Roma, parola ai cittadini: quer pasticciaccio brutto de via Peio che Marino ha ignorato

Roma, parola ai cittadini: quer pasticciaccio brutto de via Peio che Marino ha ignorato

20/10/2015 0 Di puntoacapo

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lucia-salvatiQuer pas­tic­ciac­cio brut­to de via Peio che Mari­no ha igno­ra­to

 Il sin­da­co ave­va det­to che l’avrebbe rice­vu­ta in Campi­doglio dopo aver denun­ci­a­to omis­sioni di vig­ili che han­no cop­er­to abusi dei vici­ni in rap­por­ti con il clan Spa­da. Quan­do Lucia Sal­vati, ex pre­side di 74 anni, non ha avu­to riscon­tri gli ha scrit­to una let­tera per tentare di squar­cia­re il silen­zio. Rimas­ta sen­za rispos­ta ora ha deciso di ren­der­la pub­bli­ca

Roma, 20 otto­bre 2015 — Non si pla­ca la stren­ua battaglia di Lucia Sal­vati, l’ex pre­side 74enne, per ottenere l’accertamento del­la ver­ità e l’agognata gius­tizia cir­ca l’ormai nota vicen­da che la vede coin­vol­ta, suo mal­gra­do, da oltre 10 anni. L’anziana sig­no­ra res­i­dente a Roma, nel quartiere Infer­net­to, dopo aver pre­sen­ta­to numerose denunce rimaste inevase, ave­va man­i­fes­ta­to più volte incate­na­ta, seg­na­lan­do omis­sioni e ves­sazioni da parte di alcu­ni rap­p­re­sen­tan­ti isti­tuzion­ali del X Munici­pio, in par­ti­co­lare di alcu­ni vig­ili urbani e dipen­den­ti dell’Ufficio Tec­ni­co di Ostia, final­iz­zate a dis­sim­u­la­re alcu­ni abusi edilizi real­iz­za­ti dai vici­ni a suo detri­men­to. Questi, per indurla a desistere, dopo i ten­ta­tivi intim­ida­tori “isti­tuzion­ali”, (era sta­ta addirit­tura incrim­i­na­ta per abusi edilizi inesisten­ti e assol­ta con for­mu­la piena) non ave­vano avu­to alcu­na remo­ra nel pre­sen­tar­si a minac­cia­r­la e aggredirla sot­to casa, insieme ai suoi due figli, con un espo­nente di spic­co di un noto clan mafioso del Litorale, il cui pro­fi­lo crim­i­nale è sta­to trac­cia­to esaus­ti­va­mente dalle note inchi­este giudiziarie che han­no tra­volto Ostia (anco­ra pri­ma dell’esplosione di Mafia Cap­i­tale), in segui­to alle quali è sta­to rag­giun­to da un provved­i­men­to di arresto insieme all’ex diri­gente dell’Ufficio Tec­ni­co Aldo Papali­ni.

La Sal­vati si era pre­sen­ta­ta in catene a più riprese pres­so sedi isti­tuzion­ali e redazioni di organi di stam­pa, tra cui l’Ufficio del Giu­dice di Pace di Ostia, la sede dell’Ansa e la Procu­ra del­la Repub­bli­ca di piaz­za­le Clo­dio, dove ave­va chiesto di par­lare col procu­ra­tore capo Giuseppe Pig­na­tone, e in sua assen­za ave­va rifer­i­to le asserite pre­sunte notizie di reato in suo pos­ses­so a due apparte­nen­ti alla Polizia Giudiziaria.

Un’altra ecla­tante azione dimostra­ti­va la pre­side cor­ag­gio l’aveva insce­na­ta due anni or sono nel­la sala con­sil­iare del Munici­pio di Ostia, alla pre­sen­za del sin­da­co Ignazio Mari­no appe­na inse­di­a­to, pro­prio in occa­sione dell’appuntamento assem­bleare stra­or­di­nario fis­sato all’indomani del­la vicen­da giudiziaria che ave­va scop­er­chi­a­to le nefan­dezze mafiose e fat­to emerg­ere in tut­ta la sua dram­matic­ità l’emergenza crim­i­nal­ità sul Litorale. Dopo 42 anni di ono­ra­to lavoro l’ex diri­gente sco­las­ti­ca non rius­ci­va pro­prio ad accettare che in uno sta­bile di via Peio, all’Infernetto, ci fos­sero state cop­er­ture e suc­ces­sive ves­sazioni isti­tuzion­ali pro­prio per garan­tire tali cop­er­ture, che l’avevano trasci­na­ta in un vor­tice infer­nale, insieme ai suoi due figli, sfi­an­can­dola fisi­ca­mente ed eco­nomi­ca­mente. Per di più i suoi vici­ni, che lamen­ta­va avessero godu­to del­la pro­tezione omis­si­va delle isti­tuzioni, era­no pro­prio in rap­por­ti con un noto espo­nente di quel­la mafia di cui si dibat­te­va in quel­la sede munic­i­pale, e tut­ti ave­vano fino ad allo­ra igno­ra­to ogni sua denun­cia in mer­i­to. Ebbene quel­la mat­ti­na ave­va deciso di far sen­tire forte la sua voce, la loca­tion le sem­bra­va più che appro­pri­a­ta per gri­dare a tut­ti quan­to le era accadu­to, espo­nen­ti isti­tuzion­ali che ave­vano per­me­s­so a per­son­ag­gi con vin­co­lo quan­tomeno di conoscen­za con un apparte­nente di spic­co a un clan di real­iz­zare indis­tur­bati abusi ai suoi dan­ni, final­mente le gravi ingius­tizie subite pote­vano trovare un var­co ver­so la ver­ità e la gius­tizia. E gridò forte davan­ti a tut­ti la sua dis­per­azione, ma ad ascoltar­la furono per lo più i tan­ti cit­ta­di­ni pre­sen­ti e i gior­nal­isti. Il sin­da­co Mari­no la notò e fece anche una bat­tuta sulle catene, ma non si fer­mò e scap­pò via per impeg­ni, il pres­i­dente Andrea Tas­sone, quel­lo  arresta­to suc­ces­si­va­mente all’arrivo del ciclone Mafia Cap­i­tale, non disse nul­la. Ad avvic­i­nar­si fu solo l’allora asses­so­ra Emanuela Droghei, che inizial­mente disse che l’avrebbero fat­ta par­lare col sin­da­co e l’accompagnò in una stan­za con grande gen­tilez­za e sen­si­bil­ità. Chiese che le chia­massero “la Deci­na” e poi riv­ol­gen­dosi a Maria Luisa Di Bac­co, capo del­la seg­rete­ria polit­i­ca del pres­i­dente Tas­sone: “Luisa, dov’è Sil­via Deci­na?”. Ques­ta rispose che era anda­ta via col sin­da­co. Sil­via Deci­na, divenu­ta poi nota alle cronache anche per un’intercettazione tele­fon­i­ca agli atti dell’inchiesta Mafia Cap­i­tale in cui par­la con Sal­va­tore Buzzi, era il capo del­la seg­rete­ria di Mari­no. Nel­la stan­za in cui era sta­ta accom­pa­g­na­ta, asse­di­a­ta dai gior­nal­isti e con­for­t­a­ta dal­la Droghei e dal­la Di Bac­co, l’anziana don­na, scop­pi­a­ta in lacrime, restò diver­si minu­ti, con l’illusione di incon­trare il sin­da­co che sta­vano cer­can­do di rin­trac­cia­re per far­lo ritornare a par­lare con lei,  sec­on­do quan­to affer­ma­to dalle parole del­la Di Bac­co. Da lì a breve la Droghei le riferì che ave­va chiam­a­to il sin­da­co e che l’avrebbe rice­vu­ta in Campi­doglio, invi­tan­dola a seguire lei e la Di Bac­co “nel­la stan­za di Luisa, per­ché il sin­da­co la ricev­erà in Campi­doglio, però ci dob­bi­amo accor­dare così noi l’accompagniamo” con­cet­to rib­a­di­to anche dal­la sec­on­da: “L’accompagniamo noi, sig­no­ra”.

L’impegno assun­to dal sin­da­co Mari­no con la Sal­vati tramite l’assessora Droghei e la respon­s­abile del­la seg­rete­ria polit­i­ca del min­isin­da­co Tas­sone fu clam­orosa­mente dis­at­te­so. Non solo ques­ta non ricevette alcu­na chia­ma­ta dal Campi­doglio o dal Munici­pio di Ostia, ma anche quan­do cer­cò di con­tattare la seg­rete­ria polit­i­ca di Tas­sone, con cui avrebbe dovu­to accor­dar­si per essere accom­pa­g­na­ta, fedele alle parole pro­nun­ci­ate dal­la Droghei: “…per­ché il sin­da­co la ricev­erà in Campi­doglio, però ci dob­bi­amo accor­dare così noi l’accompagniamo” e dal­la Di Bac­co: “L’accompagniamo noi, sig­no­ra”, i buoni proposi­ti estrin­se­cati in prece­den­za, le ras­si­cu­razioni e le promesse, si sci­olsero come neve al sole.

Ma la pre­side cor­ag­gio non si perse d’animo, decisa a pros­eguire nel­la battaglia intrapre­sa per ottenere l’agognata gius­tizia e met­tere a fuo­co quel­la ver­ità di nefan­dezze isti­tuzion­ali, che si cela dietro le mura di un immo­bile di via Peio e tra le pieghe di un para­dos­sale divenire fenomeni­co che, gra­zie a ester­nazioni com­por­ta­men­tali a vari liv­el­li, artata­mente pre­or­di­nate, ha addirit­tura trasfor­ma­to i trasgres­sori in vit­time. La sper­an­za e la fidu­cia che la Sal­vati ave­va ripos­to nel sin­da­co Mari­no era notev­ole, cer­ta che se avesse solo dis­am­i­na­to gli atti e fat­to un sopral­lu­o­go anche fugace in loco, con­sid­er­a­ta la sua grande sen­si­bil­ità e il suo sen­so di legal­ità, avrebbe cer­ta­mente sen­ti­to il dovere di pro­cedere imme­di­ata­mente ad affrontare il caso. Una vicen­da che, viste le impli­cazioni che ha fat­to reg­is­trare, con i pro­tag­o­nisti degli abusi in rap­por­ti con un clan mafioso di Ostia, incred­i­bil­mente igno­rati da varie cel­lule isti­tuzion­ali, pare essere sta­ta fori­era di Mafia Cap­i­tale, e l’anziana pen­sion­a­ta non riesce pro­prio a com­pren­dere come si pos­sa pre­scindere da ques­ta incred­i­bile trage­dia di una famiglia schi­ac­cia­ta da un sis­tema edi­fi­ca­to  da alcu­ni espo­nen­ti isti­tuzion­ali infedeli e da altri quan­tomeno toller­a­to, nell’analizzare le ese­crande e igno­min­iose ipote­si com­por­ta­men­tali emerse dal­la stes­sa inchi­es­ta Mafia Cap­i­tale.

Alla luce dell’ennesimo scoglio osta­ti­vo nel cam­mi­no ver­so la ver­ità la tenace sig­no­ra, atte­si invano  alcu­ni mesi, decise di ritornare alle catene. La pri­ma protes­ta si con­cretiz­zò pres­so il Coman­do Gen­erale del­la Polizia Locale di Roma Cap­i­tale e suc­ces­si­va­mente in piaz­za del Campi­doglio, dove durò solo qualche min­u­to, a causa del­la pres­soché imme­di­a­ta disponi­bil­ità a ricev­er­la da parte del com­mende­v­ole dott. Rober­to Top­poli, respon­s­abile dell’Ufficio del Sin­da­co per i Rap­por­ti con i Cit­ta­di­ni. Questi prese a cuore la ques­tione e inter­essò l’avvocato gen­erale dott. Rodol­fo Mur­ra, che attivò alacre­mente una fit­ta cor­rispon­den­za con gli uffi­ci inter­es­sati, che però, nonos­tante l’encomiabile impeg­no pro­fu­so da entram­bi, con­dusse a un nul­la di fat­to. In pre­da alla dis­per­azione per l’ennesimo ten­ta­ti­vo, impaludatosi nelle sab­bie mobili dopo aver ali­men­ta­to anco­ra l’illusione di vedere la luce alla fine del tun­nel delle kafkiane vicis­si­tu­di­ni, ram­men­tan­do anco­ra quell’invito a ricev­er­la da parte del pri­mo cit­tadi­no, vergò una let­tera a lui ind­i­riz­za­ta e la fece pro­to­col­lare pres­so il Gabi­net­to del Sin­da­co. L’esito fu nes­suna rispos­ta, anche dopo essere trascor­so un las­so tem­po­rale di molti mesi. A questo pun­to, deter­mi­na­ta a far emerg­ere la lun­ga sto­ria di ingius­tizia per­pe­tra­ta ai suoi dan­ni, pur se fiac­ca­ta moral­mente, fisi­ca­mente ed eco­nomi­ca­mente, e fino­ra soc­combente nonos­tante lo stren­uo e autorev­ole patrocinio legale del numero uno dei penal­isti d’Italia, l’avvocato Nino Marazz­i­ta, ha deciso di ren­dere pub­bli­ca la mis­si­va a Mari­no, con cui ave­va sper­a­to di avere quan­tomeno un cen­no da parte sua, anche solo di sol­i­da­ri­età, in afferen­za agli avven­i­men­ti il cui ori­en­ta­men­to esiziale è sta­to fino­ra deter­mi­na­to da quel­lo che lei stes­sa definisce “un lavoro di men­ti asso­ciate”, con cui si è scon­tra­ta, e anco­ra si scon­tra, nel­la ricer­ca del­la realtà ogget­ti­va e del gius­to rias­set­to delle ragioni fino­ra asso­lu­ta­mente dis­torte.

La lot­ta per la ver­ità per­tan­to con­tin­uerà sen­za sos­ta per la Sal­vati, che è la madre del gior­nal­ista Antonel­lo De Pier­ro, pres­i­dente del movi­men­to politi­co Italia dei Dirit­ti, il quale fino­ra ave­va prefer­i­to non occu­par­si pub­bli­ca­mente del­la fac­cen­da, ma ora sem­bra che l’insistenza mater­na a far­lo l’abbia final­mente con­vin­to, e già intan­to sono iniziate le oper­azioni per il trasfer­i­men­to defin­i­ti­vo e uffi­ciale del­la sede nazionale dell’organizzazione di cui è leader, pro­prio in via Peio, nell’abitazione, mes­sa a dis­po­sizione dall’ex pre­side, adi­a­cente a quel­la su cui ormai da 10 anni quest’ultima pun­ta il dito denun­cian­do gli abusi dei vici­ni in rap­por­ti con un clan mafioso e le cop­er­ture isti­tuzion­ali che li han­no per­me­s­si. Tra l’altro tale ind­i­riz­zo era già sta­to indi­ca­to nel­la pro­ce­du­ra con cui fu deposi­ta­to il sim­bo­lo del movi­men­to per le ultime elezioni europee e pro­prio qui avvenne la già men­zion­a­ta aggres­sione intim­ida­to­ria a De Pier­ro e a suo fratel­lo da parte del capo di un noto clan malav­i­toso, accom­pa­g­na­to in auto dai vici­ni, la cui grav­ità, stan­do agli atti, pare sia sta­ta com­ple­ta­mente igno­ra­ta dalle isti­tuzioni com­pe­ten­ti, nonos­tante il sogget­to in ques­tione com­pa­ia con un ruo­lo di pri­mo piano nel­la piattafor­ma accusato­ria delle inchi­este giudiziarie sul­la mafia a Ostia, in segui­to alle quali è sta­to anche des­ti­natario di un’ordinanza di cus­to­dia caute­lare in carcere.

Questo è quan­to dichiara­to dal­la Sal­vati per spie­gare la deci­sione di pub­bli­care la let­tera a Ignazio Mari­no: “Deci­do di pub­bli­care la let­tera acco­ra­ta scrit­ta al sin­da­co Mari­no, rimas­ta sen­za rispos­ta. 

Chiede­vo solo di aiu­tar­mi a cer­care la ver­ità in una situ­azione che da sem­plice richi­es­ta di riconosci­men­to di un dirit­to si era trasfor­ma­ta, con la com­plic­ità delle isti­tuzioni, in un incubo per noi. 

Ave­vo par­la­to di prob­a­bili abusi, sicu­ra che le isti­tuzioni avreb­bero accer­ta­to. 

Al sin­da­co ave­vo chiesto sola­mente che nom­i­nasse una com­mis­sione al di sopra delle par­ti per accertare la ver­ità. 

Del­la let­tera pro­to­col­la­ta il 25 novem­bre 2014 non ho saputo più nul­la. 

Peri­odica­mente ho tele­fona­to alla seg­rete­ria e le risposte sono palese­mente con­trastan­ti:

1)”Abbiamo manda­to tut­to al coman­dante dei vig­ili” (ma è sta­to il Coman­do dei vig­ili a dirot­tar­mi ver­so il Campi­doglio). 

2) “Abbi­amo manda­to tut­to in Procu­ra” (tut­to cosa?).

3) “Abbi­amo manda­to tut­to all’Avvocatura” (ma l’Avvocatura ave­va già fat­to tut­to quel­lo che era nelle sue com­pe­ten­ze, ora toc­ca­va al sin­da­co, o a chi per lui, nom­inare una com­mis­sione che sta­bilisse la ver­ità). 

La mia tris­tez­za è che ho dovu­to pren­dere atto che in ques­ta soci­età il cit­tadi­no comune con­ta vera­mente poco.

In 42 anni di scrupoloso lavoro, pri­ma come inseg­nante, poi come diri­gente sco­las­ti­co, ho cer­ca­to di trasmet­tere val­ori a intere gen­er­azioni, con­ser­van­do fino all’ultimo l’entusiasmo del pri­mo giorno di scuo­la.

Ora, a 75 anni, devo con­statare, con dolore, che le mie denunce las­ciano nell’indifferenza le isti­tuzioni. 

Chiedo che sia fat­ta gius­tizia a tut­ti i costi. Non lo chiedo solo per me, ma anche, e soprat­tut­to, per i gio­vani, che han­no dirit­to a credere in una soci­età più gius­ta e han­no bisog­no di sper­an­za”.

 

Qui sot­to il con­tenu­to inte­grale del­la let­tera al sin­da­co, deposi­ta­ta pres­so l’Ufficio di Gabi­net­to del Sin­da­co il 25 novem­bre 2014 con numero di pro­to­col­lo RA/76212.

 

Onorev­ole Sin­da­co,

sono Lucia Sal­vati, diri­gente sco­las­ti­co in pen­sione che nel luglio del 2013, protestò incate­na­ta, nel­la sala con­sil­iare del X Munici­pio, ex XIII.

Vole­vo solo tute­lare i miei dirit­ti e mi tro­vo al cen­tro di una brut­ta sto­ria, insieme ai miei figli, da qua­si 10 anni per le omis­sioni e le cop­er­ture di alcu­ni apparte­nen­ti al Cor­po del­la Polizia Locale di Roma Cap­i­tale e all’Ufficio Tec­ni­co del X Munici­pio.

Abito all’Infernetto in una porzione di bifa­mil­iare acquis­ta­ta (solo il rus­ti­co che ho ter­mi­na­to negli anni) nei pri­mi anni ’80 dal­la sig.ra ******, pro­pri­etaria dell’altra metà.

Nel 2005 i coni­u­gi ************** (sep­a­rati legal­mente, ma sem­pre insieme) trasfor­marono la loro porzione in 4 monolo­cali (nel prog­et­to, per­ché in effet­ti sono bilo­cali) elu­den­do ogni mia richi­es­ta di spie­gazione.

Negli anni prece­den­ti ave­vano, inoltre, costru­ito un man­u­fat­to abu­si­vo in gia­rdi­no che non rispet­ta­va le dis­tanze e con scon­fi­na­men­to del tet­to nel­la mia pro­pri­età che i vig­ili e un geome­tra dell’Ufficio Tec­ni­co «non vollero vedere» nonos­tante le insis­ten­ze del mio avvo­ca­to per­ché ne pren­dessero nota.

Feci un espos­to e com­in­cia­rono i nos­tri guai, per­ché ebbero inizio cause penali e civili di ogni genere da parte dei trasgres­sori e dei Vig­ili, che, da una parte dichiararono che al civi­co 34 era tut­to in rego­la e con­forme alla DIA, men­tre noi del civi­co 30 fum­mo denun­ciati per abusi edilizi.

Ci fu un giudizio e gra­zie ad un giu­dice atten­to e imparziale, fum­mo assolti con la for­mu­la “per­ché il fat­to non sus­siste” ai sen­si dell’art. 530 com­ma 1 c.p.p.

Per la serie di denunce penali messe in atto dai nos­tri vici­ni c’è un lun­go elen­co, ma le allego solo una, per­ché lei si ren­da con­to con quan­ta mal­vagità e assen­za di qual­si­asi scrupo­lo han­no agi­to per nascon­dere il vero prob­le­ma che era appun­to quel­lo degli abusi, aiu­tati in questo dai loro avvo­cati e purtrop­po dalle isti­tuzioni.

Ho protes­ta­to anche in Campi­doglio incate­na­ta e sono sta­ta ascolta­ta con mol­ta atten­zione, dal respon­s­abile dell’ufficio del Sin­da­co per i rap­por­ti con i cit­ta­di­ni, dr. Top­poli che, a sua vol­ta ha con­tat­ta­to l’Avvocatura che nel­la per­sona del Capo, avv. Mur­ra ha ascolta­to con altret­tan­ta atten­zione e ha mes­so in atto tut­to quel­lo che era nelle sue com­pe­ten­ze con umana pro­fes­sion­al­ità, ma anco­ra una vol­ta i Vig­ili han­no dis­tor­to la realtà, men­tre l’Ufficio Tec­ni­co è lati­tante (ne sono venu­ta a conoscen­za dall’accesso agli atti).

Ora toc­ca a Lei, On.le Sin­da­co.

Quel giorno di luglio, nel­la Sala Con­sil­iare del Munici­pio di Ostia, Lei mi notò, ma scap­pò via per impeg­ni.

Disse che mi avrebbe rice­vu­ta in Campi­doglio, ma quan­do mi riv­ol­si alla seg­rete­ria del pres­i­dente Tas­sone, dal­la respon­s­abile di tale uffi­cio, mi fu det­to che la polit­i­ca non s’interessava di tali prob­le­mi, con­trari­a­mente a quel­lo che mi ave­va det­to il giorno del­la protes­ta insieme all’assessore alle Politiche Sociali.

Ven­ga a vedere On.le Sin­da­co con una Com­mis­sione che sia al di sopra delle par­ti e non di Ostia.

Una vicen­da giudiziaria, che non dove­va esser­ci se chi è paga­to con i sol­di del­la col­let­tiv­ità avesse fat­to il suo dovere, dura ormai da qua­si 10 anni, con gravi dan­ni morali e mate­ri­ali per le vit­time fat­te diventare carn­efi­ci.

Solo alla con­troparte abbi­amo cor­rispos­to fino­ra euro 55000.

Con una deter­mi­na dell’Ufficio Tec­ni­co nel­la per­sona dell’Ing. Tabac­chiera e del Dipar­ti­men­to IX nel­la per­sona dell’architetto Biaz­zo ci han­no obbli­ga­to a fare una ristrut­turazione che ci è costa­ta euro 35000 per dis­tac­co di alcu­ni intonaci causato dai lavori fat­ti al civi­co 34.

On.le Sin­da­co,

accol­ga ques­ta mia richi­es­ta.

Ho ormai 74 anni e una vita spe­sa per il lavoro e per la famiglia.

Ho lavo­ra­to per ben 42 anni a Scuo­la, sen­za risparmi­ar­mi.

Oggi sono accusa­ta insieme ai miei figli di azioni lon­tane mille miglia dai nos­tri pen­sieri e dal nos­tro stile di vita come può leg­gere dall’allegato foglio:

“lesioni, ingiurie, vio­lazioni di domi­cilio, aggres­sioni, diffamazione” per nascon­dere il vero prob­le­ma: abusi edilizi, cop­er­ti dal­la Isti­tuzioni.

Chi ha sporto querele (tante) è venu­to sot­to casa ad aggredirci e a minac­cia­r­ci di morte insieme ad Arman­do Spa­da, capo dell’omonimo clan mafioso del litorale, arresta­to nelle scorse set­ti­mane insieme all’ex diri­gente Aldo Papali­ni, che pro­prio da Lei fu rimosso.

La Procu­ra è inter­venu­ta più volte su ques­ta tor­bi­da vicen­da, ma Vig­ili e Uffi­cio Tec­ni­co bloc­ca­vano affer­man­do che tut­to era in rego­la.

Il Suo inter­ven­to potrebbe met­tere fine ad un sis­tema che sem­bra ormai con­sol­ida­to.

Mi aiu­ti a cer­care la ver­ità.

Gra­zie per tut­to quel­lo che farà.

Tel.: 06********

Roma, lì  24/11/2014

Sig.ra Lucia Sal­vati

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