L’Opinione. Metti, una sera al Circolo PD di Boville…

L’Opinione. Metti, una sera al Circolo PD di Boville…

16/12/2011 8 Di puntoacapo

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Arman­do Lau­ri

Met­ti, una sera al Cir­co­lo PD di Boville…      

di Arman­do Lau­ri

…e comunque non a cena per­ché si è com­in­ci­a­to alle 19.30 e si è andati via alle 23.30 di giove­di 15 dicem­bre. Pino Car­dente, anfitri­one e mod­er­a­tore di un incon­tro per me sor­pren­de­mente cospic­uo in ter­mi­ni di parte­ci­pazione, non mol­la, per­ché lui non mol­la mai, e invi­ta il sen. Toni­ni, il Par­ro­co di Frat­toc­chie Don Bruno, l’avvocato Vale­rio e chi scrive a ragionare lib­era­mente (o a licen­ziare ten­ta­tivi di pen­siero libero) di eti­ca, parte­ci­pazione polit­i­ca e sociale e impeg­no morale. Laici e cat­toli­ci.

Oggi, cioè nel 2011. Grande, eroico Pino. Chi pote­va immag­inare che, dopo 23 anni, il Seg­re­tario PSI del­la Sezione di Mari­no del­la fine degli anni Ottan­ta potesse ama­bil­mente ritrovar­si insieme ai post­co­mu­nisti, in una sezione post­co­mu­nista, e non essere trat­ta­to male, sal­vo un estem­po­ra­neo sipari­et­to asper­ri­mo e in fon­do spir­i­toso? Non finirò mai di ringraziare il Car­den­tone nos­tro: la pas­sione conc­re­ta e l’abnegazione mil­i­tante di Pino sono una delle con­so­lazioni ter­ri­to­ri­ali più vivide di una polit­i­ca nazionale ridot­ta a triste epi­l­o­go com­mis­sar­i­ale “tec­ni­co” come esi­to del­la pro­pria vocazione ven­ten­nale al cupio dis­solvi.

Impres­sioni e val­u­tazioni mie, che val­go­no per come val­go­no: il sen. Toni­ni è par­la­mentare sobrio ma molto soli­do. Sia politi­ca­mente che cul­tural­mente. Car­dente ha ricorda­to alcu­ni suoi deci­sivi con­tribu­ti nel­la stesura dei “Princìpi eti­ci del PD”. Toni­ni ha aper­to tras­fonden­do sen­so del­la sto­ria e suf­fi­ciente ogget­tiv­ità nelle ricostruzioni, pur nec­es­sari­a­mente som­marie, delle vicende impor­tan­ti del­la polit­i­ca ital­iana dal dopoguer­ra. Nelle con­clu­sioni, invece, il sen­a­tore ha argo­men­ta­to con pacatez­za i “per­ché”  del­la dif­fi­cile scelta del par­ti­to di Bersani al Gov­er­no Mon­ti e alle sue manovre. Apprez­z­abile, tra l’altro, per quel che mi con­cerne, la vena auto­crat­i­ca di Gior­gio Toni­ni nel­la con­sid­er­azione del reit­er­a­to errore del cen­trosin­is­tra ad avere accetta­to la per­ver­sa log­i­ca com­p­lessi­va  di ven­ti anni cir­ca di per­ma­nente insis­ten­za sull’unico ver­sante del “berlus­con­is­mo e antiber­lus­con­is­mo”.

Don Bruno, sem­plic­ità, cor­dial­ità e caris­ma in una per­sona, ha ricor­date le sue prime espe­rien­ze mari­ne­si di pas­tore cat­toli­co, ha dif­fu­so anco­ra una vol­ta il seme dell’ecumenico “dar­si da fare comunque”  per i deboli e per gli esclusi a pre­scindere da qual­si­asi apparte­nen­za, e ci ha di fat­to ammoni­to a gettare in ogni occa­sione cuore e ani­ma oltre gli osta­coli veri o appar­en­ti. Alessan­dro Vale­rio è sem­bra­to ispi­ra­to (e forse anche un tan­ti­no più incaz­za­to, par­lo di vis elo­quen­di) al pari di quan­do fa le arringhe nel suo lavoro, che per­al­tro fa sem­pre otti­ma­mente: una fer­ma indig­nazione per la man­ca­ta, inesistente cifra cul­tur­ale del­la polit­i­ca, fat­to lesi­vo del­la stes­sa democrazia, sec­on­do Alessan­dro, e un invi­to robus­to alla con­cretez­za sociale ver­so aggregazioni locali che siano inclu­sive e non miri­no a ciò che divide.

Per­sonal­mente ho ten­ta­to di non essere trop­po irri­tante (ci sarò rius­ci­to?) nel ripro­porre a spanne, con rispet­to, in una sede del Par­ti­to Demo­c­ra­ti­co che mi ave­va dato l’onore di invi­tar­mi come rela­tore, le tem­atiche dell’assurda guer­ra civile a sin­is­tra fra (sem­pli­fi­co, strasem­pli­fi­co per pot­er capir­ci) berlingue­ri­ani e crax­i­ani, che sec­on­do me anco­ra qua e là per li rami e per le con­seguen­ze politiche e storiche anco­ra per­du­ra. Mi è piaci­u­to con­clud­ere davan­ti a volti di lavo­ra­tori e lavo­ra­tri­ci pur stanchi ma vig­ili e con­cen­trati, che con­sid­er­a­vo la ser­a­ta una “mia” stor­i­ca tregua di quel­la guer­ra, per­sonal­mente la  sec­on­da tregua, sem­pre mia, dopo che Ugo mi ave­va invi­ta­to a pren­dere la paro­la nel suo comizio di chiusura a mag­gio.

Cer­to, rispet­to al tema pro­pos­to (spes­so cre­ati­va­mente buca­to e dilata­to, in ser­a­ta, nel suc­ces­si­vo dibat­ti­to), poiché Pino ave­va pub­bli­ca­to la mia qual­i­fi­ca più aut­en­ti­ca, e cioè “mae­stro ele­mentare”, ho ten­ta­to anche, dici­amo in chi­ave Piaget, di fornire ele­men­ti pro­fes­sion­ali di come noi inseg­nan­ti, ped­a­gogi­ca­mente e didat­ti­ca­mente, pos­si­amo impeg­nar­ci nel sus­citare impeg­no morale nei nos­tri ragazzi, “per­sone” da for­mare, come ami­amo dire alla “Pri­mo Levi”.

E poi: Gior­dano Sgrign­uoli, Adol­fo Tam­maro, Cor­ra­do Col­iz­za, Mar­co Car­bonel­li… da tut­ti sti­mo­lazioni e pun­tute sol­lecitazioni a ricon­sid­er­are rad­i­cal­mente  modal­ità, spazi con­cettuali e mate­ri­ali, oriz­zon­ti e sen­so. Di che cosa? Ma del­la polit­i­ca, man­nag­gia! Del­la Polit­i­ca. Tut­ti colpi abbas­tan­za inter­es­san­ti e anche un po’ duri per Pino Car­dente e per me, l’uno gram­s­ciano e l’altro tura­tiano (va bene così, Pino?), sì, colpi politi­ca­mente duri per due per­sone che nell’amarcord politi­co e solo appar­ente­mente per­son­ale  del­la ser­a­ta, sape­vano di non esser­si mai per­si di vista, durante 36 anni, sia nell’affetto che nel­la fidu­cia inos­sid­abile nel­la “polit­i­ca pri­ma di tut­to”, il dna e la sec­on­da pelle del­la nos­tra gen­er­azione, a pre­scindere.

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