Pubblicata sulla rivista internazionale Oncology Reports la seconda ricerca pontina sulle proprietà antitumorali dell’olio extravergine…
SPECIALE MENOPAUSA: DA OGGI UNA NUOVA TERAPIA SENZA PROGESTINICO
08/03/2016Questo articolo è stato letto 4322 volte!
SPECIALE MENOPAUSA
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RICERCA: LE DONNE E LA MENOPAUSA
» 5,9 MiB — 08/03/2016
A CURA DI ISABELLA CECCHINI, STEFANIA FREGOSI, EMANUELA DE SANTIS DIPARTIMENTO SALUTE — GFK ITALIA 2 marzo 2016
Menopausa, ogni donna la vive in modo diverso. Da oggi per tutte una nuova Terapia Ormonale senza progestinico
Tante donne, altrettanti modi di vivere la menopausa: l’impatto varia a seconda della storia personale e del grado di accettazione.
Per tutte, comune è l’esigenza di contrastare i sintomi vasomotori come le vampate di calore, che compromettono la vita di relazione, e prevenire l’insorgenza di gravi malattie come l’osteoporosi e le malattie cardiovascolari. Lo rivela un’indagine condotta da GfK Italia per MSD Italia.
Dopo anni di assenza di novità terapeutiche rilevanti, grazie ad un accordo commerciale tra Pfizer e MSD, arriva in Italia il primo di una classe di farmaci, definito TSEC, Tissue Selective Estrogen Complex o Complesso Estrogenico Tessuto-Selettivo, Terapia Ormonale Sostitutiva senza progestinici, una combinazione di estrogeni coniugati e bazedoxifene che riduce i sintomi della menopausa.
Le “rassegnate” la tollerano, le “serene” la vivono con tranquillità, ma le “eterne ragazze” e le “performanti” si attivano per trovare soluzioni. Tante sono le donne quanti i modi di vivere la menopausa. Il percorso è comune a tutte: quello che cambia sono i vissuti, la velocità con cui si arriva al trattamento, le attese verso la terapia ed il grado di soddisfazione. Così come cambia la gravità dei sintomi, che condiziona l’assunzione o meno di una terapia. Tutte le over 50 sono infatti accomunate dal timore per i sintomi della menopausa, che possono compromettere la qualità della vita a breve, medio e lungo termine. A dirlo è la ricerca “Le donne e la menopausa” condotta da GfK Italia per conto di MSD Italia i cui risultati vengono presentati oggi in occasione del 17° World Congress della Società Internazionale di Ginecologia Endocrinologica — ISGE.
Uno dei maggiori fattori che riducono la compliance all’utilizzo della Terapia Ormonale Sostitutiva è rappresentato dall’intolleranza al progestinico1. Adesso, per le donne per le quali la terapia contenente progestinico non è appropriata, grazie ad un accordo tra Pfizer e MSD, arriva in Italia Duavive®, il primo di una classe di farmaci, la TSEC, Tissue Selective Estrogen Complex o Complesso Estrogenico Tessuto-Selettivo, in grado di contrastare in modo efficace i più fastidiosi sintomi menopausali: vampate di calore, sudorazioni notturne e qualità del sonno. Problemi che, secondo l’indagine, compromettono il benessere fisico ma anche la sfera sessuale e la vita di relazione.
Il farmaco è un’associazione tra un modulatore selettivo del recettore degli estrogeni (SERM), il bazedoxifene, ed estrogeni naturali. Il vantaggio è duplice: con gli estrogeni il farmaco mantiene i benefici della terapia ormonale e con bazedoxifene riduce il rischio di iperplasia endometriale.
«Si tratta di un’importante innovazione terapeutica efficace nel contrastare i sintomi correlati alla carenza di estrogeni, indicata per le donne con utero per le quali la terapia progestinica non è appropriata» afferma Andrea Riccardo Genazzani, Professore ordinario di Ginecologia e Ostetricia dell’Università degli Studi di Pisa e Presidente ISGE — International Society of Gynecological Endocrinology. «Si tratta di una combinazione di estrogeni coniugati e bazedoxifene. Quindi una terapia ormonale senza progestinico. Gli estrogeni coniugati rimpiazzano la mancata produzione estrogenica nelle donne in menopausa ed alleviano i sintomi menopausali. Poiché gli estrogeni promuovono la crescita dell’endometrio, i loro effetti, se non contrastati, aumentano il rischio di iperplasia e cancro dell’endometrio. Da qui la necessità dell’aggiunta di bazedoxifene, che agisce come antagonista del recettore degli estrogeni nell’utero, riducendo notevolmente il rischio indotto dagli estrogeni di iperplasia endometriale in donne non isterectomizzate. Infatti, il bazedoxifene è un modulatore selettivo del recettore degli estrogeni che, a seconda dei tessuti nei quali tali recettori sono espressi, può o agire da antagonista dei recettori (effetti inibenti), come nel tessuto mammario ed endometriale, o agire da agonista su altri tessuti, con un effetto stimolante sui recettori)».
Da tempo viene utilizzata la Terapia Ormonale Sostitutiva (TOS) a base di estrogeni e progestinici per tenere sotto controllo e mitigare gli effetti menopausali. Tuttavia il suo profilo di sicurezza e la tollerabilità sono ancora in discussione e secondo quanto emerge dalla ricerca, i motivi per cui non viene usata sono principalmente due: alcune donne non vogliono assumere ormoni e sono contrarie all’utilizzo di farmaci per i sintomi della menopausa, considerata un evento naturale che deve essere accettato.
Sull’altro piatto della bilancia, le ragioni che spingono invece le donne che hanno iniziato una TOS a non abbandonare la terapia sono la riduzione dei sintomi, la diminuzione del rischio di osteoporosi e problemi cardiovascolari.
«La TOS è indicata per le donne che presentano sintomi moderato-severi associati alla menopausa – commenta Chiara Benedetto, Professore ordinario di Ginecologia e Ostetricia dell’Università degli Studi di Torino – i benefici della Terapia Ormonale Sostitutiva si manifestano rapidamente in termini di miglioramento della qualità di vita della donna e a medio-lungo termine come prevenzione nei confronti di alcune malattie che aumentano nel sesso femminile dopo la menopausa, in particolare osteoporosi, malattie cardiovascolari e degenerative. Però la TOS deve essere iniziata subito dopo la menopausa affinché gli estrogeni assunti possano esercitare il loro effetto protettivo su tutti gli organi coinvolti (vasi sanguigni, cute, cervello, pelle, mucose, vie urinarie etc.) e impedire la comparsa di una serie di alterazioni che negli anni portano all’insorgenza di gravi malattie».
Nonostante l’aspettativa di vita sia aumentata, l’età in cui sopraggiunge la menopausa naturale non è cambiata significativamente negli ultimi anni. Oggi una donna trascorre circa 30 anni, ovvero quasi un terzo della sua vita, in post-menopausa. Molte donne considerano questa tappa come la manifestazione concreta dell’invecchiamento, altre come l’inizio di una nuova epoca della loro esistenza: in ogni caso le donne in menopausa rappresentano oggi il gruppo sociale più numeroso anche in considerazione della maggiore longevità femminile.
«Il modo in cui la donna percepisce e vive l’arrivo della menopausa dipende in larga parte da ciò che ha seminato e da quello che ha ricevuto negli anni. Tutto dipende dal vissuto di ciascuna donna – sottolinea Rossella Nappi, Professore associato di Clinica Ostetrica e Ginecologica, Dipartimento di Scienze cliniche-chirurgiche, diagnostiche e pediatriche dell’Università degli Studi di Pavia – un dato, questo, che si rileva chiaramente nell’indagine realizzata da MSD, dalla quale emerge il concetto di menopausa quale fenomeno declinato tra natura e cultura. Perché, a fronte di un evento scritto nella biologia naturale femminile, gli aspetti di ordine sociale, cognitivo ed emozionale legati al vissuto e all’esperienza della donna, fanno sì che essa affronti e si confronti con questa fase della vita in modo differente per trovare soluzioni. Il vero problema sta proprio nella difficoltà dell’approccio, considerate le diverse manifestazioni dei sintomi della menopausa nelle donne o i diversi vissuti da parte di ciascuna di loro e, a volte, il medico può non essere preparato ad affrontare e trattare la menopausa con le sue molteplici sfaccettature, mentre la donna vuole un medico che sappia anche ascoltarla».
La combinazione di estrogeni coniugati e bazedoxifene permetterà a molte donne in post menopausa, per le quali i progestinici non sono appropriati, l’accesso alla terapia.
INTERVISTE:
Andrea Riccardo Genazzani
Professore ordinario di Ginecologia e Ostetricia, Università degli Studi di Pisa
Presidente ISGE — International Society of Gynecological Endocrinology
Estrogeni coniugati e bazedoxifene, doppio effetto nel trattamento della menopausa: riduzione dei sintomi e protezione dal rischio tumore
La sintomatologia caratteristica della menopausa è varia e soggettiva, ma uno dei sintomi più frequenti e più conosciuti sono le cosiddette vampate di calore. Di cosa si tratta? Che impatto hanno sulla vita quotidiana delle donne che ne sono colpite?
Le vampate di calore sono sicuramente uno dei sintomi più frequenti tra la popolazione femminile in menopausa. Il disturbo, che rientra tra quelli che colpiscono il sistema neuro-endocrino, si manifesta nella maggior parte delle donne (50%-90%) come tipico effetto acuto periferico. La frequenza e l’intensità del fenomeno sono assai variabili da donna a donna. La vampata di calore è una sensazione transitoria e molto soggettiva di calore intenso e improvviso, dovuta alla vasodilatazione cutanea, di durata e intensità variabile, percepita a livello del viso, del collo, del capo e del torace. Di solito è seguita da sudorazione e sensazione di freddo. La causa delle vampate è la carenza di estrogeni, che modifica la produzione di noradrenalina e serotonina e interferisce con i centri deputati al controllo della temperatura corporea. Si tratta di un sintomo capace di alterare negativamente e in modo significativo la vita di relazione e la qualità di vita delle donne anche perché disturba alcune delle funzioni vitali come il riposo notturno, provocando risvegli improvvisi e insonnia.
Quali sono le patologie per le quali la menopausa comporta un aumento dei fattori di rischio? È vero che alcuni sintomi della menopausa possono essere spia di alcune patologie?
La pre-menopausa e la post-menopausa sono caratterizzate da una continua oscillazione ormonale che porta alla progressiva riduzione della componente estrogenica. Questo stravolgimento dell’attività endocrina comporta modificazioni importanti a carico degli organi riproduttivi (vagina, utero, ovaie) ma coinvolge anche tutti gli organi nei quali sono presenti i recettori per gli estrogeni (cuore, vasi sanguigni, cervello, ossa, apparato digerente) con conseguente aumento del rischio per tutte le principali patologie degenerative: malattie cardiovascolari in senso lato, osteoporosi e fratture, depressione, demenze. Le vampate di calore e gli altri sintomi legati alla menopausa sono la spia di una maggiore fragilità della donna e di una sua particolare vulnerabilità in questa fase della vita.
Che cosa si intende per Terapia Ormonale Sostitutiva? In che modo è di supporto per la donna durante la menopausa?
La Terapia Ormonale Sostitutiva sostituisce ciò che è andato perduto, vale a dire gli estrogeni.
Quando, come e per quanto tempo ricorrere ad una Terapia Ormonale Sostitutiva è una valutazione che viene eseguita dal ginecologo, insieme alla donna, in base ai disturbi e alla loro intensità, al rischio individuale di incorrere in determinate patologie e all’approccio che la donna ha nei confronti della menopausa. Solitamente, quando la donna ha conservato l’utero la TOS consiste nell’utilizzo continuativo o ciclico di estrogeni e progesterone o progestinici per via orale, transdermica o transvaginale. La TOS ripristina l’equilibrio ormonale antecedente alla menopausa, migliora l’umore e apporta vantaggi significativi all’intero organismo e alla qualità della vita.
Quali benefici comporta l’utilizzo della combinazione estrogeni coniugati bazedoxifene rispetto alle tradizionali Terapie Ormonali Sostitutive? In che termini il nuovo farmaco a base di estrogeni coniugati e bazedoxifene rappresenta un “passo avanti” nell’ambito delle Terapie Ormonali Sostitutive?
È un’importante innovazione terapeutica efficace nel contrastare i sintomi correlati alla carenza di estrogeni, indicata per le donne con utero per le quali la terapia progestinica non è appropriata. Si tratta di una combinazione di estrogeni coniugati e bazedoxifene. Quindi una terapia ormonale senza progestinico. Gli estrogeni coniugati rimpiazzano la mancata produzione estrogenica nelle donne in menopausa ed alleviano i sintomi menopausali. Poiché gli estrogeni promuovono la crescita dell’endometrio, i loro effetti, se non contrastati, aumentano il rischio di iperplasia e cancro dell’endometrio. Da qui la necessità dell’aggiunta di bazedoxifene, che agisce come antagonista del recettore degli estrogeni nell’utero, riducendo notevolmente il rischio indotto dagli estrogeni di iperplasia endometriale in donne non isterectomizzate. Infatti, il bazedoxifene è un modulatore selettivo del recettore degli estrogeni che, a seconda dei tessuti nei quali tali recettori sono espressi, può o agire da antagonista dei recettori (effetti inibenti), come nel tessuto mammario ed endometriale, o agire da agonista su altri tessuti, con un effetto stimolante sui recettori.
Chiara Benedetto
Professore ordinario di Ginecologia e Ostetricia, Università degli Studi di Torino
Migliore qualità di vita, prevenzione di malattie importanti. I benefici a breve, medio e lungo termine della Terapia Ormonale Sostitutiva
Spesso la menopausa rappresenta soltanto la fine del ciclo mestruale, ossia dell’età fertile. Come si può identificare esattamente la data d’inizio della menopausa?
La menopausa segna di fatto la fine dell’età fertile della donna ed è dovuta all’esaurimento della riserva dei follicoli ovarici che producono estrogeni. La menopausa naturale è quasi sempre preceduta da un periodo molto variabile, definito di transizione menopausale, che è caratterizzato da irregolarità dei cicli mestruali. Il ginecologo fa diagnosi di menopausa quando sono trascorsi 12 mesi consecutivi di mancanza di flusso mestruale senza che vi siano altre cause. Sappiamo che l’età media della menopausa nei Paesi europei si aggira attorno ai 51 anni: in alcune donne è anticipata di qualche anno, in altre ritarda. In alcuni casi la menopausa può verificarsi precocemente per patologie di varia natura o in conseguenza di interventi chirurgici.
Quali sono i fattori che ne influenzano l’esordio? Ci sono fattori esogeni o endogeni che possono ritardare la menopausa?
Diversi fattori possono influenzare l’esordio della menopausa, a cominciare da quelli genetici e demografici (è noto, ad esempio, che le donne giapponesi hanno una menopausa tardiva), ai fattori socio-economici (una scolarità bassa espone a menopausa precoce). Una dieta non adeguata con ridotto apporto di vitamina D e di calcio, il sottopeso, il fumo, il consumo eccessivo di bevande alcoliche, alcune terapie farmacologiche croniche, le chemioterapie, non avere avuto figli, sono tutte situazioni che espongono la donna ad una menopausa anticipata. Per contro, gravidanze in età giovanile, utilizzo di contraccettivi orali, un’alimentazione varia e congrua, non fumare e la moderazione nell’assunzione di bevande alcoliche sono fattori che possono allungare il periodo fertile.
Le Terapie Ormonali Sostitutive, associate ad uno stile di vita sano, vengono utilizzate per il trattamento dei disturbi menopausali. Per quali donne sono indicate? Quali benefici comportano?
La TOS è indicata per le donne che presentano i cosiddetti sintomi climaterici associati alla menopausa, che si manifestano in circa 9 donne su 10. Ciò avviene perché quasi tutte le cellule dell’organismo contengono recettori per gli estrogeni e venendo a mancare la produzione di questi ormoni subiscono delle modificazioni che comportano una varietà di sintomi che vanno dalle vampate di calore, alle sudorazioni profuse fino alla mancanza di concentrazione, agli sbalzi d’umore e alla secchezza vaginale.
I benefici della Terapia Ormonale Sostitutiva a breve termine consistono nella riduzione dei sintomi climaterici con conseguente miglioramento della qualità di vita e a medio-lungo termine nella prevenzione di alcune malattie che nel sesso femminile aumentano dopo la menopausa, in particolare osteoporosi, malattie cardiovascolari e degenerative.
Le Terapia Ormonale Sostitutiva deve essere iniziata, però, subito dopo la menopausa affinché gli estrogeni assunti possano esercitare il loro effetto protettivo su tutti gli organi coinvolti (vasi sanguigni, cuore, cervello, pelle, mucose, vie urinarie, ect.) e impedire la comparsa di una serie di alterazioni che negli anni portano all’insorgenza di gravi malattie.
Quali sono le reazioni, le paure o i dubbi delle donne nell’affrontare l’inizio della Terapia Ormonale Sostitutiva? Normalmente è il ginecologo a prescrivere la terapia o la donna a richiederla?
Oggi le donne arrivano dal ginecologo con paure e dubbi spesso causati da messaggi non sempre corretti, che ricevono dai media. Questo induce diffidenza e timore nei confronti degli ormoni sostitutivi. Spetta a noi specialisti spiegare che gli ormoni, quando funzionano, ci permettono di essere quello che siamo e di vivere in salute; quando gli ormoni vengono a mancare, come nei casi di malfunzionamento della tiroide, occorre ripristinarli somministrando gli ormoni specifici carenti, che nel caso della menopausa sono gli estrogeni, ovviamente previa esclusione di controindicazioni. È importante che le donne comprendano che la Terapia Ormonale Sostitutiva può aiutarle a vivere al meglio un terzo della loro vita. È stato dimostrato che il rischio di morte per qualsiasi causa nelle donne che assumono TOS è significativamente più basso rispetto a quello delle donne che non la assumono. In particolare diminuisce la mortalità per eventi cardiovascolari come l’infarto, tra le prime cause di morte nelle donne. Rispetto al rischio tumori, le evidenze ci dicono che la mortalità per tutti i tipi di tumore tra le donne che assumono la TOS è sovrapponibile a quella delle donne che non la assumono. È compito del ginecologo, sulla base dei sintomi e della storia personale della donna, informarla sui pro e i contro della Terapia Ormonale Sostitutiva e valutare l’opzione terapeutica più adatta al suo caso. La cosa importante è personalizzare al massimo la terapia ed escludere con sicurezza specifiche controindicazioni.
Rossella Nappi
Professore associato Clinica Ostetrica e Ginecologica,
Dipartimento di Scienze cliniche-chirurgiche, diagnostiche e pediatriche
Università degli Studi di Pavia
Menopausa, femminile plurale: ogni donna la vive in modo diverso. Per tutte fondamentale il controllo dei sintomi
Molto spesso per le donne la menopausa è una fase della vita attesa con ansia e dubbi in merito ai cambiamenti fisici ed emotivi che si troveranno ad affrontare. Quali sono le fasi che la caratterizzano?
La menopausa è una stagione importante nella vita della donna. L’ansia e le preoccupazioni che genera sono collegate anche all’evoluzione del ruolo della donna all’interno della società. In passato la menopausa arrivava quando una donna aveva già realizzato tutto nella sua vita, oggi invece spesso coglie le donne mentre crescono i propri figli, con partner di pari età o più giovani e in una situazione lavorativa in pieno sviluppo.
La menopausa corrisponde alla cessazione delle mestruazioni e il periodo che la contraddistingue è molto lungo, almeno 5–8 anni. La prima fase, chiamata pre-menopausa, riguarda i 2–3 anni che precedono la menopausa propriamente detta ed è contraddistinta da sintomi quali il ciclo che salta, le vampate di calore, l’insonnia; la seconda fase è quella della menopausa vera e propria e si accompagna ancora a diversi sintomi più intensi ed è segnata dalla comparsa dell’ultima mestruazione. Sin dalle prime manifestazioni bisogna affrontare subito la nuova condizione, effettuando una visita specialistica per arrivare preparate ma soprattutto per controllare i sintomi più rilevanti che, se non trattati, potrebbero portare all’insorgenza di patologie severe, quali l’osteoporosi, le malattie cardiovascolari e metaboliche come l’ipertensione, l’infarto, o la sindrome metabolica/diabete o i disturbi della sfera cognitiva. I sintomi vanno trattati tempestivamente per un invecchiamento di qualità, anche alla luce della crescente aspettativa di vita. Oggi le terapie ormonali sostitutive sono sempre più mirate così da permettere al ginecologo di intervenire con un approccio altamente personalizzato.
Nonostante l’aspettativa di vita sia aumentata, l’età a cui sopraggiunge la menopausa naturale non è cambiata significativamente negli ultimi secoli. La donna trascorre quindi circa un terzo della propria vita in post-menopausa. Come è percepita e vissuta questa fase della vita biologica e sociale?
Il modo in cui la donna percepisce e vive l’arrivo della menopausa dipende in larga parte da ciò che ha seminato e da quello che ricevuto negli anni. Per esempio, chi ha vissuto l’esperienza drammatica di una madre colpita da osteoporosi, depressione e altro, vivrà negativamente anche la propria menopausa e sarà certamente più allarmata. La donna impegnata socialmente e professionalmente la vive in modo più distaccato, ma è propensa a trattare subito i sintomi.
Insomma, ci sono tante menopause quante sono le donne e ognuna affronta questo periodo della vita in modo diverso, tenendo presente che i fattori psico-sociali, così come i rapporti affettivi, contano moltissimo. Tutto, quindi, dipende dal vissuto di ciascuna donna. Ripeto spesso che la menopausa è un’esperienza autobiografica: si fanno i bilanci di una vita, l’insieme può essere più o meno positivo e conseguentemente i sintomi sono avvertiti come più o meno pesanti.
Quali dei sintomi associati alla menopausa rappresentano il maggior ostacolo nella vita quotidiana delle donne?
Metterei al primo posto le vampate di calore, perché determinano un vero e proprio sconvolgimento fisico nella donna: si arrossa, sente caldo, suda, il cuore batte all’impazzata, tutto questo magari mentre sta lavorando o si relaziona con qualcuno. L’insonnia è un sintomo disturbante ma molte donne sono abituate a un sonno che si interrompe: si svegliano per i figli, si alzano per prime. Un’altra sfera importantissima ma che è ancora un tabù è quella che riguarda la vita intima. La carenza ormonale riduce lo stimolo del desiderio, viene a mancare la vita di coppia e questo amplifica tutte le altre problematiche; si manifestano spesso secchezza vaginale, dolore ai rapporti e anche incontinenza urinaria che limita la vita sociale. Si tratta di sintomi fastidiosi che sono un ostacolo rilevante per la qualità di vita della donna, ma di cui si parla poco.
Quali caratteristiche dovrebbe avere la terapia ormonale sostitutiva ideale? Quale peso hanno i possibili effetti collaterali nella scelta di sottoporsi o meno a questo trattamento?
Il ginecologo può scegliere all’interno di una gamma molto ampia di terapie ormonali sostitutive. La scelta dovrebbe cadere sulla terapia migliore a seconda della tipologia di donna. Tuttavia la TOS ideale dovrebbe avere tre requisiti: curare la maggior parte dei sintomi, prevenire l’osteoporosi, migliorare il profilo di rischio cardiovascolare senza aumentare il rischio di incorrere in malattie tumorali. Oggi si punta su terapie a bassi dosaggi e con meccanismi d’azione selettivi per i recettori estrogenici. L’obiettivo è quello di migliorare la qualità della vita senza che ci sia un prezzo da pagare. Nella scelta se ricorrere o meno a una terapia ormonale sostitutiva pesa molto l’impatto degli effetti collaterali e da questo punto di vista i progestinici, che proteggono le donne che hanno mantenuto l’utero, causano numerosi problemi. La strada del futuro è quella di terapie con soli estrogeni, associate a molecole in grado di proteggere la donna dall’insorgenza di neoplasie.
SCHEDE:
Donne in menopausa: vissuti, esperienze ruolo della terapia ormonale
A cura di Isabella Cecchini, Stefania Fregosi, Emanuela De Santis
Dipartimento Salute — GfK Italia
Diversi e personali i vissuti e i bisogni nell’esperienza della menopausa fra le donne italiane: molto variabile la percezione dei sintomi e la capacità di affrontare questo delicato “passaggio” della vita di una donna.
Quattro le grandi tipologie di donne: chi vive e accetta la menopausa con serenità (le “Serene”), e a fronte di sintomi percepiti come non così disturbanti tende ad aspettare che si risolvano da soli; chi si rassegna ad un evento inesorabile (le “Rassegnate”) che influisce fortemente sulla percezione di sé e sulla qualità della vita, ma accetta passivamente anche sintomi e disturbi molto fastidiosi; chi vive nella nostalgia dell’adolescenza (le “Eterne Ragazze”) e vive con paura questa fase della vita, segnale dell’invecchiamento e della perdita della femminilità e della bellezza (“l’inizio della fine” del proprio essere donna) e vivendo con difficoltà anche i piccoli sintomi e intervenendo precocemente per gestirli; chi, infine, combatte (le “Performanti”) contro un fastidio che interferisce in modo importante con la propria vita e le proprie attività e cerca attivamente soluzioni per risolvere e recuperare la performance abituale.
Molteplici e particolarmente rilevanti i sintomi che interferiscono con tutte le dimensioni del vivere: le vampate di calore (55% delle donne ne soffre ed è il sintomo più fastidioso) che mettono in difficoltà nelle relazioni sociali, l’aumento di peso (ne ha esperienza il 40%) che influisce sull’immagine di sé e sulla propria femminilità, l’impatto sul sonno (31%), gli effetti negativi sull’umore (23%), le problematiche legate alla sessualità (secchezza vaginale 29%, calo del desiderio 29%, difficoltà nei rapporti sessuali 11%).
Nonostante l’impatto dei sintomi, solo un quarto delle donne in menopausa si attiva per trovare soluzioni: il 5% sceglie una Terapia Ormonale Sostitutiva, circa il 10% sceglie un integratore alimentare, l’8% opta per prodotti naturali/omeopatici.
Fondamentale il consiglio del ginecologo nella scelta della Terapia Ormonale: è lui che la consiglia in ¾ dei casi.
Le resistenze alla Terapia Ormonale sono legate prevalentemente al timore di assumere ormoni/farmaci per gestire una condizione considerata fisiologica, al timore di ingrassare, al timore di aumentare il rischio di avere tumori, e più marginalmente, anche ad una resistenza da parte del medico.
Molteplici ed importanti i benefici della terapia ormonale comunicati dal medico: prima di tutto l’efficacia sui sintomi (vampate, umore, secchezza vaginale), ma anche l’importante azione preventiva dell’osteoporosi e, più in generale, un miglioramento complessivo del benessere e della qualità di vita.
La menopausa
Nonostante l’aspettativa di vita sia aumentata, l’età in cui sopraggiunge la menopausa naturale non è cambiata significativamente negli ultimi secoli. Oggi una donna trascorre circa 30 anni, ovvero quasi un terzo della sua vita, in post-menopausa. Molte donne considerano questa tappa come l’arrivo dell’invecchiamento, altre come l’inizio di una nuova epoca della loro esistenza: in ogni caso le donne in menopausa rappresentano oggi il gruppo sociale più numeroso ed omogeneo anche in considerazione della maggiore longevità femminile. Nel 1990 il numero delle donne in post-menopausa in tutto il mondo era di circa 476 milioni, nel 2050 saranno 1 miliardo e 500 milioni.
Cos’è la menopausa
La menopausa è l’assenza permanente delle mestruazioni legata alla mancata produzione di ormoni da parte delle ovaie. Viene dichiarata dopo 12 mesi consecutivi dall’ultima mestruazione non imputabili a nessun’altra evidente causa patologica o fisiologica. Nei 5–8 anni che precedono la menopausa il patrimonio follicolare si esaurisce e l’ovaio subisce un lento declino, divenendo sempre più piccolo e atrofico.
La menopausa può essere naturale, o fisiologica, e artificiale, indotta da qualsiasi evento che porta a distruzione il tessuto ovarico (interventi chirurgici, chemioterapia, malattie endocrine). La menopausa fisiologica si presenta intorno ai 50 anni con un intervallo di normalità tra i 45 e i 57 anni. Nei Paesi occidentali la menopausa arriva in media attorno ai 51 anni. Fattori ereditari, etnici, comportamentali, pubertà tardiva, gravidanze e lunghezza del ciclo mestruale possono influenzare l’esordio della menopausa che può distinguersi in: precoce quando inizia prima dei 40 anni, prematura se inizia prima dei 45 anni e tardiva dopo i 53 anni.
Le fasi
Esistono rilevanti differenze individuali nell’esordio e nella durata delle fasi che caratterizzano la menopausa: il ciclo può cessare improvvisamente o modificarsi in modo graduale, anche nel corso di anni.
- Peri-menopausa
I primi segni dell’approssimarsi della menopausa si manifestano spesso anni prima dell’ultima mestruazione. Questa fase di transizione viene definita peri-menopausa. Può durare sei o più anni e termina un anno dopo l’ultima mestruazione. I cambiamenti e i disturbi perimenopausali sono legati alla variazione dei livelli ormonali. Durante la peri-menopausa, i livelli di estrogeno continuano a diminuire, ma in modo non prevedibile. Temporaneamente possono persino essere più elevati rispetto agli anni precedenti. Le alterazioni del ciclo mestruale, le vampate di calore, la secchezza vaginale, i disturbi del sonno e gli sbalzi d’umore sono manifestazioni tipiche e frequenti della peri-menopausa.
Durante questa fase la donna ha ancora la possibilità di restare incinta, anche se la fertilità è complessivamente estremamente ridotta.
- Pre-menopausa
Con questo nome si indicano quella fase della peri-menopausa che copre i 2 anni che precedono la menopausa, in questa fase i livelli di estrogeni calano in modo progressivo fino ad arrivare all’assenza di ovulazione.
- Post-menopausa
La post-menopausa è il periodo che inizia a partire dall’ultima mestruazione, con ulteriore calo di estrogeni.
I sintomi
La menopausa è associata a una sintomatologia che può variare nel tempo di frequenza, intensità e natura. I sintomi a breve termine, se non trattati, possono tuttavia avere delle conseguenze a lungo termine e di valenza patologica, come ad esempio l’osteoporosi.
A seconda dell’epoca di comparsa i sintomi vengono classificati in:
- acuti, quando compaiono i primi mesi dopo la menopausa (vampate di calore, insonnia, variazioni del peso corporeo);
- intermedi, che si manifestano entro i primi 2–3 anni (disturbi urogenitali, invecchiamento della pelle);
- cronici o tardivi, che si manifestano anche a molti anni di distanza. La frequenza e la gravità della sintomatologia sono molto variabili e soggettive.
I sintomi più frequenti sono:
- Alterazioni del ciclo
Con l’approssimarsi della peri-menopausa si possono verificare alterazioni del ciclo in termini di frequenza e intensità delle mestruazioni. Soltanto poche donne riferiscono la brusca interruzione delle mestruazioni da un giorno all’altro. La maggior parte di esse riferisce irregolarità del ciclo mestruale, dovuta alla produzione irregolare di ormoni nelle ovaie. Per lo più i cicli diventano più brevi, quindi le mestruazioni compaiono più spesso rispetto ai consueti 28 giorni. Tuttavia le mestruazioni possono essere più brevi o più lunghe, più o meno intense del solito. Con il passare del tempo, le mestruazioni “saltano” spesso, ossia scompaiono per determinati periodi, per poi riprendere regolarmente. Per la maggior parte delle donne in stato perimenopausale, le variazioni del ciclo sono naturali e non sempre richiedono un trattamento. Non tutte le alterazioni del ciclo mestruale nelle donne sono però riconducibili all’approssimarsi della menopausa. Per questo è importante che un ginecologo valuti la natura delle alterazioni del ciclo mestruale, per escludere altre possibili cause.
- Vampate di calore
Si tratta di ondate di calore improvvise, transitorie e fortemente soggettive dovute a vasodilatazione cutanea del volto e del torace, seguite da intensa sudorazione e senso di freddo. Le vampate di calore notturne possono interferire con il sonno, anche se non sono intense al punto da risvegliare la donna. I disturbi del sonno possono causare stanchezza e affaticamento, che a loro volta possono essere motivo di irritabilità (umore depresso, irascibilità, permalosità). Il ginecologo deve escludere altre eventuali cause per le vampate di calore, soprattutto se la menopausa non sembra essere la causa probabile o se sono presenti anche altri sintomi atipici della menopausa. Nella maggior parte delle donne le vampate di calore durano da 3 a 5 anni. Alcune donne non hanno mai vampate di calore o le hanno soltanto per pochi mesi, mentre altre ne soffrono per anni.
- Cambiamenti del tono dell’umore
Le donne che in menopausa vivono stati d’animo depressivi hanno spesso sofferto di variazioni d’umore di tipo depressivo anche in passato, ad esempio nel quadro della sindrome premestruale. Se il cambiamento dello stile di vita e le proprie risorse non bastano a influire positivamente sui disturbi di natura psichica, può essere utile un trattamento farmacologico (TOS).
- Disturbi del sistema urogenitale e della sfera sessuale
Secchezza vaginale legata alla riduzione dello spessore dei tessuti di rivestimento della vagina e a una ridotta funzionalità delle ghiandole vaginali che rendono meno elastici i tessuti e più difficoltosi e dolorosi i rapporti; incontinenza urinaria e urgenza della minzione per indebolimento dei muscoli pelvici; riduzione del desiderio.
- Aumento di peso
Molte donne aumentano di peso dopo i quaranta o cinquant’anni. L’aumento di peso è associato all’invecchiamento, allo stile di vita e ai cambiamenti ormonali della menopausa, ovvero al calo di estrogeni, che comporta diminuzione della massa muscolare e riduce il metabolismo basale e il fabbisogno calorico. La massa adiposa aumenta soprattutto a livello addominale e questo comporta, oltre ad un problema di natura estetica, anche un aumento del rischio di malattie cardiovascolari e di sindrome metabolica.
- Alterazioni dello scheletro
Con osteoporosi dovuta a diminuzione di massa ossea indotta dal deficit estrogenico peculiare della menopausa. Il 40% delle donne dopo la menopausa subisce una frattura.
- Disturbi del sonno
Colpiscono tra il 40% e il 60% delle donne. L’insonnia è un sintomo correlato al calo degli estrogeni che regolano il ritmo sonno-veglia.
- Alterazioni della cute
L’invecchiamento della pelle è legato alla riduzione del collagene, dovuta alla carenza di estrogeni, e dell’elasticità, mentre aumentano le rughe, le alterazioni della pigmentazione e la secchezza. Il fumo e i raggi solari aumentano tale effetto e dovrebbero pertanto essere evitati.
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