L’Opinione, di Fabrizio Leandri. Troppo comodo liquidare la questione sinistra con due parole gettate al vento

L’Opinione, di Fabrizio Leandri. Troppo comodo liquidare la questione sinistra con due parole gettate al vento

05/07/2016 1 Di puntoacapo

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Fabrizio Leandri

Fab­rizio Lean­dri

L’Opin­ione, di Fab­rizio Lean­dri. Trop­po como­do liq­uidare la ques­tione sin­is­tra con due parole get­tate al ven­to.

Leg­go con stu­pore e atten­do impaziente, un ragion­a­men­to politi­co dopo la scon­fit­ta elet­torale del­la sin­is­tra mari­nese nei con­fron­ti dei 5 stelle. La dichiarazione di Mau­r­izio Aver­sa e Giulio Santarel­li che il moti­vo del­la scon­fit­ta sia il sen­ti­men­to anti-ren­ziano, oppure gli errori del Pd regionale, appare ridut­ti­vo e pri­vo di una sana rif­les­sione polit­i­ca. I seg­re­tari di par­ti­to, gli espo­nen­ti politi­ci delle sin­istre locali nei loro imbaraz­zan­ti silen­zi o deli­ran­ti comu­ni­cati, occul­tano sen­za inter­rog­a­r­si quali siano le ragioni del dis­tac­co del­la comu­nità popo­lare, dell’allontanamento del pro­le­tari­a­to las­ci­a­to in mano alle destre o al pop­ulis­mo del Movi­men­to Gial­lo, per­ché non più rap­p­re­sen­tati nel­la ques­tione sociale ed eco­nom­i­ca da chi dovrebbe come i par­ti­ti di estrazione marx­ista. Il voto ai 5 stelle non è più un voto di protes­ta, ma un voto politi­co anche con­tro la sin­is­tra ital­iana ormai alla deri­va.

Negli ulti­mi anni la scelta di abban­donare la classe opera­ia, le masse popo­lari, i lavo­ra­tori in gen­erale per cor­rere dietro all’imborghesimento in nome del revi­sion­is­mo marx­ista, ha prodot­to tut­to questo, non cer­to da oggi. La sin­is­tra ital­iana fa “mas­cal­zonate” ormai da 30 anni, dal pri­mo gov­er­no a gui­da social­ista Craxi com­in­ciò l’indebolimento delle ragioni dei lavo­ra­tori nei con­fron­ti degli impren­di­tori e del­la classe borgh­ese, con l’annullamento del­la scala mobile iniz­iò l’attacco al salario dei lavo­ra­tori a favore di Con­find­us­tria.  Da quel momen­to si è ver­i­fi­ca­to un susseguir­si di capi­to­lazioni a dan­no dei lavo­ra­tori, dal­la legge sul TFR, al depen­na­men­to dell’art. 18; tutte scelte fat­te dai gov­erni di cen­trosin­is­tra con l’aiuto dei sin­da­cati, sen­za dimen­ti­care le varie riforme sulle pen­sioni. Oserei dire che se andas­si­mo ad anal­iz­zare il ven­ten­nio berlus­co­ni­ano ver­rebbe da pen­sare che l’ultimo ami­co dei lavo­ra­tori e delle clas­si sociali attigue sia sta­to Berlus­coni, che nel suo lun­go dominio non ha mai toc­ca­to un dirit­to dei lavo­ra­tori, las­cian­do tale scelta ai nota­bili del­la polit­i­ca (cosi li chia­ma­va), del­la sin­is­tra isti­tuzionale.

E non ven­ite a dir­mi che non ci sono state le pos­si­bil­ità di cam­biare, spe­cial­mente quan­do il par­ti­to dei lavo­ra­tori con l’aiuto dei movi­men­ti antag­o­nisti nel­la Rifon­dazione Comu­nista, ha prova­to a rialzare la tes­ta con un leader che in prat­i­ca ingan­nò tut­ti, spe­cial­mente noi dei movi­men­ti.

Ricor­diamo tut­ti le elezioni Europee del 2004, dove Bertinot­ti preferì il delfi­no Nichi Ven­dola a Nun­zio D’Erme, oppure quan­do la base del par­ti­to scen­de­va in piaz­za con­tro il gov­er­no ami­co (Pro­di), ma il Pres­i­dente del­la Cam­era rimane­va incol­la­to alla poltrona. Come pos­si­amo dimen­ti­care la scelta di Vel­troni e del neona­to PD nelle politiche del 2008, di non allear­si con la sin­is­tra rad­i­cale. Ho persi­no ascolta­to affer­mare da un seg­re­tario di par­ti­to comu­nista, Oliviero Dilib­er­to, in un pro­gram­ma di cul­tura polit­i­ca (pochi lo ricorder­an­no), che era con­trario alla ridis­tribuzione del Sur­plus del prodot­to a favore dei lavo­ra­tori: cose da pazzi!

Arrivan­do a Mari­no, le scelte sul PRG ered­i­ta­to dal cen­trode­stra di Desideri e non revo­ca­to dal cen­trosin­is­tra nel 2003 una vol­ta a Palaz­zo Colon­na, non passò cer­to inosser­va­to. Neanche tenere la legge regionale “Bonel­li” per la riu­nifi­cazione dei due Parchi (Appia Anti­ca e Par­co dei Castel­li Romani) den­tro il cas­set­to, fu un atto da ambi­en­tal­isti. Sen­za dimen­ti­care il dis­tac­co dalle ragioni e dai dirit­ti dei lavo­ra­tori nelle aziende pub­bliche come la Mul­ti­servizi locale da parte dei sin­da­cati, e se andi­amo a vedere anche in quelle pri­vate, la col­lu­sione amichev­ole tra sin­da­cati e impren­di­tori ormai è diven­ta­ta una realtà.

Per­tan­to, pen­sare che Ren­zi e il PD siano i soli respon­s­abili, sem­bra ridut­ti­vo per­ché cosi si vogliono nascon­dere gli errori commes­si nel pas­sato, sen­za mai fare aut­o­crit­i­ca nell’analisi polit­i­ca, in quan­to Ren­zi non rap­p­re­sen­ta altro che  l’espressione di quel tipo di sceller­a­ta polit­i­ca. Oggi i 5 stelle, sia a liv­el­lo nazionale sia locale, rac­col­go­no i voti non solo di col­oro ormai stanchi del­la polit­i­ca lob­bysta ed europeista, mai garan­tista per i ceti medio bassi, in mano a fur­fan­ti di tutte le espres­sioni politiche, ma rac­col­go­no il con­sen­so anche delle donne e degli uomi­ni da sem­pre vici­ni alle tante asso­ci­azioni e comi­tati di sin­is­tra del­la soci­età civile, di alcu­ni movi­men­ti antag­o­nisti i quali han­no vis­to nei “pen­tastel­lati” forse, un’opportunità per  cam­biare.

Da due tor­nate elet­torali sosten­go Eleono­ra Di Giulio don­na capace, prepara­ta, intel­li­gente che nel­la scelta di alcu­ni can­di­dati, delle liste per la for­mazione del­la sua coal­izione, ha prefer­i­to il numero dei voti piut­tosto che i con­tenu­ti in nome del­la vit­to­ria, rin­un­cian­do a quel­la coeren­za polit­i­ca di due anni fa, quan­do scegliem­mo di cor­rere soli e non insieme al PdCI e al PD del can­dida­to sin­da­co Ciamber­lano oggi in forza al cen­trode­stra e, sot­to­po­nen­do­ci ai giudizi di “franchi tira­tori” che escono sem­pre quan­do ci sono scon­fitte e sal­go­no sul car­ro dei vinci­tori.

A mio avvi­so, con­siderati i molti voti dis­giun­ti, riten­go che Eleono­ra di Giulio sia sta­ta poco sostenu­ta dal PD mari­nese nelle ultime elezioni. Alcu­ni can­di­dati han­no fat­to cor­sa a sé.

 Per questo moti­vo, dopo il pri­mo turno ave­vo chiesto ai seg­re­tari dei par­ti­ti di sin­is­tra del­la coal­izione una rif­les­sione polit­i­ca, poiché non vede­vo nel­la con­fig­u­razione degli elet­ti ed elette che avreb­bero pre­siedu­to il con­siglio comu­nale nell’eventualità di una vit­to­ria al bal­lot­tag­gio, per­sone che potessero garan­tire non solo la sta­bil­ità polit­i­ca, ma anche l’attuazione del pro­gram­ma elet­torale diver­so da quel­lo di due anni fa spe­cial­mente nel PRG. Sape­vo che l’elettorato non ci avrebbe pre­mi­a­to, giac­ché non ci sarebbe sta­ta quel­la dis­con­ti­nu­ità polit­i­ca richi­es­ta dal momen­to d’illegalità cui ci tro­vi­amo.

La pre­sun­zione di alcu­ni politi­ci nel pen­sare che il cen­trode­stra ci avrebbe soc­cor­so al bal­lot­tag­gio ha evi­den­zi­a­to una man­can­za di arguzia polit­i­ca, poichè stori­ca­mente mai i par­ti­ti moderati e lib­er­ali, han­no soc­cor­so le rap­p­re­sen­tanze politiche di sin­is­tra: piut­tosto è sem­pre sta­to il con­trario e, in tut­ti i peri­o­di stori­ci spe­cial­mente a Mari­no, i numeri dicono anco­ra una vol­ta che se non ci fos­se sta­ta la spac­catu­ra nel cen­trode­stra tra la destra riformista di Sab­ri­na Min­uc­ci e i Palozziani, oggi avrem­mo anco­ra un gov­er­no mari­nese di cen­trode­stra, per­ché Mari­no è un paese ormai ori­en­ta­to in quel­la direzione.

Vedo nel­la vit­to­ria di Car­lo Col­iz­za un ele­men­to di dis­con­ti­nu­ità oltre che una grande novità con­sil­iare per lavo­rare sen­za insi­die alcune, inci­u­ci e quant’altro vis­to sino ad ora. Auguro ai 5 stelle buon lavoro per­ché il com­pi­to sarà dif­fi­cile, ma non avran­no scu­san­ti per attuare il loro pro­gram­ma, non avran­no pretesti per inter­rompere il mec­ca­n­is­mo per­ver­so d’illegalità innescatosi negli ulti­mi 15 anni, non avran­no scuse alcune per sep­a­rare dal­lo sce­nario ammin­is­tra­ti­vo quelle fig­ure diri­gen­ziali che han­no col­lab­o­ra­to al col­las­so del nos­tro paese.

 Per­sonal­mente, nell’attesa del ritorno di un movi­men­to di vera espres­sione marx­ista che si oppon­ga alle politiche europee di lacrime e sangue a dan­no dei lavo­ra­tori, e non il soli­to movi­men­to borgh­ese lib­erale, trasver­sale tipo 5 stelle, pro­vo ad approc­cia­r­mi alla polit­i­ca isti­tuzionale dopo essermene allon­tana­to nel 2006 piut­tosto dis­gus­ta­to, con parte­ci­pazioni in liste civiche di cen­trosin­is­tra, insieme a per­sone di forte spes­sore umano e con un notev­ole vis­su­to politi­co, per cam­biare lo sta­to delle cose. Ciò ci sot­to­pone gio­co­forza, alle critiche fero­ci di col­oro che pun­tano il dito sen­za met­ter­ci più la fac­cia.

Aus­pi­co quin­di un’attenta anal­isi polit­i­ca, poiché cre­do non sia più per­cor­ri­bile la stra­da del revi­sion­is­mo marx­ista. Sarà nec­es­sario ricon­sid­er­are le ragioni dei lavo­ra­tori insieme alle istanze del­la soci­età civile e l’unica soluzione pos­si­bile  potrebbe  essere la riap­pro­pri­azione delle piazze, dei luoghi di dibat­ti­to politi­co e di lavoro, ovunque se ne sen­ta la neces­sità.

Fab­rizio Lean­dri

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