria e mol­to sog­get­ti­va di calo­re inten­so e improv­vi­so, dovu­ta alla vaso­di­la­ta­zio­ne cuta­nea, di dura­ta e inten­si­tà varia­bi­le, per­ce­pi­ta a livel­lo del viso, del col­lo, del capo e del tora­ce. Di soli­to è segui­ta da sudo­ra­zio­ne e sen­sa­zio­ne di fred­do. La cau­sa del­le vam­pa­te è la caren­za di estro­ge­ni, che modi­fi­ca la pro­du­zio­ne di nora­dre­na­li­na e sero­to­ni­na e inter­fe­ri­sce con i cen­tri depu­ta­ti al con­trol­lo del­la tem­pe­ra­tu­ra cor­po­rea. Si trat­ta di un sin­to­mo capa­ce di alte­ra­re nega­ti­va­men­te e in modo signi­fi­ca­ti­vo la vita di rela­zio­ne e la qua­li­tà di vita del­le don­ne anche per­ché distur­ba alcu­ne del­le fun­zio­ni vita­li come il ripo­so not­tur­no, pro­vo­can­do risve­gli improv­vi­si e inson­nia.

Qua­li sono le pato­lo­gie per le qua­li la meno­pau­sa com­por­ta un aumen­to dei fat­to­ri di rischio? È vero che alcu­ni sin­to­mi del­la meno­pau­sa pos­so­no esse­re spia di alcu­ne pato­lo­gie?

La pre-meno­pau­sa e la post-meno­pau­sa sono carat­te­riz­za­te da una con­ti­nua oscil­la­zio­ne ormo­na­le che por­ta alla pro­gres­si­va ridu­zio­ne del­la com­po­nen­te estro­ge­ni­ca. Que­sto stra­vol­gi­men­to dell’attività endo­cri­na com­por­ta modi­fi­ca­zio­ni impor­tan­ti a cari­co degli orga­ni ripro­dut­ti­vi (vagi­na, ute­ro, ova­ie) ma coin­vol­ge anche tut­ti gli orga­ni nei qua­li sono pre­sen­ti i recet­to­ri per gli estro­ge­ni (cuo­re, vasi san­gui­gni, cer­vel­lo, ossa, appa­ra­to dige­ren­te) con con­se­guen­te aumen­to del rischio per tut­te le prin­ci­pa­li pato­lo­gie dege­ne­ra­ti­ve: malat­tie car­dio­va­sco­la­ri in sen­so lato, osteo­po­ro­si e frat­tu­re, depres­sio­ne, demen­ze. Le vam­pa­te di calo­re e gli altri sin­to­mi lega­ti alla meno­pau­sa sono la spia di una mag­gio­re fra­gi­li­tà del­la don­na e di una sua par­ti­co­la­re vul­ne­ra­bi­li­tà in que­sta fase del­la vita.

Che cosa si inten­de per Tera­pia Ormo­na­le Sosti­tu­ti­va? In che modo è di sup­por­to per la don­na duran­te la meno­pau­sa?

La Tera­pia Ormo­na­le Sosti­tu­ti­va sosti­tui­sce ciò che è anda­to per­du­to, vale a dire gli estro­ge­ni.

Quan­do, come e per quan­to tem­po ricor­re­re ad una Tera­pia Ormo­na­le Sosti­tu­ti­va è una valu­ta­zio­ne che vie­ne ese­gui­ta dal gine­co­lo­go, insie­me alla don­na, in base ai distur­bi e alla loro inten­si­tà, al rischio indi­vi­dua­le di incor­re­re in deter­mi­na­te pato­lo­gie e all’approccio che la don­na ha nei con­fron­ti del­la meno­pau­sa. Soli­ta­men­te, quan­do la don­na ha con­ser­va­to l’utero la TOS con­si­ste nell’utilizzo con­ti­nua­ti­vo o cicli­co di estro­ge­ni e pro­ge­ste­ro­ne o pro­ge­sti­ni­ci per via ora­le, trans­der­mi­ca o tran­sva­gi­na­le. La TOS ripri­sti­na l’equilibrio ormo­na­le ante­ce­den­te alla meno­pau­sa, miglio­ra l’umore e appor­ta van­tag­gi signi­fi­ca­ti­vi all’intero orga­ni­smo e alla qua­li­tà del­la vita.

Qua­li bene­fi­ci com­por­ta l’utilizzo del­la com­bi­na­zio­ne estro­ge­ni coniu­ga­ti baze­do­xi­fe­ne rispet­to alle tra­di­zio­na­li Tera­pie Ormo­na­li Sosti­tu­ti­ve? In che ter­mi­ni il nuo­vo far­ma­co a base di estro­ge­ni coniu­ga­ti e baze­do­xi­fe­ne rap­pre­sen­ta un “pas­so avan­ti” nell’ambito del­le Tera­pie Ormo­na­li Sosti­tu­ti­ve?

È un’importante inno­va­zio­ne tera­peu­ti­ca effi­ca­ce nel con­tra­sta­re i sin­to­mi cor­re­la­ti alla caren­za di estro­ge­ni, indi­ca­ta per le don­ne con ute­ro per le qua­li la tera­pia pro­ge­sti­ni­ca non è appro­pria­ta. Si trat­ta di una com­bi­na­zio­ne di estro­ge­ni coniu­ga­ti e baze­do­xi­fe­ne. Quin­di una tera­pia ormo­na­le sen­za pro­ge­sti­ni­co. Gli estro­ge­ni coniu­ga­ti rim­piaz­za­no la man­ca­ta pro­du­zio­ne estro­ge­ni­ca nel­le don­ne in meno­pau­sa ed alle­via­no i sin­to­mi meno­pau­sa­li. Poi­ché gli estro­ge­ni pro­muo­vo­no la cre­sci­ta dell’endometrio, i loro effet­ti, se non con­tra­sta­ti, aumen­ta­no il rischio di iper­pla­sia e can­cro del­l’en­do­me­trio. Da qui la neces­si­tà dell’aggiunta di baze­do­xi­fe­ne, che agi­sce come anta­go­ni­sta del recet­to­re degli estro­ge­ni nell’utero, ridu­cen­do note­vol­men­te il rischio indot­to dagli estro­ge­ni di iper­pla­sia endo­me­tria­le in don­ne non iste­rec­to­miz­za­te. Infat­ti, il baze­do­xi­fe­ne è un modu­la­to­re selet­ti­vo del recet­to­re degli estro­ge­ni che, a secon­da dei tes­su­ti nei qua­li tali recet­to­ri sono espres­si, può o agi­re da anta­go­ni­sta dei recet­to­ri (effet­ti ini­ben­ti), come nel tes­su­to mam­ma­rio ed endo­me­tria­le, o agi­re da ago­ni­sta su altri tes­su­ti, con un effet­to sti­mo­lan­te sui recet­to­ri.

Chia­ra Bene­det­to

Pro­fes­so­re ordi­na­rio di Gine­co­lo­gia e Oste­tri­cia, Uni­ver­si­tà degli Stu­di di Tori­no

 Miglio­re qua­li­tà di vita, pre­ven­zio­ne di malat­tie impor­tan­ti. I bene­fi­ci a bre­ve, medio e lun­go ter­mi­ne del­la Tera­pia Ormo­na­le Sosti­tu­ti­va

 Spes­so la meno­pau­sa rap­pre­sen­ta sol­tan­to la fine del ciclo mestrua­le, ossia dell’età fer­ti­le. Come si può iden­ti­fi­ca­re esat­ta­men­te la data d’inizio del­la meno­pau­sa?

La meno­pau­sa segna di fat­to la fine dell’età fer­ti­le del­la don­na ed è dovu­ta all’esaurimento del­la riser­va dei fol­li­co­li ova­ri­ci che pro­du­co­no estro­ge­ni. La meno­pau­sa natu­ra­le è qua­si sem­pre pre­ce­du­ta da un perio­do mol­to varia­bi­le, defi­ni­to di tran­si­zio­ne meno­pau­sa­le, che è carat­te­riz­za­to da irre­go­la­ri­tà dei cicli mestrua­li. Il gine­co­lo­go fa dia­gno­si di meno­pau­sa quan­do sono tra­scor­si 12 mesi con­se­cu­ti­vi di man­can­za di flus­so mestrua­le sen­za che vi sia­no altre cau­se. Sap­pia­mo che l’età media del­la meno­pau­sa nei Pae­si euro­pei si aggi­ra attor­no ai 51 anni: in alcu­ne don­ne è anti­ci­pa­ta di qual­che anno, in altre ritar­da. In alcu­ni casi la meno­pau­sa può veri­fi­car­si pre­co­ce­men­te per pato­lo­gie di varia natu­ra o in con­se­guen­za di inter­ven­ti chi­rur­gi­ci.

Qua­li sono i fat­to­ri che ne influen­za­no l’esordio? Ci sono fat­to­ri eso­ge­ni o endo­ge­ni che pos­so­no ritar­da­re la meno­pau­sa?

Diver­si fat­to­ri pos­so­no influen­za­re l’esordio del­la meno­pau­sa, a comin­cia­re da quel­li gene­ti­ci e demo­gra­fi­ci (è noto, ad esem­pio, che le don­ne giap­po­ne­si han­no una meno­pau­sa tar­di­va), ai fat­to­ri socio-eco­no­mi­ci (una sco­la­ri­tà bas­sa espo­ne a meno­pau­sa pre­co­ce). Una die­ta non ade­gua­ta con ridot­to appor­to di vita­mi­na D e di cal­cio, il sot­to­pe­so, il fumo, il con­su­mo ecces­si­vo di bevan­de alco­li­che, alcu­ne tera­pie far­ma­co­lo­gi­che cro­ni­che, le che­mio­te­ra­pie, non ave­re avu­to figli, sono tut­te situa­zio­ni che espon­go­no la don­na ad una meno­pau­sa anti­ci­pa­ta. Per con­tro, gra­vi­dan­ze in età gio­va­ni­le, uti­liz­zo di con­trac­cet­ti­vi ora­li, un’alimentazione varia e con­grua, non fuma­re e la mode­ra­zio­ne nell’assunzione di bevan­de alco­li­che sono fat­to­ri che pos­so­no allun­ga­re il perio­do fer­ti­le.

Le Tera­pie Ormo­na­li Sosti­tu­ti­ve, asso­cia­te ad uno sti­le di vita sano, ven­go­no uti­liz­za­te per il trat­ta­men­to dei distur­bi meno­pau­sa­li. Per qua­li don­ne sono indi­ca­te? Qua­li bene­fi­ci com­por­ta­no?

La TOS è indi­ca­ta per le don­ne che pre­sen­ta­no i cosid­det­ti sin­to­mi cli­ma­te­ri­ci asso­cia­ti alla meno­pau­sa, che si mani­fe­sta­no in cir­ca 9 don­ne su 10. Ciò avvie­ne per­ché qua­si tut­te le cel­lu­le dell’organismo con­ten­go­no recet­to­ri per gli estro­ge­ni e venen­do a man­ca­re la pro­du­zio­ne di que­sti ormo­ni subi­sco­no del­le modi­fi­ca­zio­ni che com­por­ta­no una varie­tà di sin­to­mi che van­no dal­le vam­pa­te di calo­re, alle sudo­ra­zio­ni pro­fu­se fino alla man­can­za di con­cen­tra­zio­ne, agli sbal­zi d’umore e alla sec­chez­za vagi­na­le.

I bene­fi­ci del­la Tera­pia Ormo­na­le Sosti­tu­ti­va a bre­ve ter­mi­ne con­si­sto­no nel­la ridu­zio­ne dei sin­to­mi cli­ma­te­ri­ci con con­se­guen­te miglio­ra­men­to del­la qua­li­tà di vita e a medio-lun­go ter­mi­ne nel­la pre­ven­zio­ne di alcu­ne malat­tie che nel ses­so fem­mi­ni­le aumen­ta­no dopo la meno­pau­sa, in par­ti­co­la­re osteo­po­ro­si, malat­tie car­dio­va­sco­la­ri e dege­ne­ra­ti­ve.

Le Tera­pia Ormo­na­le Sosti­tu­ti­va deve esse­re ini­zia­ta, però, subi­to dopo la meno­pau­sa affin­ché gli estro­ge­ni assun­ti pos­sa­no eser­ci­ta­re il loro effet­to pro­tet­ti­vo su tut­ti gli orga­ni coin­vol­ti (vasi san­gui­gni, cuo­re, cer­vel­lo, pel­le, muco­se, vie uri­na­rie, ect.) e impe­di­re la com­par­sa di una serie di alte­ra­zio­ni che negli anni por­ta­no all’insorgenza di gra­vi malat­tie.

Qua­li sono le rea­zio­ni, le pau­re o i dub­bi del­le don­ne nell’affrontare l’inizio del­la Tera­pia Ormo­na­le Sosti­tu­ti­va? Nor­mal­men­te è il gine­co­lo­go a pre­scri­ve­re la tera­pia o la don­na a richie­der­la?

Oggi le don­ne arri­va­no dal gine­co­lo­go con pau­re e dub­bi spes­so cau­sa­ti da mes­sag­gi non sem­pre cor­ret­ti, che rice­vo­no dai media. Que­sto indu­ce dif­fi­den­za e timo­re nei con­fron­ti degli ormo­ni sosti­tu­ti­vi. Spet­ta a noi spe­cia­li­sti spie­ga­re che gli ormo­ni, quan­do fun­zio­na­no, ci per­met­to­no di esse­re quel­lo che sia­mo e di vive­re in salu­te; quan­do gli ormo­ni ven­go­no a man­ca­re, come nei casi di mal­fun­zio­na­men­to del­la tiroi­de, occor­re ripri­sti­nar­li som­mi­ni­stran­do gli ormo­ni spe­ci­fi­ci caren­ti, che nel caso del­la meno­pau­sa sono gli estro­ge­ni, ovvia­men­te pre­via esclu­sio­ne di con­tro­in­di­ca­zio­ni. È impor­tan­te che le don­ne com­pren­da­no che la Tera­pia Ormo­na­le Sosti­tu­ti­va può aiu­tar­le a vive­re al meglio un ter­zo del­la loro vita. È sta­to dimo­stra­to che il rischio di mor­te per qual­sia­si cau­sa nel­le don­ne che assu­mo­no TOS è signi­fi­ca­ti­va­men­te più bas­so rispet­to a quel­lo del­le don­ne che non la assu­mo­no. In par­ti­co­la­re dimi­nui­sce la mor­ta­li­tà per even­ti car­dio­va­sco­la­ri come l’infarto, tra le pri­me cau­se di mor­te nel­le don­ne. Rispet­to al rischio tumo­ri, le evi­den­ze ci dico­no che la mor­ta­li­tà per tut­ti i tipi di tumo­re tra le don­ne che assu­mo­no la TOS è sovrap­po­ni­bi­le a quel­la del­le don­ne che non la assu­mo­no. È com­pi­to del gine­co­lo­go, sul­la base dei sin­to­mi e del­la sto­ria per­so­na­le del­la don­na, infor­mar­la sui pro e i con­tro del­la Tera­pia Ormo­na­le Sosti­tu­ti­va e valu­ta­re l’opzione tera­peu­ti­ca più adat­ta al suo caso. La cosa impor­tan­te è per­so­na­liz­za­re al mas­si­mo la tera­pia ed esclu­de­re con sicu­rez­za spe­ci­fi­che con­tro­in­di­ca­zio­ni.

Ros­sel­la Nap­pi

Pro­fes­so­re asso­cia­to Cli­ni­ca Oste­tri­ca e Gine­co­lo­gi­ca,

Dipar­ti­men­to di Scien­ze cli­ni­che-chi­rur­gi­che, dia­gno­sti­che e pedia­tri­che

Uni­ver­si­tà degli Stu­di di Pavia

 

Meno­pau­sa, fem­mi­ni­le plu­ra­le: ogni don­na la vive in modo diver­so. Per tut­te fon­da­men­ta­le il con­trol­lo dei sin­to­mi

 Mol­to spes­so per le don­ne la meno­pau­sa è una fase del­la vita atte­sa con ansia e dub­bi in meri­to ai cam­bia­men­ti fisi­ci ed emo­ti­vi che si tro­ve­ran­no ad affron­ta­re. Qua­li sono le fasi che la carat­te­riz­za­no?

La meno­pau­sa è una sta­gio­ne impor­tan­te nel­la vita del­la don­na. L’ansia e le pre­oc­cu­pa­zio­ni che gene­ra sono col­le­ga­te anche all’evoluzione del ruo­lo del­la don­na all’interno del­la socie­tà. In pas­sa­to la meno­pau­sa arri­va­va quan­do una don­na ave­va già rea­liz­za­to tut­to nel­la sua vita, oggi inve­ce spes­so coglie le don­ne men­tre cre­sco­no i pro­pri figli, con part­ner di pari età o più gio­va­ni e in una situa­zio­ne lavo­ra­ti­va in pie­no svi­lup­po.

La meno­pau­sa cor­ri­spon­de alla ces­sa­zio­ne del­le mestrua­zio­ni e il perio­do che la con­trad­di­stin­gue è mol­to lun­go, alme­no 5–8 anni. La pri­ma fase, chia­ma­ta pre-meno­pau­sa, riguar­da i 2–3 anni che pre­ce­do­no la meno­pau­sa pro­pria­men­te det­ta ed è con­trad­di­stin­ta da sin­to­mi qua­li il ciclo che sal­ta, le vam­pa­te di calo­re, l’insonnia; la secon­da fase è quel­la del­la meno­pau­sa vera e pro­pria e si accom­pa­gna anco­ra a diver­si sin­to­mi più inten­si ed è segna­ta dal­la com­par­sa dell’ultima mestrua­zio­ne. Sin dal­le pri­me mani­fe­sta­zio­ni biso­gna affron­ta­re subi­to la nuo­va con­di­zio­ne, effet­tuan­do una visi­ta spe­cia­li­sti­ca per arri­va­re pre­pa­ra­te ma soprat­tut­to per con­trol­la­re i sin­to­mi più rile­van­ti che, se non trat­ta­ti, potreb­be­ro por­ta­re all’insorgenza di pato­lo­gie seve­re, qua­li l’osteoporosi, le malat­tie car­dio­va­sco­la­ri e meta­bo­li­che come l’ipertensione, l’infarto, o la sin­dro­me metabolica/diabete o i distur­bi del­la sfe­ra cogni­ti­va. I sin­to­mi van­no trat­ta­ti tem­pe­sti­va­men­te per un invec­chia­men­to di qua­li­tà, anche alla luce del­la cre­scen­te aspet­ta­ti­va di vita. Oggi le tera­pie ormo­na­li sosti­tu­ti­ve sono sem­pre più mira­te così da per­met­te­re al gine­co­lo­go di inter­ve­ni­re con un approc­cio alta­men­te per­so­na­liz­za­to.

 Nono­stan­te l’aspettativa di vita sia aumen­ta­ta, l’età a cui soprag­giun­ge la meno­pau­sa natu­ra­le non è cam­bia­ta signi­fi­ca­ti­va­men­te negli ulti­mi seco­li. La don­na tra­scor­re quin­di cir­ca un ter­zo del­la pro­pria vita in post-meno­pau­sa. Come è per­ce­pi­ta e vis­su­ta que­sta fase del­la vita bio­lo­gi­ca e socia­le?

Il modo in cui la don­na per­ce­pi­sce e vive l’arrivo del­la meno­pau­sa dipen­de in lar­ga par­te da ciò che ha semi­na­to e da quel­lo che rice­vu­to negli anni. Per esem­pio, chi ha vis­su­to l’esperienza dram­ma­ti­ca di una madre col­pi­ta da osteo­po­ro­si, depres­sio­ne e altro, vivrà nega­ti­va­men­te anche la pro­pria meno­pau­sa e sarà cer­ta­men­te più allar­ma­ta. La don­na impe­gna­ta social­men­te e pro­fes­sio­nal­men­te la vive in modo più distac­ca­to, ma è pro­pen­sa a trat­ta­re subi­to i sin­to­mi.

Insom­ma, ci sono tan­te meno­pau­se quan­te sono le don­ne e ognu­na affron­ta que­sto perio­do del­la vita in modo diver­so, tenen­do pre­sen­te che i fat­to­ri psi­co-socia­li, così come i rap­por­ti affet­ti­vi, con­ta­no mol­tis­si­mo. Tut­to, quin­di, dipen­de dal vis­su­to di cia­scu­na don­na. Ripe­to spes­so che la meno­pau­sa è un’esperienza auto­bio­gra­fi­ca: si fan­no i bilan­ci di una vita, l’insieme può esse­re più o meno posi­ti­vo e con­se­guen­te­men­te i sin­to­mi sono avver­ti­ti come più o meno pesan­ti.

Qua­li dei sin­to­mi asso­cia­ti alla meno­pau­sa rap­pre­sen­ta­no il mag­gior osta­co­lo nel­la vita quo­ti­dia­na del­le don­ne?

Met­te­rei al pri­mo posto le vam­pa­te di calo­re, per­ché deter­mi­na­no un vero e pro­prio scon­vol­gi­men­to fisi­co nel­la don­na: si arros­sa, sen­te cal­do, suda, il cuo­re bat­te all’impazzata, tut­to que­sto maga­ri men­tre sta lavo­ran­do o si rela­zio­na con qual­cu­no. L’insonnia è un sin­to­mo distur­ban­te ma mol­te don­ne sono abi­tua­te a un son­no che si inter­rom­pe: si sve­glia­no per i figli, si alza­no per pri­me. Un’altra sfe­ra impor­tan­tis­si­ma ma che è anco­ra un tabù è quel­la che riguar­da la vita inti­ma. La caren­za ormo­na­le ridu­ce lo sti­mo­lo del desi­de­rio, vie­ne a man­ca­re la vita di cop­pia e que­sto ampli­fi­ca tut­te le altre pro­ble­ma­ti­che; si mani­fe­sta­no spes­so sec­chez­za vagi­na­le, dolo­re ai rap­por­ti e anche incon­ti­nen­za uri­na­ria che limi­ta la vita socia­le. Si trat­ta di sin­to­mi fasti­dio­si che sono un osta­co­lo rile­van­te per la qua­li­tà di vita del­la don­na, ma di cui si par­la poco.

Qua­li carat­te­ri­sti­che dovreb­be ave­re la tera­pia ormo­na­le sosti­tu­ti­va idea­le? Qua­le peso han­no i pos­si­bi­li effet­ti col­la­te­ra­li nel­la scel­ta di sot­to­por­si o meno a que­sto trat­ta­men­to?

Il gine­co­lo­go può sce­glie­re all’interno di una gam­ma mol­to ampia di tera­pie ormo­na­li sosti­tu­ti­ve. La scel­ta dovreb­be cade­re sul­la tera­pia miglio­re a secon­da del­la tipo­lo­gia di don­na. Tut­ta­via la TOS idea­le dovreb­be ave­re tre requi­si­ti: cura­re la mag­gior par­te dei sin­to­mi, pre­ve­ni­re l’osteoporosi, miglio­ra­re il pro­fi­lo di rischio car­dio­va­sco­la­re sen­za aumen­ta­re il rischio di incor­re­re in malat­tie tumo­ra­li. Oggi si pun­ta su tera­pie a bas­si dosag­gi e con mec­ca­ni­smi d’azione selet­ti­vi per i recet­to­ri estro­ge­ni­ci. L’obiettivo è quel­lo di miglio­ra­re la qua­li­tà del­la vita sen­za che ci sia un prez­zo da paga­re. Nel­la scel­ta se ricor­re­re o meno a una tera­pia ormo­na­le sosti­tu­ti­va pesa mol­to l’impatto degli effet­ti col­la­te­ra­li e da que­sto pun­to di vista i pro­ge­sti­ni­ci, che pro­teg­go­no le don­ne che han­no man­te­nu­to l’utero, cau­sa­no nume­ro­si pro­ble­mi. La stra­da del futu­ro è quel­la di tera­pie con soli estro­ge­ni, asso­cia­te a mole­co­le in gra­do di pro­teg­ge­re la don­na dall’insorgenza di neo­pla­sie.

SCHEDE:

Don­ne in meno­pau­sa: vis­su­ti, espe­rien­ze ruo­lo del­la tera­pia ormo­na­le

A cura di Isa­bel­la Cec­chi­ni, Ste­fa­nia Fre­go­si, Ema­nue­la De San­tis

Dipar­ti­men­to Salu­te — GfK Ita­lia

 Diver­si e per­so­na­li i vis­su­ti e i biso­gni nell’esperienza del­la meno­pau­sa fra le don­ne ita­lia­ne: mol­to varia­bi­le la per­ce­zio­ne dei sin­to­mi e la capa­ci­tà di affron­ta­re que­sto deli­ca­to “pas­sag­gio” del­la vita di una don­na.

Quat­tro le gran­di tipo­lo­gie di don­ne: chi vive e accet­ta la meno­pau­sa con sere­ni­tà (le “Sere­ne”), e a fron­te di sin­to­mi per­ce­pi­ti come non così distur­ban­ti ten­de ad aspet­ta­re che si risol­va­no da soli; chi si ras­se­gna ad un even­to ine­so­ra­bi­le (le “Ras­se­gna­te”) che influi­sce for­te­men­te sul­la per­ce­zio­ne di sé e sul­la qua­li­tà del­la vita, ma accet­ta pas­si­va­men­te anche sin­to­mi e distur­bi mol­to fasti­dio­si; chi vive nel­la nostal­gia dell’adolescenza (le “Eter­ne Ragaz­ze”) e vive con pau­ra que­sta fase del­la vita, segna­le dell’invecchiamento e del­la per­di­ta del­la fem­mi­ni­li­tà e del­la bel­lez­za (“l’inizio del­la fine” del pro­prio esse­re don­na) e viven­do con dif­fi­col­tà anche i pic­co­li sin­to­mi e inter­ve­nen­do pre­co­ce­men­te per gestir­li; chi, infi­ne, com­bat­te (le “Per­for­man­ti”) con­tro un fasti­dio che inter­fe­ri­sce in modo impor­tan­te con la pro­pria vita e le pro­prie atti­vi­tà e cer­ca atti­va­men­te solu­zio­ni per risol­ve­re e recu­pe­ra­re la per­for­man­ce abi­tua­le.

Mol­te­pli­ci e par­ti­co­lar­men­te rile­van­ti i sin­to­mi che inter­fe­ri­sco­no con tut­te le dimen­sio­ni del vive­re: le vam­pa­te di calo­re (55% del­le don­ne ne sof­fre ed è il sin­to­mo più fasti­dio­so) che met­to­no in dif­fi­col­tà nel­le rela­zio­ni socia­li, l’aumento di peso (ne ha espe­rien­za il 40%) che influi­sce sull’immagine di sé e sul­la pro­pria fem­mi­ni­li­tà, l’impatto sul son­no (31%), gli effet­ti nega­ti­vi sull’umore (23%), le pro­ble­ma­ti­che lega­te alla ses­sua­li­tà (sec­chez­za vagi­na­le 29%, calo del desi­de­rio 29%, dif­fi­col­tà nei rap­por­ti ses­sua­li 11%).

Nono­stan­te l’impatto dei sin­to­mi, solo un quar­to del­le don­ne in meno­pau­sa si atti­va per tro­va­re solu­zio­ni: il 5% sce­glie una Tera­pia Ormo­na­le Sosti­tu­ti­va, cir­ca il 10% sce­glie un inte­gra­to­re ali­men­ta­re, l’8% opta per pro­dot­ti naturali/omeopatici.

Fon­da­men­ta­le il con­si­glio del gine­co­lo­go nel­la scel­ta del­la Tera­pia Ormo­na­le: è lui che la con­si­glia in ¾ dei casi.

Le resi­sten­ze alla Tera­pia Ormo­na­le sono lega­te pre­va­len­te­men­te al timo­re di assu­me­re ormoni/farmaci per gesti­re una con­di­zio­ne con­si­de­ra­ta fisio­lo­gi­ca, al timo­re di ingras­sa­re, al timo­re di aumen­ta­re il rischio di ave­re tumo­ri, e più mar­gi­nal­men­te, anche ad una resi­sten­za da par­te del medi­co.

Mol­te­pli­ci ed impor­tan­ti i bene­fi­ci del­la tera­pia ormo­na­le comu­ni­ca­ti dal medi­co: pri­ma di tut­to l’efficacia sui sin­to­mi (vam­pa­te, umo­re, sec­chez­za vagi­na­le), ma anche l’importante azio­ne pre­ven­ti­va dell’osteoporosi e, più in gene­ra­le, un miglio­ra­men­to com­ples­si­vo del benes­se­re e del­la qua­li­tà di vita.

La meno­pau­sa

Nono­stan­te l’aspettativa di vita sia aumen­ta­ta, l’età in cui soprag­giun­ge la meno­pau­sa natu­ra­le non è cam­bia­ta signi­fi­ca­ti­va­men­te negli ulti­mi seco­li. Oggi una don­na tra­scor­re cir­ca 30 anni, ovve­ro qua­si un ter­zo del­la sua vita, in post-meno­pau­sa. Mol­te don­ne con­si­de­ra­no que­sta tap­pa come l’arrivo dell’invecchiamento, altre come l’inizio di una nuo­va epo­ca del­la loro esi­sten­za: in ogni caso le don­ne in meno­pau­sa rap­pre­sen­ta­no oggi il grup­po socia­le più nume­ro­so ed omo­ge­neo anche in con­si­de­ra­zio­ne del­la mag­gio­re lon­ge­vi­tà fem­mi­ni­le. Nel 1990 il nume­ro del­le don­ne in post-meno­pau­sa in tut­to il mon­do era di cir­ca 476 milio­ni, nel 2050 saran­no 1 miliar­do e 500 milio­ni.

Cos’è la meno­pau­sa

La meno­pau­sa è l’assenza per­ma­nen­te del­le mestrua­zio­ni lega­ta alla man­ca­ta pro­du­zio­ne di ormo­ni da par­te del­le ova­ie. Vie­ne dichia­ra­ta dopo 12 mesi con­se­cu­ti­vi dall’ultima mestrua­zio­ne non impu­ta­bi­li a nessun’altra evi­den­te cau­sa pato­lo­gi­ca o fisio­lo­gi­ca. Nei 5–8 anni che pre­ce­do­no la meno­pau­sa il patri­mo­nio fol­li­co­la­re si esau­ri­sce e l’ovaio subi­sce un len­to decli­no, dive­nen­do sem­pre più pic­co­lo e atro­fi­co.

La meno­pau­sa può esse­re natu­ra­le, o fisio­lo­gi­ca, e arti­fi­cia­le, indot­ta da qual­sia­si even­to che por­ta a distru­zio­ne il tes­su­to ova­ri­co (inter­ven­ti chi­rur­gi­ci, che­mio­te­ra­pia, malat­tie endo­cri­ne). La meno­pau­sa fisio­lo­gi­ca si pre­sen­ta intor­no ai 50 anni con un inter­val­lo di nor­ma­li­tà tra i 45 e i 57 anni. Nei Pae­si occi­den­ta­li la meno­pau­sa arri­va in media attor­no ai 51 anni. Fat­to­ri ere­di­ta­ri, etni­ci, com­por­ta­men­ta­li, puber­tà tar­di­va, gra­vi­dan­ze e lun­ghez­za del ciclo mestrua­le pos­so­no influen­za­re l’esordio del­la meno­pau­sa che può distin­guer­si in: pre­co­ce quan­do ini­zia pri­ma dei 40 anni, pre­ma­tu­ra se ini­zia pri­ma dei 45 anni e tar­di­va dopo i 53 anni.

Le fasi

Esi­sto­no rile­van­ti dif­fe­ren­ze indi­vi­dua­li nell’esordio e nel­la dura­ta del­le fasi che carat­te­riz­za­no la meno­pau­sa: il ciclo può ces­sa­re improv­vi­sa­men­te o modi­fi­car­si in modo gra­dua­le, anche nel cor­so di anni.

  • Peri-meno­pau­sa

I pri­mi segni dell’approssimarsi del­la meno­pau­sa si mani­fe­sta­no spes­so anni pri­ma dell’ultima mestrua­zio­ne. Que­sta fase di tran­si­zio­ne vie­ne defi­ni­ta peri-meno­pau­sa. Può dura­re sei o più anni e ter­mi­na un anno dopo l’ultima mestrua­zio­ne. I cam­bia­men­ti e i distur­bi peri­me­no­pau­sa­li sono lega­ti alla varia­zio­ne dei livel­li ormo­na­li. Duran­te la peri-meno­pau­sa, i livel­li di estro­ge­no con­ti­nua­no a dimi­nui­re, ma in modo non pre­ve­di­bi­le. Tem­po­ra­nea­men­te pos­so­no per­si­no esse­re più ele­va­ti rispet­to agli anni pre­ce­den­ti. Le alte­ra­zio­ni del ciclo mestrua­le, le vam­pa­te di calo­re, la sec­chez­za vagi­na­le, i distur­bi del son­no e gli sbal­zi d’umore sono mani­fe­sta­zio­ni tipi­che e fre­quen­ti del­la peri-meno­pau­sa.

Duran­te que­sta fase la don­na ha anco­ra la pos­si­bi­li­tà di resta­re incin­ta, anche se la fer­ti­li­tà è com­ples­si­va­men­te estre­ma­men­te ridot­ta.

  • Pre-meno­pau­sa

Con que­sto nome si indi­ca­no quel­la fase del­la peri-meno­pau­sa che copre i 2 anni che pre­ce­do­no la meno­pau­sa, in que­sta fase i livel­li di estro­ge­ni cala­no in modo pro­gres­si­vo fino ad arri­va­re all’assenza di ovu­la­zio­ne.

  • Post-meno­pau­sa

La post-meno­pau­sa è il perio­do che ini­zia a par­ti­re dall’ultima mestrua­zio­ne, con ulte­rio­re calo di estro­ge­ni.

I sin­to­mi

La meno­pau­sa è asso­cia­ta a una sin­to­ma­to­lo­gia che può varia­re nel tem­po di fre­quen­za, inten­si­tà e natu­ra. I sin­to­mi a bre­ve ter­mi­ne, se non trat­ta­ti, pos­so­no tut­ta­via ave­re del­le con­se­guen­ze a lun­go ter­mi­ne e di valen­za pato­lo­gi­ca, come ad esem­pio l’osteoporosi.

A secon­da dell’epoca di com­par­sa i sin­to­mi ven­go­no clas­si­fi­ca­ti in:

  • acu­ti, quan­do com­pa­io­no i pri­mi mesi dopo la meno­pau­sa (vam­pa­te di calo­re, inson­nia, varia­zio­ni del peso cor­po­reo);
  • inter­me­di, che si mani­fe­sta­no entro i pri­mi 2–3 anni (distur­bi uro­ge­ni­ta­li, invec­chia­men­to del­la pel­le);
  • cro­ni­ci o tar­di­vi, che si mani­fe­sta­no anche a mol­ti anni di distan­za. La fre­quen­za e la gra­vi­tà del­la sin­to­ma­to­lo­gia sono mol­to varia­bi­li e sog­get­ti­ve.

I sin­to­mi più fre­quen­ti sono:

  • Alte­ra­zio­ni del ciclo

Con l’approssimarsi del­la peri-meno­pau­sa si pos­so­no veri­fi­ca­re alte­ra­zio­ni del ciclo in ter­mi­ni di fre­quen­za e inten­si­tà del­le mestrua­zio­ni. Sol­tan­to poche don­ne rife­ri­sco­no la bru­sca inter­ru­zio­ne del­le mestrua­zio­ni da un gior­no all’altro. La mag­gior par­te di esse rife­ri­sce irre­go­la­ri­tà del ciclo mestrua­le, dovu­ta alla pro­du­zio­ne irre­go­la­re di ormo­ni nel­le ova­ie. Per lo più i cicli diven­ta­no più bre­vi, quin­di le mestrua­zio­ni com­pa­io­no più spes­so rispet­to ai con­sue­ti 28 gior­ni. Tut­ta­via le mestrua­zio­ni pos­so­no esse­re più bre­vi o più lun­ghe, più o meno inten­se del soli­to. Con il pas­sa­re del tem­po, le mestrua­zio­ni “sal­ta­no” spes­so, ossia scom­pa­io­no per deter­mi­na­ti perio­di, per poi ripren­de­re rego­lar­men­te. Per la mag­gior par­te del­le don­ne in sta­to peri­me­no­pau­sa­le, le varia­zio­ni del ciclo sono natu­ra­li e non sem­pre richie­do­no un trat­ta­men­to. Non tut­te le alte­ra­zio­ni del ciclo mestrua­le nel­le don­ne sono però ricon­du­ci­bi­li all’approssimarsi del­la meno­pau­sa. Per que­sto è impor­tan­te che un gine­co­lo­go valu­ti la natu­ra del­le alte­ra­zio­ni del ciclo mestrua­le, per esclu­de­re altre pos­si­bi­li cau­se.

  • Vam­pa­te di calo­re

Si trat­ta di onda­te di calo­re improv­vi­se, tran­si­to­rie e for­te­men­te sog­get­ti­ve dovu­te a vaso­di­la­ta­zio­ne cuta­nea del vol­to e del tora­ce, segui­te da inten­sa sudo­ra­zio­ne e sen­so di fred­do. Le vam­pa­te di calo­re not­tur­ne pos­so­no inter­fe­ri­re con il son­no, anche se non sono inten­se al pun­to da risve­glia­re la don­na. I distur­bi del son­no pos­so­no cau­sa­re stan­chez­za e affa­ti­ca­men­to, che a loro vol­ta pos­so­no esse­re moti­vo di irri­ta­bi­li­tà (umo­re depres­so, ira­sci­bi­li­tà, per­ma­lo­si­tà). Il gine­co­lo­go deve esclu­de­re altre even­tua­li cau­se per le vam­pa­te di calo­re, soprat­tut­to se la meno­pau­sa non sem­bra esse­re la cau­sa pro­ba­bi­le o se sono pre­sen­ti anche altri sin­to­mi ati­pi­ci del­la meno­pau­sa. Nel­la mag­gior par­te del­le don­ne le vam­pa­te di calo­re dura­no da 3 a 5 anni. Alcu­ne don­ne non han­no mai vam­pa­te di calo­re o le han­no sol­tan­to per pochi mesi, men­tre altre ne sof­fro­no per anni.

  • Cam­bia­men­ti del tono dell’umore

Le don­ne che in meno­pau­sa vivo­no sta­ti d’animo depres­si­vi han­no spes­so sof­fer­to di varia­zio­ni d’umore di tipo depres­si­vo anche in pas­sa­to, ad esem­pio nel qua­dro del­la sin­dro­me pre­me­strua­le. Se il cam­bia­men­to del­lo sti­le di vita e le pro­prie risor­se non basta­no a influi­re posi­ti­va­men­te sui distur­bi di natu­ra psi­chi­ca, può esse­re uti­le un trat­ta­men­to far­ma­co­lo­gi­co (TOS).

  • Distur­bi del siste­ma uro­ge­ni­ta­le e del­la sfe­ra ses­sua­le

Sec­chez­za vagi­na­le lega­ta alla ridu­zio­ne del­lo spes­so­re dei tes­su­ti di rive­sti­men­to del­la vagi­na e a una ridot­ta fun­zio­na­li­tà del­le ghian­do­le vagi­na­li che ren­do­no meno ela­sti­ci i tes­su­ti e più dif­fi­col­to­si e dolo­ro­si i rap­por­ti; incon­ti­nen­za uri­na­ria e urgen­za del­la min­zio­ne per inde­bo­li­men­to dei musco­li pel­vi­ci; ridu­zio­ne del desi­de­rio.

  • Aumen­to di peso

Mol­te don­ne aumen­ta­no di peso dopo i qua­ran­ta o cinquant’anni. L’aumento di peso è asso­cia­to all’invecchiamento, allo sti­le di vita e ai cam­bia­men­ti ormo­na­li del­la meno­pau­sa, ovve­ro al calo di estro­ge­ni, che com­por­ta dimi­nu­zio­ne del­la mas­sa musco­la­re e ridu­ce il meta­bo­li­smo basa­le e il fab­bi­so­gno calo­ri­co. La mas­sa adi­po­sa aumen­ta soprat­tut­to a livel­lo addo­mi­na­le e que­sto com­por­ta, oltre ad un pro­ble­ma di natu­ra este­ti­ca, anche un aumen­to del rischio di malat­tie car­dio­va­sco­la­ri e di sin­dro­me meta­bo­li­ca.

  • Alte­ra­zio­ni del­lo sche­le­tro

Con osteo­po­ro­si dovu­ta a dimi­nu­zio­ne di mas­sa ossea indot­ta dal defi­cit estro­ge­ni­co pecu­lia­re del­la meno­pau­sa. Il 40% del­le don­ne dopo la meno­pau­sa subi­sce una frat­tu­ra.

  • Distur­bi del son­no

Col­pi­sco­no tra il 40% e il 60% del­le don­ne. L’insonnia è un sin­to­mo cor­re­la­to al calo degli estro­ge­ni che rego­la­no il rit­mo son­no-veglia.

  • Alte­ra­zio­ni del­la cute

L’invecchiamento del­la pel­le è lega­to alla ridu­zio­ne del col­la­ge­ne, dovu­ta alla caren­za di estro­ge­ni, e dell’elasticità, men­tre aumen­ta­no le rughe, le alte­ra­zio­ni del­la pig­men­ta­zio­ne e la sec­chez­za. Il fumo e i rag­gi sola­ri aumen­ta­no tale effet­to e dovreb­be­ro per­tan­to esse­re evi­ta­ti.

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