M5S Pantelleria: ‘Vogliamo un Parco Nazionale serio e realmente funzionale”

M5S Pantelleria: ‘Vogliamo un Parco Nazionale serio e realmente funzionale”

27/12/2018 0 Di puntoacapo

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Pre­mes­so che siamo a favore del Par­co Nazionale come stru­men­to di svilup­po eco­nom­i­co, di sal­va­guardia delle tradizioni e dell’ecosistema isolano, il Movi­men­to 5 Stelle di Pan­tel­le­ria crede che uno dei fini del­la sua isti­tuzione sia ridare piena dig­nità e benessere sociale ai suoi abi­tan­ti.

Un Par­co che sia in gra­do di affrontare le sfide che com­porti­no il cam­bio di par­a­dig­ma sociale ed eco­nom­i­co del nos­tro ter­ri­to­rio.

Che sia in gra­do di ridare quel sen­so di Comu­nità che stori­ca­mente ha ret­to la vita dell’Isola.

Che sia in gra­do di traghettare la comu­nità Pan­tesca da una econo­mia lin­eare, fat­ta di con­sumo e spre­co, a quel­la più con­sona e tradizional­mente vis­su­ta da una comu­nità rurale, sosteni­bile e cir­co­lare.

Fat­ta ques­ta doverosa pre­mes­sa, onde evitare facili frain­tendi­men­ti, cer­chi­amo di svis­cer­are il nodo del­la ques­tione par­tendo da un pre­sup­pos­to per noi fon­da­men­tale, in mate­ria di Par­co Nazionale o di un area pro­tet­ta in genere.

Nelle aree pro­tette esistono tut­ta una serie di norme e vin­coli che ser­vono a tute­lare il ter­ri­to­rio, l’am­bi­ente, la flo­ra, la fau­na e non ultime le comu­nità che ivi risiedono. La nor­ma giuridi­ca, ma soprat­tut­to il buon sen­so, ci dice che già nelle prim­is­sime fasi dell’avvio di un tale proces­so, sia fon­da­men­tale coin­vol­gere a tut­ti i liv­el­li e con tut­ti gli stru­men­ti parte­ci­pa­tivi le popo­lazioni locali affinché si eviti­no di creare dei con­flit­ti sociali che, di fat­to, rischi­ano di ren­dere vana ogni idea di tutela.

Questi pro­ces­si ser­vono prin­ci­pal­mente ad evitare che si pos­sa dividere la comu­nità. Sap­pi­amo che quan­do, di fat­to, si incide sulle abi­tu­di­ni con­sol­i­date delle per­sone, spes­so si cre­ano degli schiera­men­ti: favorevoli, con­trari, dub­biosi.

È per questo che è di pri­maria impor­tan­za orga­niz­zare seri pro­ces­si parte­ci­pa­tivi che coin­vol­gano la base sociale altri­men­ti, lo rib­a­di­amo, il sen­so di apparte­nen­za del­la comu­nità, fon­da­men­tale soprat­tut­to in un’iso­la, si dis­gre­ga, nuo­cen­do a tut­ti.

Con­sid­er­a­to che il nos­tro Par­co è arriva­to, cos­ti­tu­ito, orga­niz­za­to e perime­tra­to sen­za che di fat­to la Comu­nità ne sapesse nul­la, per ovviare a tut­ti i pro­ces­si parte­ci­pa­tivi omes­si, “qual­cuno” ha pen­sato bene di iniziare una grandiosa attiv­ità di pro­pa­gan­da e di creazione del Con­sen­so, così da far tenere la boc­ca chiusa a col­oro che l’idea del Par­co non l’hanno mai digeri­ta.

Che si cer­chi il con­sen­so dei “famosi“ por­ta­tori di inter­esse è anche legit­ti­mo, ma creare il con­sen­so con atti a dir poco “licen­ziosi”, cre­di­amo sia intel­let­tual­mente scor­ret­to.

Veni­amo ai fat­ti:

Qualche giorno fa, nei locali del castel­lo, è sta­ta indet­ta una riu­nione infor­ma­ti­va con i cac­cia­tori, rela­tore un fun­zionario dellI’ISPRA, e nat­u­ral­mente il Pres­i­dente del Par­co, con­sid­er­a­ta la sua cred­i­bil­ità, ha manda­to avan­ti il SUO Diret­tore, per iniziare “l’operazione strate­gi­ca” vol­ta ad ottenere “il con­sen­so”.

Ed ecco com­par­ire “L’Operazione Coniglio Sel­vati­co”.

Che la sovrab­bon­dan­za di tale ani­male sia un serio prob­le­ma per l’agricoltura è un fat­to ris­a­puto e cer­ta­mente mer­i­to­rio di atten­zione da parte delle isti­tuzioni. L’idea dell’ Ente Par­co è quel­la di sfruttare un serio prob­le­ma eco­nom­i­co con­ver­tendo­lo in un’opportunità di creazione del con­sen­so.

Per­tan­to si inizia a gio­care con la seman­ti­ca: i cac­cia­tori diven­tano dei Sele-Con­trol­lori. Con l’avallo di un autorev­ole ente come l’ISPRA, si allargano le maglie dell’arte vena­to­ria e, quin­di, non esiste più un peri­o­do per cac­cia­re, si pos­sono uti­liz­zare sis­te­mi di cac­cia da anni vietati, sis­te­mi, per inten­der­ci, deg­ni dei migliori brac­conieri (cat­tura con le reti, cat­tura not­tur­na con l’utilizzo di fonti lumi­nose.…).

A casa nos­tra questo si chia­ma “brac­conag­gio”. Ma per quel “maledet­tis­si­mo” Con­sen­so,  tut­to questo è nor­male, autor­iz­za­to e con­sen­ti­to. Meto­di alter­na­tivi? Ovvi­a­mente ven­gono appe­na men­zionati, così da non dare ecces­si­vo dis­tur­bo al “Con­sen­so”.

Quan­to sopra fa il paio ad un’altra oper­azione strate­gi­ca e cioè, l’utilizzo dei fito­far­ma­ci (gli­fos­ato per gli esper­ti), per legge nelle aree pro­tette vieta­to. Ones­ta­mente, ci sarem­mo aspet­tati, per iniziare a risol­vere la ques­tione, l’avvio di un per­cor­so educa­ti­vo e tec­ni­co da offrire agli agri­coltori per accom­pa­g­narli ver­so una con­ver­sione seria al bio­logi­co, dove prevedere anche l’utilizzo di con­tribu­ti eco­nomi­ci per aiu­tar­li in questo pas­sag­gio. E invece, per abbre­viare i tem­pi e per creare il famoso “Con­sen­so”, nasce il prin­ci­pio del­la “Mod­i­ca quan­tità”.

Con un ordi­nan­za del Diret­tore del Par­co, di fat­to si autor­iz­za l’uso del­la “med­i­c­i­na”, ma in modiche dosi. Si autor­iz­zano di fat­to gli agri­coltori ad uti­liz­zare il 10/15% del­la dose con­sigli­a­ta nelle istruzioni d’uso del dis­er­bante stes­so.

Immag­ini­amo già gli organ­is­mi pre­posti al con­trol­lo (i “Ver­di”) ad andare in giro con la valiget­ta del pic­co­lo chim­i­co a con­trol­lare nelle “pompe” dei con­ta­di­ni la reale dose uti­liz­za­ta.

Quin­di, di fat­to viene autor­iz­za­to l’uso del dis­er­bante con buona pace di tutte le regole.

Morale del­la favola? Di fat­to ci tro­vi­amo un Par­co dove si autor­iz­za il brac­conag­gio e l’uso dei fito­far­ma­ci.

A questo pun­to noi ci doman­di­amo: se questi due prin­cipi base di ogni area pro­tet­ta ven­gono in maniera così spregiu­di­cata­mente calpes­ta­ti, si con­fer­ma l’ipotesi di tan­ti che questo Par­co serve ad altro (stipen­di, posizioni, viag­gi, abbuf­fate ecc.)? Noi non ci vogliamo credere.

La nos­tra pazien­za, però, è qua­si al capo­lin­ea.

Le final­ità del Par­co sono det­tagli­ata­mente ripor­tate nell’art. 3 del­lo Statu­to e chiedi­amo a viva voce che la sua Gov­er­nance non solo lo rileg­ga, ma che lo impari a memo­ria, per­ché sti­amo anco­ra aspet­tan­do un piano per la tutela del pae­sag­gio, per la con­ser­vazione, il restau­ro, il recu­pero e la val­oriz­zazione del pae­sag­gio stori­co – agrario, dei cen­tri e dei nuclei abi­tati local­iz­za­ti all’interno del Par­co (sen­tieri, strade, muret­ti, dammusi, ter­raz­za­men­ti, reimpianto ecc.), tutte final­ità del Par­co con­tenute al com­ma 2 pun­to a) dell’articolo, saltate a piè pari.

Siete anco­ra fer­mi alle chi­ac­chiere, vogliamo i fat­ti, una pianta organ­i­ca e gente che impeg­ni il suo tem­po per recu­per­are quel pat­ri­mo­nio mate­ri­ale ed imma­te­ri­ale che rischia l’estinzione.

M5S Pan­tel­le­ria

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