MARINO, ABATE RISPONDE AD AVERSA: SERVIRE LA CAUSA DELLA PACE

MARINO, ABATE RISPONDE AD AVERSA: SERVIRE LA CAUSA DELLA PACE

30/10/2016 2 Di Mauro Abate

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Occorre fare con­di­videre cul­ture e avver­sità ai popoli in con­flit­to, affinché si accetti­no e coesis­tano.       di Mau­ro Abate

Le critiche sono spun­ti di rif­les­sione e pos­sono essere molto costrut­tive. Quelle del seg­re­tario del PCI mari­nese Aver­sa riv­olte al Con­veg­no Inter­nazionale sul­la Pace nel Mediter­ra­neo tenu­tosi di recente a Mari­no su come si deb­ba rag­giun­gere la pace sono invece assai insod­dis­facen­ti.

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Non sor­prende che Aver­sa abbia con­sid­er­a­to il Con­veg­no “enci­clo­pe­di­co”, vis­to che sec­on­do lui dove­va sbriga­ti­va­mente essere incen­tra­to sul solo con­flit­to israe­lo-palesti­nese, con “cen­sura e con­dan­na” di Israele riguar­do un fat­to occor­so di recente. Basterebbe a riguar­do la con­sid­er­azione che nel Mediter­ra­neo ci sono cir­ca 20 Pae­si, assai più numerosi grup­pi etni­ci, diverse reli­gioni, e purtrop­po anche molti con­flit­ti, non solo quel­lo tra israeliani e palesti­ne­si. Sia in Lib­ia che in Siria sono in cor­so diverse guerre in una. Per­du­ra la crisi cipri­o­ta, la ques­tione cur­da (con con­flit­ti in cias­cu­na delle tre regioni del Kur­dis­tan), uno sta­to di guer­ra civile con vio­len­ze e repres­sioni effer­ate in Egit­to, una situ­azione con­flit­tuale in Libano, in Tunisia, in Alge­ria e in diverse nuove nazioni bal­caniche. C’è poi la grave ques­tione del fenom­e­no migra­to­rio, che è il risul­ta­to finale dei con­flit­ti. Questi temi richiedono con­veg­ni monotem­ati­ci speci­fi­ci, ed è nos­tro deside­rio far­li in futuro, se ci saran­no risorse disponi­bili.

Il paci­fis­mo ha inoltre un approc­cio assai diver­so dal­l’at­tiv­ità polit­i­ca. Nel­la sua metodolo­gia stu­dia le cul­ture e le situ­azioni stori­co-politiche di tut­ti i popoli inter­es­sati, e pro­cede con una rig­orosa ricer­ca di obi­et­tiv­ità, per­ché il suo fine ulti­mo è di indi­vid­uare soluzioni larga­mente con­di­vis­i­bili.

Mauro Abate

Mau­ro Abate, al cen­tro, tra lo stori­co tur­co Onur Yildirim (a sin­is­tra) e quel­lo mal­tese Paul Pisani (a destra).

Riguar­do il con­flit­to israe­lo-palesti­nese, o altri, è inco­er­ente ed un errore pen­sare che un con­veg­no di pace pos­sa “inviare una cen­sura e una con­dan­na” di una qual­si­asi parte in causa. Il seg­re­tario Aver­sa dimostra inoltre di avere scarsa dimes­tichez­za sul­la reale causa del­la pros­e­cuzione del con­flit­to, che è l’esclu­sivis­mo delle pretese ter­ri­to­ri­ali delle com­po­nen­ti nazion­al­iste-sciovin­iste di entrambe le par­ti, che por­ta gli sciovin­isti israeliani a con­sid­er­are i ter­ri­tori occu­pati “Giudea e Samaria”, e quin­di da annet­tere, e quel­li palesti­ne­si pari­men­ti che la loro nazione deb­ba esten­der­si “dal fiume (Gior­dano) al mare”. Entram­bi vogliono quin­di tut­ta la ter­ra. Influis­cono anche dog­mi reli­giosi. Sono noti quel­li ebraici, che con­sid­er­a­no Israele la “Ter­ra Promes­sa”, da fare pros­per­are per ren­der­la idonea ad accogliere il futuro Mes­sia. Sono meno noti quel­li musul­mani, i cui esegeti con­sid­er­a­no qual­si­asi ter­ra con­quis­ta­ta come apparte­nente al fon­do islam­i­co (Waqf), e per­tan­to non più resti­tu­ibile, per cui ogni suc­ces­si­va con­quista o ricon­quista da parte di altri va com­bat­tuta fino alla vit­to­ria.

L’episo­dio di cui par­la Aver­sa è solo l’ul­ti­mo di una cate­na di vio­len­ze effer­ate ben più gravi, che si susseguono da una parte e dal­l’al­tra ormai dal 1929. Chi ha dimen­ti­ca­to l’as­sas­sinio di 11 atleti israeliani iner­mi da parte di ter­ror­isti palesti­ne­si di Set­tem­bre Nero alle Olimpia­di di Mona­co del 1972, piani­fi­ca­to anche da diri­gen­ti del­l’OLP, e spon­soriz­za­to da Gheddafi, che ha accolto a Tripoli i ter­ror­isti sopravis­su­ti come eroi? O d’al­tro lato i mas­sac­ri dei palesti­ne­si dei campi profughi  di Sabra e Shati­la, per­pe­trate nel 1982 dai falangisti libane­si sot­to gli occhi com­pli­ci del pri­mo min­istro israeliano Sharon? O che da sem­pre i bam­bi­ni israeliani ven­gono rapi­ti ed uccisi da estrem­isti palesti­ne­si? O che molti sol­dati israeliani venen­do meno all’et­i­ca mil­itare durante l’In­tifa­da han­no ucciso ragazzi palesti­ne­si che lan­ci­a­vano pietre rispon­den­do con il fuo­co? L’e­len­co delle vio­len­ze e dei cri­m­i­ni com­piu­ti dalle due par­ti è scon­fi­na­to, e gen­era solo odio ver­so i pro­pri avver­sari e la loro cul­tura.

Le nuove generazioni di palestinesi ed israeliani sapranno convivere ed aiutarsi?

I bam­bi­ni palesti­ne­si ed israeliani vedran­no la pace?

La pace non si ottiene con la rat­i­fi­cazione di un trat­ta­to. Si ottiene, e con essa la fine dei con­flit­ti, con la rec­i­p­ro­ca accettazione dei rispet­tivi dirit­ti, inter­es­si e cul­ture. La via maes­tra è quin­di di portare ogni parte ad accettare, anzi ad apprez­zare, la cul­tura del­la con­troparte, riconoscen­done le qual­ità. Nat­u­ral­mente, i paci­fisti devono mostrare inter­esse ed apprez­za­men­to per quelle dei pro­pri inter­locu­tori, dimostran­dosi veri ami­ci, poiché solo così ascolter­an­no dove sbagliano o dove potreb­bero fare di più.

Il pas­so suc­ces­si­vo all’ac­cettazione è la fidu­cia rec­i­p­ro­ca, con la quale le due par­ti potran­no dis­eg­nare con­fi­ni e la con­fig­u­razione polit­i­ca più idonea:  due sta­ti ami­ci, o due sta­ti con­federati, o uno sta­to binazionale, un solo sta­to bi-etni­co ecc.  “Se c’è una volon­tà c’è una via”, sol­e­va dire Arafat, parafrasan­do Churchill.  Così il cir­co­lo vizioso si trasformerà in uno vir­tu­oso, e si giungerà alla vera pace, che è coesisten­za respon­s­abile.

La con­dan­na del com­por­ta­men­to di un par­ti­co­lare aspet­to del con­flit­to, o il sosteg­no a riven­di­cazioni, di cui Aver­sa lamen­ta a gran voce la man­can­za, se dovessero provenire da un Con­veg­no di pace, come se questi fos­se un tri­bunale, porterebbe invece la parte oppos­ta a irrigidirsi, ricor­dan­do quan­to di neg­a­ti­vo è giun­to in prece­den­za dagli avver­sari, scred­i­tan­do il Con­veg­no stes­so.

Neve Shalom - Wahat al Salam, il villaggio fondato da un monaco in cui ebrei ed arabi convivono condividendo l'amministrazione

Neve Shalom — Wahat al Salam, il Vil­lag­gio del­la Pace fonda­to da un mona­co cris­tiano, in cui israeliani e palesti­ne­si con­vivono con­div­i­den­do l’am­min­is­trazione.

Porterebbe in ulti­ma anal­isi ad aumentare la vio­len­za all’in­ter­no del sis­tema, ali­men­tan­do il cir­co­lo vizioso, ed è per­tan­to un grave errore. C’è una dif­feren­za sostanziale tra un Con­veg­no di Pace del Mediter­ra­neo e un’even­tuale Con­feren­za di Pace del con­flit­to israe­lo-palesti­nese, in cui le par­ti coin­volte potreb­bero esporre diret­ta­mente la loro posizione. Anco­ra diver­so è un dibat­ti­to politi­co, oppure una con­dan­na di un con­tendente del con­flit­to da parte del PCI mari­nese, che il seg­re­tario Aver­sa è libero di fare, pren­den­dosene la respon­s­abil­ità.

Ė questo il modesto avvi­so di una per­sona che dal­la nasci­ta ha vis­su­to in mez­zo ad ara­bi ed ebrei, a palesti­ne­si ed israeliani, che si con­sid­era loro par­ente più che ami­co, che ha stu­di­a­to le loro lingue, cul­ture e situ­azioni politiche, e che, men­tre dà il pro­prio umile con­trib­u­to di paci­fista, sof­fre con loro nel con­flit­to di cui sono pri­gion­ieri piut­tosto che pro­tag­o­nisti.

Riguar­do alle critiche di “prevalen­za” nei lavori del con­veg­no del tema del­la battaglia di Lep­an­to, è sin­go­lare che il seg­re­tario Aver­sa con­tinui ad igno­rare il legame stori­co del­l’even­to bel­li­co con la cit­tà di Mari­no. Accusa il Sin­da­co di avere orga­niz­za­to a San­ta Maria delle Mole un cor­teo stori­co che rie­vo­ca l’even­to, bol­la­to come un rig­ur­gi­to mil­i­tarista di una battaglia con­dan­na­ta dal­la stes­sa Chiesa Cat­toli­ca che a suo tem­po l’ave­va pro­mossa. Aver­sa non si capaci­ta che per i mari­ne­si il cor­teo è solo un fenom­e­no di fol­clore, e a rimar­care il loro sano con­vinci­men­to il Comune lo ha abbina­to alla pre­sen­tazione del libro Il sangue di Lep­an­to del­la stor­i­ca M. G. Sil­ia­to, la quale ha espres­so appun­to che la battaglia è sta­ta un inutile sparg­i­men­to di sangue.

Il Con­veg­no inter­nazionale sul­la Pace nel Mediter­ra­neo, in una sua sezione, ha pros­e­gui­to lun­go lo stes­so sol­co, e per la pri­ma vol­ta, e per­tan­to con grande pre­gio, ha real­iz­za­to la parte­ci­pazione di stu­diosi dei Pae­si a suo tem­po coin­volti nel­la battaglia, per dis­cutere su come poten­ziare la pace. Lo stori­co tur­co Yildirim ha sot­to­lin­eato come i lib­ri di sto­ria par­li­no solo del papa e dei coman­dan­ti mil­i­tari che han­no con­dot­to la battaglia, ma non del­la gente ordi­nar­ia delle due par­ti che è mor­ta, è sta­ta fat­ta pri­gion­iera o ha paga­to le tasse per sosten­er­la. Il rap­p­re­sen­tante del Vat­i­cano Padre Far­ru­gia, a dif­feren­za di Papa Pio V che a quel tem­po era sta­to pro­mo­tore del­lo scon­tro, ha invece pred­i­ca­to fratel­lan­za, e ha esor­ta­to a soc­cor­rere e ad accogliere i migranti, por­ta­tori di nuove cul­ture. A dif­feren­za del­l’im­pero spag­no­lo del tem­po che pro­muove­va il cat­to­lices­i­mo con esclu­sione di altre fedi, il rap­p­re­sen­tante del­la Spagna Arribas, diret­tore di una riv­ista redat­ta ed edi­ta in Spagna e nei Pae­si ara­bi, ne ha spie­ga­to l’azione di ponte tra cul­ture e popoli delle due sponde del mare. Come ha fat­to notare nel­la sua relazione l’ex coman­dante del­la mari­na mil­itare tur­ca Atac, suc­ces­sore ide­ale del­l’am­mi­raglio tur­co del­la battaglia di Lep­an­to e oggi paci­fista, il con­veg­no ha avu­to l’ef­fet­to di can­cel­lare dalle men­ti qual­si­asi sco­ria bel­li­ca del­la battaglia occor­sa 445 anni fa, per proi­ettare popoli e sta­ti in una dimen­sione di pace ed ami­cizia.

Le tem­atiche e dinamiche cul­tur­ali e geopolitiche dei con­flit­ti del Mediter­ra­neo sono state atten­ta­mente dis­cusse nel Con­veg­no, così come la ques­tione delle migrazioni, con una speci­fi­ca sezione ded­i­ca­ta, in par­ti­co­lare con un pro­fon­do inter­ven­to di Padre Far­ru­gia rap­p­re­sen­tante il Vat­i­cano, ed uno del­lo scrivente, che stu­dia ques­ta mate­ria, anche per la sua apparte­nen­za a buona parte dei popoli mediter­ranei, e per avere prova­to sul­la pro­pria pelle la tra­ver­sa­ta del mare da una spon­da all’al­tra quale profu­go.

Ė sin­go­lare infine che il seg­re­tario Aver­sa avanzi critiche ad un con­veg­no al quale non ha neanche parte­ci­pa­to. Avrebbe potu­to evitare critiche non suf­fra­gate dai fat­ti, tra cui quel­la banale che sia sta­to “gril­lo­cen­tri­co”, sen­za spie­gare in quale modo (se mai il ter­mine abbia un sig­ni­fi­ca­to), ed essendo del tut­to avul­so dal­la realtà. Infat­ti, nonos­tante il Comune abbia pro­mosso l’even­to, il Sin­da­co Col­iz­za ha dato com­ple­ta lib­ertà agli orga­niz­za­tori di svilup­pare i temi e nel­l’in­vitare i rela­tori, sen­za mai inter­ferire. Gli stu­diosi appartenevano a diver­si Pae­si mediter­ranei e a tutte le loro reli­gioni, aven­do solo l’in­ter­esse comune di rag­giun­gere la pace. Il Con­veg­no ha con­sen­ti­to loro di esprimere e di con­frontare le pro­prie idee, spes­so dis­cor­dan­ti, e al pub­bli­co di ascoltar­le e di porre domande, for­man­dosi una pro­pria opin­ione. Ci è sem­bra­to il modo migliore di ren­dere un servizio ai mari­ne­si e alla causa del­la Pace.

Potete trovare in questo link un appro­fondi­men­to sulle cause del con­flit­to israe­lo-palesti­nese, dal tito­lo “La ter­ra trop­po promes­sa”.

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